lunedì 30 novembre 2015

"Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer" (1972) di Giuliano Carnimeo/Anthony Ascott






 Le mani di una donna accarezzano sensuali il telefono pubblico, quasi pregustando quel corpo la cui voce le dice di salire. Percorre gioiosa le strade affollate, quasi inebriata, senza accorgersi di quell'auto che la segue.
 Dalle strade affollate, il suo corpo si riversa in un ascensore anch'esso colmo di gente. Un ascensore reso ancora più claustrofobico da una presenza acuta e dall'incosapevolezza di quella donna, la cui solitudine è un palcoscenico che si apre al passaggio degli altri passeggeri. Un palcoscenico che viene subito chiuso da quella presenza, che le preme un fazzoletto sul viso.Una presenza che l'accoltella una volta. Due volte, prima di tagliarle la gola.
 Quello stesso palcoscenico però si riapre. Si riapre grazie alle porte che si spalancano su un pianerottolo composto da tre paia di occhi e da una gola che urla.

Ogni scena ha un sipario, ogni palcoscenico si apre e si chiude alla vista di spettatori volontari o involontari. Quello su cui regna Arthur (Oreste Lionello), fotografo pubblicitario, è una valle dell'Eden su cui si posano gli occhi di Andrea Barto (George Hilton), un immobiliarista giunto allo studio al fine di ideare una campagna pubblicitaria per un nuovo complesso edilizio. Occhi che incontrano quelli di Jennifer Lansbury ( Edwige Fenech).




  Da palcoscenico a palcoscenico. Da quello quasi ardente di luce in cui posa Jennifer a quello dominato dalle ombre su cui muove i suoi passi scalzi la pantera Mizar Harrington (Carla Brait). Pantera su cui decine di occhi travalicano la bellezza, e tra i quali vi sono anche quelli di Andrea, recatosi al night per incontrare la mulatta tanto decantata dal fotografo.
 La sfida della pantera risulta una danza sensuale e quasi ancestrale con la sua violenza.  Un'amazzone d'ebano che fluttua come onde di tempesta.





 Tempesta emotiva che si abbatterà su Jennifer all'apparire del suo ex-marito, leader di una setta a cui Jennifer apparteneva. Una setta basata sull'umiliazione dell'essere come humus per la sua liberazione... Proprio in questo momento di apprensione, Jennifer si lega ad Andrea.




 "Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer" sembra quasi dedicato agli spettatori di "Lo strano vizio della signora Wardh", splendido thriller di Sergio Martino, che lo ha preceduto nelle sale solo di un anno. Molti risultano gli elementi comuni, ma questi vengono spazzati via proprio nel momento in cui lo spettatore si pone sul podio con un sorriso da esperto cinefilo. Carnimeo, passatemi il paragone, si diverte con lo spettatore con la stessa ironia che usò Freddie Francis in "Paranoiac" (Il rifugio dei dannati).





 Giuliano Carnimeo trasforma l'architettura domestica in un laboratorio etologico di luci e ombre. Un canyon labirintico di fiumane emotive spesso riflesse tra le varie cavie poste al suo interno, che si inseriscono nella sua composizione di particolari animati e non. La costruzione di puzzle lasciati all'inconscio dello spettatore in un vortice di elementi e di ottiche in grado di generale un effetto stroboscopico. Effetto che si amplifica con i ricordi e gli incubi di Jennifer.




4 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Una delle migliori prove di una Edvige Fenech ancora non diventata icona della commedia erotica italiana.

Ivano Satos ha detto...

Verissimo Nick! L'Ubalda le rimase poi attaccata ;)

Lucius Etruscus ha detto...

La mia attenta analisi cinefila è: ammazza che bbona la Fenech :-D
Scherzi a parte (anche se è vero!) ho molte lacune nell'Italian Giallo che devo recuperare: per fortuna i Lotofagi mi stanno organizzando il viaggio ;-)

Ivano Satos ha detto...

Sarà un vero piacere accompagnarti Lucius ;)