mercoledì 27 gennaio 2016

Pasquale Ruju & Giovanni Freghieri "Hellnoir"





    Cominciare la giornata lavorativa al cimitero, significa che per l'ispettore Cassie Soul sarà una giornata di m***a. Se ci aggiungi un omicidio rituale ai danni di Blanche, una delle figlie del senatore Clark Deville, allora vuol dire che l'ispettore ci sprofonderà non troppo lentamente...




 Anche gli ispettori possono contare sull'aiuto paterno, grazie a Dio il padre di Cassie, Melvin Soul, è un detective privato. Il fatto che egli sia stato ucciso, precisamente quando lei aveva sette anni, non pone troppi problemi comunicativi. Cassie è riuscita a trovare un modo per potergli parlare




domenica 24 gennaio 2016

Editoriale Cosmo: Valérie Mangin & Thierry Dèmarez "L'ultimo Troiano"





 Troia è un pianeta del quadrante greco, la cui grandezza, dovuta al sapiente governo di Priamo, ha fatto nascere invidie tra i re achei. L'amore sbocciato tra Elena, regina degli achei e un principe troiano, Paride, ha incentivato lo scontro. La coalizione achea assedia Troia, generando un conflitto che coinvolge anche gli dei.
 I troiani sono allo stremo, ma proprio quando sono sul punto di negoziare l'evacuazione da parte dei civili, uno stano asteroide, che ricorda il simbolo degli assedianti, compare in un sistema improvvisamente libero da navi achee.



 L'acheo superstite viene condotto al cospetto di Priamo, Creusa, Enea e Laocoonte. Priamo decide di portare su Troia l'asteroide utilizzato dagli achei come offerta alla dea Minerva, con cui i nemici speravano di placare le ire della dea, causate dall'interruzione dell'assedio.
 I festeggiamenti per la vittoria narcotizzano le menti dei troiani, lasciando che l'inferno possa aprire le sue porte sul pianeta.



martedì 19 gennaio 2016

Italia Violenta: Le Brigate Rosse e le torture del professor De Tormentis, attraverso "Colpo al cuore" di Nicola Rao





     Questa immagine del generale sottocapo di Stato Maggiore Logistico James Lee Dozier, comandante della NATO nell'Europa meridionale di stanza a Verona, ha fatto il giro del mondo, ancor più di quelle del corpo di Aldo Moro in via Caetani. Rapire un generale americano equivaleva al suicidio per qualsiasi gruppo rivoluzionario, ma in realtà le Brigate Rosse erano già morte. Quel sequestro serviva più a dimostrare a se stesse di essere vive, che non ricordarlo ai nemici capitalisti e colonialisti.
 Le BR, quando rapirono Dozier il 17 dicembre 1981, erano ormai allo sfascio. A questa situazione contribuirono due fattori, ossia i pentiti e l'effetto derivante, all'interno e all'esterno dell'organizzazione terroristica, da due degli ultimi rapimenti attuati dalle BR, quello di Roberto Peci e quello di Giuseppe Taliercio.
 Giuseppe Taliercio, ingegnere e dirigente del petrolchimico Montedison di Marghera, venne sequestrato il 20 maggio 1981 per aprire una trattativa con Confindustria o con Montedison, riguardo la riassunzione dei cassintegrati del petrolchimico, e per estorcere al dirigente confidenze riguardo possibili carenze a carico del livello di sicurezza presente in fabbrica, in realtà in linea con i protocolli europei. La situazione entrò presto in stallo, soprattutto a causa della concomitanza di altri sequestri che misero in ombra quello dell'ingegnere del petrolchimico, ossia il sequestro dell'assessore campano ai Lavori pubblici Ciro Cirillo, quello dell'ingegnere dell'Alfa Romeo Renzo Sandrucci e quello di Roberto Peci. Giuseppe Taliercio venne ucciso dopo 46 giorni di prigionia, il 5 luglio 1981.
 Il risultato dell'esecuzione fu quello di isolare ancor più le BR "ortodosse" legate a Moretti, definite naziste dagli stessi operai del petrolchimico e staliniste dagli altri monconi persi per strada. Proprio l'omicidio dell'ingegnere della Montedison portò all'ultima scissione. Il gruppo veneto, "colonna Annamaria Ludmann", si divise e nacquero le Brigate Rosse - Colonna 2 agosto.


L'indignazione degli operai per il vile assassinio dell'ing. Taliercio, immortalata dal fotogiornalista Dino Fracchia.


 Era la terza scissione dopo quella del "Partito Guerriglia Metropolitana" e quella della colonna milanese "Walter Alasia", che credeva nel legame con il proletariato e il ritorno della rivoluzione nelle fabbriche. Il Partito Guerriglia nacque per volere del brigatista Giovanni Senzani, come conseguenza delle divergenze tra il gruppo storico delle BR, i cui membri erano ormai detenuti, e la leadership di Mario Moretti. Il Senzani riteneva fondamentale reclutare tra le fila delle BR il "proletariato extralegale", quindi detenuti comuni, disadattati ed emarginati, rifacendosi in parte alle teorie espresse da Marcuse in "Controrivoluzione e rivolta" (Arnoldo Mondadori Editore, 1973). Il fronte delle carceri risultava il fronte principale per il Senzani. I brigatisti detenuti riferivano una situazione tragica all'interno dei penitenziari, umiliazioni che andavano a fondersi con maltrattamenti e violenze psicologiche. Malcontento che si manifestò con le rivolte del carcere dell'Asinara, 19 agosto 1978, e del carcere di Trani, 28 dicembre 1980. Interessante la testimonianza di Curcio riguardo gli avvenimenti dell'Asinara, che è  presente nella sua autobiografia "A viso aperto" (Arnoldo Mondadori Editore, 1993).
 Dopo l'omicidio di Giuseppe Taliercio, il vicedirettore del Sisde Vincenzo Parisi, in via provvisoria alla guida del servizio segreto dal 28 maggio al 18 luglio, dette istruzione di diffondere alcuni volantini, con fantasiose sigle come Brigata Gianfranco Faina o Per il comunismo Mpro, a fine di disinformazione, per seminare dubbi circa l'utilità politica di eseguire la sentenza di morte a carico dei soggetti sequestrati. I volantini, della cosiddetta "Operazione Vola", contribuirono a diffondere quei dubbi che già fermentavano dal cruento esito del sequestro Moro, pur non riuscendo a salvare la vita a Roberto Peci. I volantini non furono mai sconfessati dal Senzani e dal suo "Fronte delle carceri". Questo elemento non fa che gettare un'altra ombra sulla figura di questo brigatista.
 Prima di passare al Peci, vorrei ricordare che nel settembre 1979 Parisi divenne proprietario di alcuni immobili in via Gradoli, proprio nei due edifici in cui Moretti usò un box auto e dove allestì la prima base delle BR capitoline. (Giuseppe De Luis "Il golpe di via Fani", 2007, Sperling e Kupfer Editori S.p.A.)
 Roberto Peci era il fratello minore del brigatista Patrizio Peci, uno dei capi della colonna torinese insieme a Rocco Micaletto. Patrizio Peci, dopo l'arresto del 19 febbraio 1980, decise di collaborare. Proprio grazie alle sue rivelazioni, i carabinieri scoprirono il principale covo genovese delle Br. La mattanza di via Fracchia 12, con i suoi quattro brigatisti e i dubbi che continuano ancora oggi, segnò, insieme alle successive rivelazioni del pentito Carlo Bozzo, la fine della colonna genovese.


I corpi dei quattro brigatisti uccisi in via Fracchia 12


 Roberto Peci venne sequestrato dal "Partito Guerriglia Metropolitana" a San Benedetto del Tronto il 10 giugno 1981, poiché ritenuto coinvolto nell'arresto del fratello. Secondo il Senzani, Roberto, spia di dalla Chiesa, aveva venduto il fratello ai carabinieri. Il sequestrato fu costretto a confessare questa ipotesi durante un processo farsa, prima di essere fucilato in un rudere nei pressi della campagna romana. L'omicidio di Roberto Peci, oltre che a rappresentare l'inizio di un clima di terrore che causerà moltissime esecuzioni all'interno delle carceri, dove il delirio brigatista sarebbe stato sublimato dalla caccia al pentito, ha anche dei risvolti particolarmente oscuri. Secondo alcuni, il Senzani avrebbe utilizzato quell'esecuzione per inviare un messaggio, a soggetti esterni o interni alle Br, attraverso la durata della prigionia, 55 giorni, e il numero di proiettili, 11, usati per uccidere Peci. Tutti corrispondenti ai numeri del caso Moro.


Un fotogramma dell'esecuzione di Roberto Peci


 Se il ritorno alle fabbriche, finalizzato a contrastare una possibile egemonia su queste da parte della "colonna Walter Alasia", aveva avuto un effetto boomerang, riacutizzando la ferita derivante dall'omicidio di Guido Rossa, forse era meglio tornare a colpire il cuore. Il cuore non dello Stato, ma il cuore della Nato. Il cuore degli Stati Uniti d'America. Il fine era anche quello di porsi come unici eredi della lotta partigiana. Terminata la liberazione dai tedeschi, ora bisognava liberare l'Italia dagli yankee. Liberare l'Italia dalla militarizzazione del territorio, soprattutto dopo l'istallazione dei missili nucleari a Comiso. Le BR dovevano essere un esempio per tutti i gruppi rivoluzionari del mondo.
 Quel pomeriggio del 17 dicembre 1981, dopo essere stato prelevato dal suo appartamento al numero civico 5 di Lungo Adige a Verona, Dozier venne condotto in un appartamento sicuro di via Pindemonte, a Padova, dove fu sottoposto a un interrogatorio mirante a scoprire la dislocazione delle testate nucleari in Italia e l'organizzazione dell'apparato di controguerriglia e di antiguerriglia atlantico. I brigatisti si trovarono difronte non una vittima spaesata, ma una macchina da guerra. Dozier rispondeva pacatamente a ogni domanda, peccato che riferisse di non essere a conoscenza di nessuno degli argomenti di interesse per i brigatisti, mentre, quando non era interrogato, il militare attuava degli esercizi isometrici, per mantenersi in forma e pronto a qualsiasi evenienza. Ai brigatisti sembrava di avere in casa il tenente colonnello William "Bill" Kilgore.
Quella situazione di stallo ebbe comunque una fine improvvisa. Alle undici di mattina del 28 gennaio, gli agenti del Nocs fecero irruzione nel covo di Padova, liberando il colonnello Dozier.



mercoledì 13 gennaio 2016

"Devil Dog: The Hound of Hell" di Curtis Harrington






     Tre distinte persone, due uomini e una donna, si recano all'allevamento Lomax per acquistare una cagna adatta alla riproduzione. L'allevatore mostra ai suoi clienti Lady, una cagna di pastore tedesco. La dolce creatura ha già avuto due cucciolate, due dei suoi figli hanno vinto il nastro blu, e risulta inoltre particolarmente affettuosa con i bambini. Nonostante il prezzo, cinquecento dollari, l'acquisto viene effettuato subito.
 Se l'atteggiamento di queste persone poteva indurre qualche sospetto, la scena successiva li dissipa mostrando immediatamente le finalità di quell'acquisto. La donna è in realtà una sacerdotessa satanista che sta officiando un rito per la fecondazione demoniaca della cagna.

 I coniugi  Barry stanno tornando a casa quando vedono sull'asfalto il cadavere del loro Skipper, il povero bigol è stato arrotato volontariamente da una misteriosa berlina nera. La piccola Bonnie è talmente sconvolta dalla tragedia che decide di annullare la sua festa di compleanno. Proprio in questa situazione di dolore si ha l'apparizione, all'esterno della casa, di un venditore ambulante di frutta e verdura. Tra pannocchie di mais e mele, spuntano anche dei cuccioli di pastore tedesco. Bonnie viene stregata immediatamente da uno di quei cuccioli e decide di adottarlo.




 Lucky, questo il nome scelto per il nuovo arrivato in casa Barry, colma subito quel vuoto lasciato dalla morte di Skipper. Non tutti coloro che ruotano intorno alla vita di quella famiglia riescono a guardare quel cucciolo in maniera spensierata. Francky, l'alano del vicino George, fugge terrorizzato innanzi a quella pallina pelosa, mentre Maria, la colf latina dei Barry, vive con sempre più disagio la presenza di quell'essere, fino a chiedere a Mike Barry di liberarsene. Il capofamiglia considera assurda quella richiesta, dettata probabilmente da una mente superstiziosa, ma a poco a poco muterà il suo atteggiamento nei confronti di quel cane. Troppi avvenimenti strani si verificheranno infatti intorno alla sua famiglia.




lunedì 11 gennaio 2016

Sergio Bonelli Editore: "Coney Island", tra hardboiled e urban fantasy.





     Coney Island, anni '20. Jack Sloane è un detective tosto. Tosto come il tirapugni usato per tenere il tempo durante le lezioni di canto che organizza per i sospetti.




 Sloane non è un vero e proprio solitario. Uscire in compagnia piace anche a lui, ma ognuno si sceglia la compagna adatta al proprio stile di vita.




 Qualcosa di bello può entrare anche nella vita di uno sbirro lavoro-casa-bar. Qualcosa di biondo e slanciato che ti invita a una serata spensierata nella gioiosa Coney Island!




lunedì 4 gennaio 2016

Alessandro Girola - Valli del terrore





 Gramo. Flavio Zenoni torna dopo otto anni alla fattoria dove è cresciuto. La Fattoria Stella è situata presso il raccordo tra l'Alta Val Seriana e la Val del Riso. Una fattoria al passo con i tempi e che gode di una splendida tranquillità. 
 Il crollo delle sue aspirazioni borghesi, aveva fatto capitolare il suo disprezzo per la vita campestre e le ostilità verso il fratello Livio. La pace della notte rurale non penetrerà facilmente in una mente ottenebrata dai debiti. Flavio ha infatti solo sei giorni per saldare il debito con una finanziaria non proprio limpida. Un ululato che squarcia il silenzio assume un potere simbolico decisamente forte...
 Certo, la sensibilità da pescecani dei suoi finanziatori può essere sottolineata da quell'ululato agghiacciante, ma a Flavio fa venir in mente ben altro. Nella sua mente, infatti, riemergono le storie sul Gramo e di come quel cagnaccio occulto sia legato alla sua stirpe. Un legame che tutti in paese vogliono celare.