martedì 31 marzo 2015

"La Vergine Di Norimberga" di Antonio Margheriti (1963)






     In un castello tedesco una donna viene destata da alcune grida. Mary Hunter, raggiunta la sala museo, nota del sangue nella vasca di raccolta della Vergine di Norimberga. Una volta aperta l'anta,  Mary scopre la presenza di un corpo femminile al suo interno. Ella sviene mentre la Vergine torna a celare il suo segreto.
 Mary è ora a letto. Il medico le ha somministrato dei calmanti.  Max, il marito di Mary, spiega le circostanze del ritrovamento della moglie priva di sensi. Mary l'aveva raggiunto in Germania proprio il giorno prima, forse lo stress del viaggio e dell'adattamento al nuovo ambiente sono alla base di quella improvvisa suggestione. Il medico, nel frattempo, controlla la Vergine come a cercar conferma dei deliri di Mary. Max, ironizzando sulla credulità del dottore, spiega che quegli attrezzi da tortura non vengono usati da 300 anni, ovvero dalla morte del Giustiziere. La divisa del boia è anch'essa presente nell'ala dedicata a museo.
 Tutto torna alla normalità. Max si comporta da marito affettuoso e protettivo. Tutto "sembra" tornato alla normalità. Mary finge di assumere i tranquillanti per poi perlustrare nuovamente il castello.
 Una serie di strani personaggi si presenteranno agli occhi di Mary, ma anche ai nostri. Erich (Christopher Lee), il maggiordomo con il volto sfigurato a causa della guerra, rappresenta una figura molto ambigua agli occhi di Mary. La sua deformità e il suo fisico imponente lo rendono particolarmente inquietante. Martha è la vecchia governante, dirige tutto il personale del castello. La sua lucidità è prigioniera nella sala delle torture. Lei è convinta del ritorno, dopo trecento anni, del Giustiziere e della sua sete di purificazione.
 Questi incontri non fanno che rendere ancora più nervosa Mary, che decide comunque di proseguire nell'esplorazione del vetusto edificio fino ad un incontro terrificante.






 La claustrofobica saturazione delle opere del Margheriti si manifesta in La Vergine Di Norimberga con incalzanti elementi thriller. Le strutture sotterranee sono ambientazioni tipiche nelle sue creazioni gotiche. Basta pensare alle fogne di "Apocalypse domani", alla miniera di "Joko - Invoca Dio... e muori" e al cimitero indiano di "E Dio disse a Caino...". Nei sotterranei del castello, la testa incappucciata del boia quasi si mimetizza, rendendo ancora più sconvolgente quella sagoma di stermini passati che si aggira in una contemporaneità dove la razionalità viene eclissata. Questa fusione tra il boia e l'edificio quasi sottolinea il legame ancestrale tra le due componenti del film, entrambi sopravvissuti all'evoluzione dei tempi.
 Proprio da un passato dimenticato, visioni agghiaccianti strariperanno nel XX secolo creando una galleria di atrocità in cui le varie nicchie saranno collegate da fughe visionarie e urla strazianti.





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