lunedì 21 dicembre 2015

Lucius Etruscus - Fuoco e Fango






     Quando si è nati mattatori lo si è non solo a teatro, ma in tutti quegli spiazzi sociali messi a disposizione dalla vita. Il palcoscenico per Giona è la vita stessa, che sia scenografata da un campo di battaglia o da un postribolo sotterraneo dove si effettuano scontri tra uomini e zombie. Un postribolo il cui nome è Hexagon!
 Da questo palco tentatore, egli schiaffeggia e sollazza il pubblico, trascinandolo nell'impresa folle di combattere con  "lenti ebeti" cadaverici. Anche nella Roma papale l'occupazione è un lusso, qual miglior modo di selezionar la fiumana di aspiranti guardiani dell'area di Castel Gandolfo se non con una prova pratica? Del resto il loro compito sarà proprio quello di difender la zona dai putrefatti ambulanti che strascicano per  Roma e dintorni.
 L'esercito di morti viventi, voluto dal Papa per contrastare la resistenza della Repubblica Romana, non è stata proprio una mandria facilmente controllabile, soprattutto se anche i rivoltosi sono stati in grado di generare quest'arma fagocitaria.
 Per contrastare quest'epidemia, Giona deve infoltire quell'armata eterogenea che si porta dietro, arricchita ora non di una sola unità repubblicana, la letale Sfregiata, ma di ben due, grazie a Carlo Pisacane che ha deciso di esser lor ospite. A questi si aggiunge un erculeo monco.
 La legge delle dinamiche di gruppo risulta comunque eccentrica. Se chi va con lo zoppo impara a zoppicare, chi se la fa con il monco resta moncato... Di quale estremità può esser amputato il gruppo del Giona? Dato il periodo maschilista, a esser rapita non può che esser la Sfregiata!
 Giona non può certamente permettere un affronto del genere, non per amore verso la povera rapita, ma per non rovinare un'armata costituita da un uomo acciarino, un cosacco, un monco e una gabbia su ruote piena zeppa di zombie. Una donna col viso deturpato ci vuole!

mercoledì 16 dicembre 2015

"Nazisti... io la odio questa gente!": Quando il neurone batte, so' nazi del Girola, ovvero: Maciste thornato con SS, Sibir all'ucraina cadaverica uncinata e aquilotto amazzonico con sanguinaccio.






In questo post della serie "Nazisti... io la odio questa gente!", ho deciso di ospitare quelle opere di Alessandro Girola, in cui risultano presenti pittoreschi personaggi uncinati. Il prolifico autore ha infatti generato alcune novelette, ove il nazismo riprende quella funzionalità pulposa tanto sfruttata dagli scittori del passato, ma caduta ormai nel dimenticatoio in funzione di utilizzi spesso più ipocriti e meno creativi.
 Prima di sorseggiare queste opere, penso che sia necessario presentarvi due dei tre personaggi ospitati, ossia Sibir e Maciste. Prima di tutto però voglio precisare che le novelette di cui parleremo possono essere lette singolarmente, pur se facenti parte di un progetto più esteso.
 Sibir è un personaggio del progetto di scrittura “Due Minuti a Mezzanotte” (2MM), ove la Teleforce, un'energia misteriosa studiata da Tesla, irradia, a causa di un incidente avvenuto nel 1973 a carico delle centrali industriali Salazar, alcune centinai di persone, dotandole di poteri superumani. Tra questi vi è Sibir, protettrice del Cremlino. Per tutto il periodo natalizio sarà in offerta "Sibir - La Trilogia", qui ne parla l'autore, dove sono inclusi quattro racconti nati dallo scenario supereroistico “Due Minuti a Mezzanotte”, più una ghost track. Preciso che la novelette trattata in questo post non è compresa in questa raccolta, ma è acquistabile separatamente.
 Maciste è invece un personaggio di 2MM-Darkest, versione più cupa e perversa ideata da Germano M., scrittore, blogger e editor.  Ecco come il Girola presenta il personaggio: "Maciste è l’eroe che viaggia attraverso il tempo, ridestato da forze misteriose, oltre le porte di Morfeo, quando qualche innocente viene minacciato da preponderanti presenze maligne. Questo è ciò che gli è stato rivelato dalla Pizia di Delfi. Questo è il suo destino.  Una saga di racconti di genere sword and sandal, con puntate nella fantascienza e nel pulp. Maciste, l’eroe del peplum italiano, rivive in una serie di avventure attraverso i secoli, portando giustizia laddove il Male prevale."
 Preparate il boccale di birra perche il viaggio tra i crucchi malefici ha inizio!






    Sibir: the Zombie Cossacks. Una folla-marea invade ormai Maidan Nezalezhnosti, la piazza centrale di Kiev. La libertà dalla Russia è il desiderio che nutre il popolo, stanco ormai della claustrofobica influenza di Mosca. Libertà raggiungibile attraverso un referendum, come vorrebbe il Movimento Arancione, vicino all'Unione Europea, o attraverso la rivoluzione, come vorrebbe il Congresso dei Nazionalisti Ucraini.
 Non tutti però auspicano l'indipendenza dell'Ucraina. La Grande Madre Russia sa essere temibile, ma anche amorevole con i suoi fedeli accoliti, come sanno bene Aleksandr Lukašenko e Viktor Janukovyč. Putin non può comunque contare solo sui suoi fidi alleati. L'Ucraina, cuscinetto tra la Russia e la sempre più invadente Unione Europea, è il miglior ammortizzatore geopolitico possibile. Per difenderlo, Putin ha inviato a Kiev Sibir.
 Improvvisamente la protesta muta. Nuove forze cominciano a muoversi. A schierarsi. Uomini a cavallo, con indosso le divise delle SS, cominciano a fendere una folla terrorizzata. La loro pelle è arida, tesa su corpi scheletrici. Corpi che durante la guerra Patriottica si schierarono con Hitler.
 La ferocia dei cosacchi si fonde con la mitologia slava e fantascienza supereroistica, generando un paesaggio di crudeltà alienante che si trasforma in un'arena surreale, dove sovrumani si affrontano in un conflitto dal cui esito dipenderà la sorte di un intero continente.



by Comic Misconceptions


     Maciste contro Thor . Stalingrado (URSS), novembre 1942. Maciste si desta nuovamente in un tempo non suo. Macerie, rovine, rottami, corpi squarciati e corpi che avanzano inesorabili, nelle loro divise nere.
 Gli Oneiroi hanno risvegliato l'erculeo eroe in un inferno di morte e distruzione. In questa terra bruciata, Maciste, indossata la divisa di un  soldato sovietico ormai morto, muove i suoi passi verso l'incognita di una nuova avventura.
 Egli viene accolto da un plotone di disperati, rifugiatasi in un edificio traforato dall'attacco dei panzer tedeschi, che lo identifica come un sergente anziano. Maciste, grazie a quella voce chiaroveggente che lo assiste come una sorgente interna, riesce a far passare inosservato il suo stupore innanzi agli eventi tragici, merito anche del suo russo impeccabile. Come sempre avviene nelle sue avventure, Maciste si scopre capace di parlare la lingua tipica del luogo e del tempo in cui gli Oneiroi lo hanno condotto.
I soldati, incontrati dall'eroe, erano stati inviati, su ordine del NKVD, a contrastare il passaggio da Stalingrado della Wunderwaffe tedesca, un'arma segreta diretta verso il Volga. Un'arma maestosa, barbuta e possente. Un'arma in grado di trasformarsi in fulmine!
 Il Girola inserisce, in quella marea attrattiva che è la fusione tra nazismo, fantascienza e occultismo, una montagna di muscoli espandibile, capace di comprimere, in contrazioni miogeniche, il piombo e la folgore. Una montagna di muscoli che urla la potenza e la forza della civiltà classica, dominatrice su una mandria di selvaggi boscaioli tamponati al muschio e lichene.
 Mentre l'editoria clonante martella, come un Thor tonerante, copie infinite di anellidi e mezzi uomini, Alessandro Girola pone onore sull'ara sacra dell'italica creatività, facendo risorgere un Eroe e un Genere dimenticati. Egli trascina il lettore, facendolo navigare in uno Stige ribollente, tra saette improvvise di puro genio.






     Aquila di Sangue.  Corabao (Paraguay), 16 marzo 1970. Come ci insegna Mister NO, nei bar malfamati dei villaggi che sopravvivono accanto alla foresta amazzonica, si possono fare sempre incontri interessanti. Specialmente se si lavora come guida.
 Pellegrino, ex soldato italiano delle sabbie di El-Alamein, ha proprio il compito di scarrozzare industriali e ricchi eccentrici tra i pericoli dell'inferno verde. Quel giorno, l'ingresso del bar Tolo viene varcato da una comitiva costituita da sei personaggi particolari, il cui aroma crautale risulta ben riconoscibile. Così come risulta ben manifesto il passato nazista di Herr Loessner, il settantenne elegante a cui i cinque crucchi fanno da gorilla.
 In una storia tropical non può di certo mancare la bella, qui ottimamente rappresentata da Patricia Castillo, una nota medium di Buenos Aires. Che diavolo centra una medium?
 Semplice. L'ex lupetto del Fuhrer è alla ricerca di Morten Jarstein, un norvegese che viaggiava, nel lontano 1945, su un aereo sperimentale precipitato mentre sorvolava l'Amazzonia. Proprio grazie alla medium, Herr Loessner può sperare di recuperare il camerata scomparso.
 Secondo l'ex nazista, Pellegrino è la persona ideale per guidarli all'interno della foresta, grazie al suo passato nell'esercito del Duce e all'aderenza all'ideologia del littorio. Nulla di più sbagliato. La guida di Corabao si è liberato della divisa e di quella fiamma irrazionale, e questa sua purificazione è ben rappresentata dall'amicizia con Zezé, l'ascaro etiope con cui ha diviso il rocambolesco viaggio dal continente nero a quello verde.
 Viaggio compiuto anche da altri membri dell'Asse, individui speranzosi di fecondare quella terra vergine con il seme della follia e dell'odio. Un seme in grado di far germogliare gli incubi dell'intera specie umana.

lunedì 14 dicembre 2015

La Pupa e... l'Altro: Daniela Giordano in "La casa della paura" (1974) di William Rose






    Margaret Bradley (Daniela Giordano), appena uscita dal carcere, si reca dalla signora Grant, che le ha messo a disposizione una stanza nella sua pensione, grazie all'intercessione di Alicia Songbird (Rosalba Neri), l'assistente sociale che segue il caso di Margaret.              
 Nella stanza è presente una strana macchia rossa, quasi celata da un tappeto e quasi wildiana. Margaret riesce facilmente a cancellarla. Come se non bastasse, dopo essersi stesa sul letto, alcuni rumori e delle ombre inquietanti la costringono ad uscire dalla stanza. Convinta che siano solo i suoi nervi, Margaret prende un tè con la signora Grant, che la convince a prendere dei tranquillanti. Questa volta il suo sonno diviene ancora più agitato, ai rumori si uniscono infatti le allucinazioni.
 Nel frattempo, in un casolare di campagna si svolge una strana riunione. Mr. Dreese (Raf Vallone), importante esponente di un gruppo esoterico, decide di purificare i peccati del signor Johnson (Frank Latimore), un giornalista che aveva tentato di carpire alcune informazioni, attraverso l'intervento di uno strano personaggio di rosso mascherato.




 Al risveglio di quella strana nottata, Margaret decide di fare un giro nel parco insieme a Frank (Angelo Infanti), il figlio della signora Grant. Il fine è soprattutto quello di allontanarsi da quella stanza, dove la macchia rossastra riemerge sempre dal pavimento, come una palude ematica. L'essere trattata come una ex galeotta non giova al suo desiderio di pace.
 L'incontro con Jack Whitman (John Scanlon), che le confida i suoi sospetti sul suicidio di sua sorella, ospite della signora Grant, confermano le sue sensazioni riguardo quella strana dimora. Felice di poter condividere i suoi sospetti, Margaret decide di indagare sulle stranezze di quella casa, mentre Jack cerca di ricavare nuove informazioni da Charlie (Brad Harris), l'ex fidanzato della sorella e ora sposato con Claire (Dada Galotti).




Happy Birthday Germano Hell Greco: Betty Boop cake



Happy Birthday Germano Hell Greco!!!





martedì 8 dicembre 2015

"Nazisti... io la odio questa gente!": Tre dottori nazisti per tre eroi bonelliani. Mister No, Dylan Dog, Dampyr e i Mengele loro





 Il medico nazista è una figura ricorrente nei nazisxploitation come in molte opere ucroniche, thriller o spionistiche. In futuro ne parleremo in maniera approfondita, ma in questa puntata prenderemo tre personaggi della Bonelli, con altrettante loro storie, per vederne l'interazione con quei medici il cui giuramento si rivolse al Reich e non a Ippocrate.





Mister No "Agente segreto Zeta3" n°17 (ottobre 1975).
Mister No "Tragica palude" n°18 (novembre 1976).
Mister No "Operazione Poseidon" n°19 (dicembre 1976).
Mister No "Evasione" n°20 (gennaio 1977).





 Manaus, Brasile. Cosa c'è di più bello che osservare il via vai di turisti al molo? Osservarli stando seduto con un amico a bere un buon whisky! Proprio quello che stanno facendo Mister No ed Esse-Esse in questo preciso momento. Il molo, oltretutto, è il posto migliore per ricevere ingaggi, ossia quello di cui avrebbero bisogno i due reduci con le tasche vuote.
 Si sa, dopo una guerra, soprattutto se è una guerra mondiale, è facile incontrare un vecchio camerata. Sarà Esse-Esse il fortunato ex-soldato che potrà ricordare i vecchi tempi andati, grazia all'incontro con il colonello Hassler, il suo ex-comandante. Ormai dismessi gli abiti militari, Hassler è tornato alla sua antica attività di biologo. Il dottore, giunto in Amazzonia per studiare i caimani, deve recarsi nella zona dell'Alto Rio Deminì, area particolarmente pericolosa visto che le due spedizioni precedenti non hanno fatto più ritorno. I due amici decidono di fare da guida nella spedizione dello scienziato. Un buon motivo per festeggiare l'incontro dei due crucchi 




 Trovare il resto dell'equipaggio risulta particolarmente difficile. La manodopera di Barcelos, villaggio lungo il corso del Rio Negro, non ha alcuna intenzione di raggiungere il Deminì, dove sono apparsi gli Amahini. Queste creature, frequenti nelle leggende degli Indios dell'Alto Rio Negro, sono spiriti delle acque o della foresta, spesso incolpati per la scomparsa di donne e bambini. Il problema è che ora non si parla solo di superstizione, c'è chi li ha visti uscire dalle acque per trascinarvi due poveri indios!




 Come sempre, qualche disperato lo si trova, questo perché: <<chi è molto povero non può permettersi il lusso di chiedersi se un lavoro è pericoloso o meno!>>.  La spedizione può finalmente partire.
 Tutto procede tranquillamente, fino a quando le loro vite non si incrociano con alcuni esperti nuotatori...




Chi sono questi uomini armati? Perché controllano l'Alto Rio Deminì? Centrano con le ricerche del dottor Hassler?
 Il personaggio più pulposo della Bonelli ci accompagna in una splendida avventura in un'Amazzonia popolata da strani soldati e da ex nazisti. Il polmone verde della Terra è stato un crogiolo di comuntà teutoniche antisemite, già prima che in Germania si diffondesse il nazionalsocialismo, ma dopo Odessa, la foresta sudamericana diviene un rifugio sicuro per molti nazisti vogliosi di far perdere le proprie tracce.  A questa base avventurosa, Nolitta/Bonelli aggiunge una storia ricca di legami con la scifi anni '50, con un frammento di spy story che seminerà più di un dubbio non solo nella mente di Mister No, ma anche nei più affezionati fan della serie.
Qui potete seguire i futuri articoli della rubrica "Mister No western" nata sul blog Kentucky Mon Amour.





Dylan Dog "Doktor Terror" n°83 Giugno 1996
Soggetto e sceneggiatura: Tiziano Sclavi
Disegni: Gianluigi Coppola





 Un vagone della metropolina. Alcuni naziskin la osservano. Vedono il suo bel viso. Vedono il suo corpo. Alla fine, vedono anche quella stella di David sul bavero della giacca. Si alzano, dirigendosi verso di lei. La metropolitana continua nel suo viaggio. Ogni fermata viene saltata. Ognuna di esse è come un decennio indietro. I passeggeri vengono ammucchiati in un angolo, mentre le giacche di pelle dei nazi si trasformano in divise delle SS. Mentre i loro volti assumono le fattezze dei musi di maiale. I passeggeri diventano cadaverici. Magri. I loro volti dei musi di topi.
 Il treno si ferma, scaricando il suo carico di carne. Vengono condotti alle docce. Gassati. I loro cadaveri spianati come macerie. Lei no. Lei viene consegnata al dottore del campo. Lei è un caso interessante.
 Riesce a fuggire. I nazisti la inseguono. Sparano. Il tunnel è innanzi a lei. lo raggiunge. E' nuovamente alla stazione della metropolitana. Finalmente tra gente normale. Reale. Viene soccorsa. Portata in ospedale per dei controlli. Improvvisamente una sala operatoria e il bisturi che le squarcia il petto.
 Questo è l'allucinazione che colpisce Anja, nuova cliente di  Dylan Dog, ogni qualvolta sale sul treno di mezzanotte. Mentre Dylan Dog cerca di ottenere informazioni riguardo l'ex medico nazista Hemut Tod, nome che viene pronunciato durante l'allucinazione di Anja, Londra è sotto l'assedio di bande di nazi che terrorizzano la popolazione.




 L'emarginazione urbana, traviata dai "cattivi maestri", viene utilizzata come base per una nuova avventura del detective dell'incubo. La figura dell'ex medico nazista non viene gestita in maniera interessante, rendendola una semplice pedina sostituibile. Quello che fa, compresi i tagli, potrebbe farlo chiunque. La componente sadica e gore è inesistente.
 Anche il finale, che avrebbe dovuto colpire il lettore, appare un po' banale.



 La possibile deriva razzista della società e l'invito a non dimenticare il passato risultano messaggi fin troppo palesi. Dylan Dog ci ha abituato a queste pubblicità progresso sempre accentuate e mai velate, talmente esposte da traformare spesso il fumetto in un opuscolo da distribuire nelle scuole.
I disegni di Coppola conferiscono all'opera un sapore vintage da manifesto o cover HardCore.
Ella Rosenthal, che ha ereditato dal padre la missione di cacciare ex nazisti, avrebbe potuto donare una splendida sfumatura judxloitation!





    
Dampyr  "Lamiah vive!" n°164  (novembre 2013)
Soggetto: Maurizio Colombo
Sceneggiatura: Maurizio Colombo
Disegni: Majo 




Dopo la gonadectomia indotta da Dylan Dog, già le primissime pagine di Dampyr inducono un piacere germogliante...




 Dopo queste sagge parole, i nostri eroi vengono colpiti da una particolare frase pronunciata, durante un servizio del telegiornale, da una loro conoscenza di Berlino. Decidono quindi di recarsi nella capitale tedesca, dove incontrano il loro amico Hans, leader del movimento "comunità libera". Hans lotta per i diritti dei miserabili che si sono rifugiati nel quartiere soprannominato Nomadia, zona in cui si sono verificate numerose sparizioni.
 Mentre cerca di comprendere la gravità della situazione, Dampyr incontra Lamiah, una splendida vampira, conosciuta nel volume n°9, grazie alla quale potrà conosce una storia veramente inquietante.




 Durante il Terzo Reich, alcuni esponenti della pura razza ariana vennero sottoposti a un esperimento segreto, addestrati a vivere sottoterra, essi dovevano resistere alla distruzione a carico dell'impero di Hitler, dando origine alla progenie perfetta.




lunedì 7 dicembre 2015

Satos Vs. Etruscus: "Uomini coccodrillo" (The Alligator People, 1959) di Roy Del Ruth






     Io e l'amico Lucius Etruscus ci siamo conosciuto grazie a "La notte dei risorti viventi", prima avventura della saga weird western risorgimentale dell'eroe Giona Sei-Colpi. Conoscenza nata anche grazie a un leggero contrasto, subito chiarito, riguardo al sublime sigaro toscano. Di altre divergenze parleremo ora...
 Leggendo alcuni articoli apparsi sul suo Zinefilo, regno indiscusso del cinema di serie Z, mi è capitato di imbattermi in stroncature di film che adoro. Ho deciso quindi di creare questa rubrica, che apparirà anche su Kentucky Mon Amour, in cui recensirò film che il mio amico ha massacrato, magari trovandomi, come è capitato spessissimo, in pieno accordo con Lucius.
 Una rubrica quindi di accordi&disaccordi cinefili, ma tra amici! Leggerete recensioni indipendenti dai punti espressi dall'Etruscus e non formulate come batterie tobruchiane. Oggi prenderemo in considerazione il massacro attuato nei confronti del film  "Uomini coccodrillo" di Roy Del Ruth (qui l'articolo disgrazieto).



     Il neurologo Wayne McGregor decide di conferire con un suo collega, il dottor Erik Lorimer, riguardo lo strano risultato ottenuto, durante una seduta di narco-ipnosi, con una infermiera che lavora nella clinica, la signorina Jane (Beverly Garland).
 L'infermiera ha svelato, durante lo stato di trance, di chiamarsi in realtà Joyce, di essere la signora Webster e altri particolari ben più strani. Decidono quindi di svolgere un'ulteriore seduta, a cui assisterà anche il dottor Lorimer. Ecco la sua storia sconvolgente:
 Joyce, infermiera militare, conosce il tenente Paul Webster (Richard Crane) in Corea. Lei e Paul decidono di sposarsi non appena avranno ottenuto il congedo.
 Dopo il matrimonio, i novelli sposi passano la prima notte di nozze in treno. Joyce quasi non riesce a credere di essere finalmente la signora Webster, soprattutto dopo la guarigione miracolosa che strappò Paul da una morte quasi certa a causa di una catastrofe aerea. Il ricordo di quell'episodio getta un'ombra sulla quiete dell'ex-tenente. Ombra che diviene ancora più tetra durante la lettura di un misterioso telegramma, che squarcia la felicità derivante dai biglietti di augurio ricevuti per il lieto evento. Paul, malgrado le numerose richieste di spiegazione da parte di Joyce, scende dal treno durante una sosta di servizio, al fine di effettuare un'importantissima telefonata. Non metterà più piede su quel treno.
 Nonostante le continue ricerche, avvenute a partire dalla fermata successiva a quella a cui scese Paul, Joyce non riesce ad ottenere alcuna informazione sul marito. Grazie a un distintivo, riesce a risalire all'Università Statale della Louisiana e da questa a un indirizzo, rilasciato al momento dell'iscrizione. Ella si reca quindi a  Bayou Landing, una stazione secondaria tra le paludi della Louisiana. Aiutata da  Mannon (Lon Chaney Jr.), un uomo che si trova alla stazione per ritirare un pacco, riesce a raggiungere la tenuta "Cypresses". Il viaggio, all'interno della palude, apre un mondo selvaggio innanzi agli occhi di Joyce. E' come se il furgone di  Mannon fosse stato ingoiato da delle viscere muschiose popolate da creature ostili e orrende.  Mannon ne è l'esempio lampante, visto che la sua mano, sostituita da un gancio, è stata divorata da un'alligatore.




 La tenuta "Cypresses" non risulta più accogliente delle paludi della Louisiana. La proprietaria, Lavinia Hawthorne, non è certamente felice di addossarsi i problemi di un'estranea sposata con un'altro estraneo, visto che lei non ha alcun grado di parentela con Paul. La signora Hawthorne è comunque costretta a ospitare l'intrusa, poiché il prossimo treno partirà la mattina seguente. L'ospitalità prevede comunque l'obbligo di non lasciare la propria camera per nessun motivo.
 Riuscita a fuggire dalla sua stanza, Joyce viene quasi guidata dal suono di un piano. Un suono che la conduce a una consapevolezza sperata ma mai immaginata...




 "Uomini coccodrillo" si mostra inizialmente come un thriller caratterizzato dalla contenzione a carico di Joyce. Lei è prima in catalessi su di un lettino, per poi divenire prigioniera di quella gabbia su binari in cui si trasforma  improvvisamente il treno. Una prigione dalle cui sbarre vede il marito scomparire. Stesso dicasi della tenuta "Cypresses". Proprio come una palude appare quella casa per la mente di Joyce, sopraffatta dai dubbi e dall'incertezza in quella stanza claustrofobica. Una stanza incastonata nella sua ultima speranza.

lunedì 30 novembre 2015

"Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer" (1972) di Giuliano Carnimeo/Anthony Ascott






 Le mani di una donna accarezzano sensuali il telefono pubblico, quasi pregustando quel corpo la cui voce le dice di salire. Percorre gioiosa le strade affollate, quasi inebriata, senza accorgersi di quell'auto che la segue.
 Dalle strade affollate, il suo corpo si riversa in un ascensore anch'esso colmo di gente. Un ascensore reso ancora più claustrofobico da una presenza acuta e dall'incosapevolezza di quella donna, la cui solitudine è un palcoscenico che si apre al passaggio degli altri passeggeri. Un palcoscenico che viene subito chiuso da quella presenza, che le preme un fazzoletto sul viso.Una presenza che l'accoltella una volta. Due volte, prima di tagliarle la gola.
 Quello stesso palcoscenico però si riapre. Si riapre grazie alle porte che si spalancano su un pianerottolo composto da tre paia di occhi e da una gola che urla.

Ogni scena ha un sipario, ogni palcoscenico si apre e si chiude alla vista di spettatori volontari o involontari. Quello su cui regna Arthur (Oreste Lionello), fotografo pubblicitario, è una valle dell'Eden su cui si posano gli occhi di Andrea Barto (George Hilton), un immobiliarista giunto allo studio al fine di ideare una campagna pubblicitaria per un nuovo complesso edilizio. Occhi che incontrano quelli di Jennifer Lansbury ( Edwige Fenech).




  Da palcoscenico a palcoscenico. Da quello quasi ardente di luce in cui posa Jennifer a quello dominato dalle ombre su cui muove i suoi passi scalzi la pantera Mizar Harrington (Carla Brait). Pantera su cui decine di occhi travalicano la bellezza, e tra i quali vi sono anche quelli di Andrea, recatosi al night per incontrare la mulatta tanto decantata dal fotografo.
 La sfida della pantera risulta una danza sensuale e quasi ancestrale con la sua violenza.  Un'amazzone d'ebano che fluttua come onde di tempesta.





 Tempesta emotiva che si abbatterà su Jennifer all'apparire del suo ex-marito, leader di una setta a cui Jennifer apparteneva. Una setta basata sull'umiliazione dell'essere come humus per la sua liberazione... Proprio in questo momento di apprensione, Jennifer si lega ad Andrea.




 "Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer" sembra quasi dedicato agli spettatori di "Lo strano vizio della signora Wardh", splendido thriller di Sergio Martino, che lo ha preceduto nelle sale solo di un anno. Molti risultano gli elementi comuni, ma questi vengono spazzati via proprio nel momento in cui lo spettatore si pone sul podio con un sorriso da esperto cinefilo. Carnimeo, passatemi il paragone, si diverte con lo spettatore con la stessa ironia che usò Freddie Francis in "Paranoiac" (Il rifugio dei dannati).




giovedì 26 novembre 2015

Alessandro Girola - Gladiatori contro Kaiju






 Roma 95 d.C. Tre occhi scrutano l'anfiteatro che lo racchiude. Tre occhi che vengono osservati da centinaia di spettatori. Tre occhi incastonati nella testa di un mostro sorretto da piedi di anfibio e da tentacoli viscidi. Un mausoleo, alto più di due metri e l'argo sei, che si dirige, con la potenza e l'inesorabilità agghiacciante di una valanga, su cinque gladiatori le cui gesta sono impresse come bassorilievi ematici in quel luogo di glorie.
 Quei cinque uomini fanno parte del "programma speciale" dei Ludi voluto da Domiziano. Il loro compito è quello di sollazzare il popolo scontrandosi con gli abomini  plasmati nelle terre di Tartesso. Il comandante di questo gruppo di eroi è Caronte, così chiamato per la maschera che cela il suo volto nell'arena. Egli ha un compito ben più importante che quello di realizzare il motto di Giovenale. Il mirmillone deve infatti indagare su un inquietante culto che si sta diffondendo a Roma, dominata con pugno di ferro dall'Imperatore Domiziano, grazie alla tecnologia scoperta nelle rovine dei Ciclopi. Un culto che venera le deità distruttrici partorite dalle viscere del regno di Tartesso, terra da cui provengono quelle stesse creature mostruose che egli combatte nell'arena.

Come un titano, Alessandro Girola dirama improvvisamente le nubi di mistero e paure che ammantano le menti dei personaggi, così come le nostre stesse, per mostrarci epiche lotte in grado di abbagliarci.
 Nell'opera "Il palio", paragonai il Girola a Ray Harryhausen per capacità di creare incubi vivi, incubi capaci di muoversi non solo sul supporto artistico, ma nelle nostre stesse menti. Riconfermando quando detto all'epoca, in "Gladiatori contro Kaiju" saremo sottoposti a una fecondazione violenta in grado di generare nel nostro stesso essere la follia di quegli abomini.
 Il creatore che è il Girola, dopo aver generato un Mondo popolato da animali e mostri, non decise di riposare le sue membra il settimo giorno, bensì di istillare la sete di sangue in ognuna delle sue creatura, trasformando la Roma Imperiale in una giungla di ombre e lotte incessanti. Uomini, Kaiju e animali feroci che mesciano il loro sangue in un sidro che ci inebrierà in maniera sublime.

Happy Birthday Alessandro Girola: Godzilla Cake



Happy Birthday Alessandro Girola!!!







lunedì 23 novembre 2015

La Pupa e... l'Altro: Rita Calderoni in "Nuda per Satana" di Paolo Solvay.







     Il dottor William Benson (Stelio Candelli) percorre in auto le nebbiose e oscure strade della provincia inglese, quando improvvisamente vede una donna irta sulla strada. Dopo una brusca sterzata, egli scopre che il luogo è completamente deserto. Mentre sta per tornare alla sua automobile, un altro autista, Susan (Rita Calderoni), esce di strada con la sua vettura. William soccorre la donna priva di sensi, ponendola al sicuro nella sua auto. Il dottore cerca aiuto presso un castello che sorge nei paraggi.
 Tra polvere anallergica, maggiordomi sgozzati e capezzoli oculari, il dottore resta ammaliato da un quadro in cui è ritratta una donna fosforescente. Improvvisamente l'arredo della casa muta, risultando splendido splendente. Tra i ricchi addobbi appare Evelyn, sosia di Susan, e scambiata per questa dal dottore. Ella bacia passionalmente il sempre più confuso William, chiamandolo Peter e sostenendo di aspettarlo da molto tempo.
 Il dottore riflette su una spiegazione razionale di tali strani eventi, mentre continua a baciarla. Interrotta l'apnea, William cerca di interrogare la donna che risponde parlando marzullescamente di tempo, silenzio, morte e parentesi...
 All'alba, Susan si desta e si reca al castello, cercando William. Ella incontra un uomo, incrocio tra il mago Silvan e il Johnny Dorelli di "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio", che la invita a entrare nel vetusto edificio. Il padrone di casa (James Harris) è dotato di uno sguardo che ha superato la frode pubblicitaria degli occhiali raggi X, esso è infatti in grado di spogliare completamente e realmente la donna guardata.




 Dopo questo intermezzo carneo, in cui Susan risulta ora vestita ora nuda, è naturale bere un drink come se nulla fosse, per poi  fare un bagno, riccamente esposto di genuflessioni oviniche, ed essere aiutati nella toelettatura creola...




 In quel mentre, William continua a sottostare alle fregole di  Evelyn, credendo che lo psicodramma possa aiutarla a riacquistare la memoria, persa a causa del trauma indotto dall'incidente. Ogni tentativo di comunicare naufraga a causa di una selezione percettiva particolarmente ormonale da parte della donna.
 William scopre casualmente che il fuoco è in grado di far fuggire a gambe levate la ninfomane d'epoca.




 Il sonno di Susan, agitata per un incontro roccambolesco con Peter, il sosia di William, viene allietato da immagini spirali con la serva mulatta. Anche quel sapore etnico presenta un retrogusto amaro... Destatasi, ella si aggira per i corridoi di un castello ove strani riti si compiono.




 Horror erotico visionario questo "Nuda per Satana" di Paolo Solvay, che sembra un'estremizzazione de "La casa stregata" di Corbucci, ma in realtà è precedente di ben otto anni. Interessante, in certi momenti, risulta la fotografia. Altre comunque sono le analisi della rubrica...
 La servetta variegata viene frustata per ben un minuto, con contorsionismo piacevole. Rita Calderoni riesce benissimo ad assumere il ruolo sia della meretrice sia della vittima. Paolo Solvay ne esalta soprattutto il lato edipico.
Numerose risultano le pose plastiche...




 La componente comica involontaria è esaltata da James Harris, con quel suo aspetto che ricorda, come già detto, il Dorelli del film di Sergio Martino. Momenti magici vengono regalati anche da Stelio Candelli, quando interpreta un ingrifato Peter, o da Renato Lupi nei panni di un maggiordomo demente e cane da guardia del diavolo.