giovedì 26 novembre 2015

Alessandro Girola - Gladiatori contro Kaiju






 Roma 95 d.C. Tre occhi scrutano l'anfiteatro che lo racchiude. Tre occhi che vengono osservati da centinaia di spettatori. Tre occhi incastonati nella testa di un mostro sorretto da piedi di anfibio e da tentacoli viscidi. Un mausoleo, alto più di due metri e l'argo sei, che si dirige, con la potenza e l'inesorabilità agghiacciante di una valanga, su cinque gladiatori le cui gesta sono impresse come bassorilievi ematici in quel luogo di glorie.
 Quei cinque uomini fanno parte del "programma speciale" dei Ludi voluto da Domiziano. Il loro compito è quello di sollazzare il popolo scontrandosi con gli abomini  plasmati nelle terre di Tartesso. Il comandante di questo gruppo di eroi è Caronte, così chiamato per la maschera che cela il suo volto nell'arena. Egli ha un compito ben più importante che quello di realizzare il motto di Giovenale. Il mirmillone deve infatti indagare su un inquietante culto che si sta diffondendo a Roma, dominata con pugno di ferro dall'Imperatore Domiziano, grazie alla tecnologia scoperta nelle rovine dei Ciclopi. Un culto che venera le deità distruttrici partorite dalle viscere del regno di Tartesso, terra da cui provengono quelle stesse creature mostruose che egli combatte nell'arena.

Come un titano, Alessandro Girola dirama improvvisamente le nubi di mistero e paure che ammantano le menti dei personaggi, così come le nostre stesse, per mostrarci epiche lotte in grado di abbagliarci.
 Nell'opera "Il palio", paragonai il Girola a Ray Harryhausen per capacità di creare incubi vivi, incubi capaci di muoversi non solo sul supporto artistico, ma nelle nostre stesse menti. Riconfermando quando detto all'epoca, in "Gladiatori contro Kaiju" saremo sottoposti a una fecondazione violenta in grado di generare nel nostro stesso essere la follia di quegli abomini.
 Il creatore che è il Girola, dopo aver generato un Mondo popolato da animali e mostri, non decise di riposare le sue membra il settimo giorno, bensì di istillare la sete di sangue in ognuna delle sue creatura, trasformando la Roma Imperiale in una giungla di ombre e lotte incessanti. Uomini, Kaiju e animali feroci che mesciano il loro sangue in un sidro che ci inebrierà in maniera sublime.


 "Gladiatori contro Kaiju" è la dimostrazione della libertà espressiva degli autori indipendenti, capaci di plasmare i loro sogni e i loro incubi, che si abbracciano in maniera simbionte con le nostre stesse immagini cerebrali, di cui essi si fanno sibille e portavoci. Simbolo anche di un lavoro di cesellaggio perfetto, fatto con riferimento a fonti storiche accurate, l'opera del Girola costituisce una lettura imperdibile, capace di stupire ad ogni pagina.




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