martedì 27 ottobre 2015

"Nazisti... io la odio questa gente!": Stephen King - Un ragazzo sveglio (Apt Pupil, Different Seasons - 1982)





 Stephen King - Un ragazzo sveglio (Apt Pupil, Different Seasons - 1982)
     1974. Todd Bowden è il classico bravo ragazzo americano. Un perfezionista quasi al limite dell'ossessione. Todd è il classico ragazzo americano consapevole dell'importanza di utilizzare il tempo con efficienza, in maniera tale da assicurarsi buoni voti a scuola, qualche lavoretto e del sano divertimento. Bisogna essere tenaci per raggiungere questi obiettivi. Todd è perfezionista e tenace.
 Proprio grazie a queste qualità egli riesce a tessere una tela intorno ad  Arthur Denker. Non è importante sapere chi è Arthur Denker. L'importante è sapere chi fosse Arthur Denker prima di raggiungere gli Stati Uniti d'America. Prima di cambiare nome.
 Quando Todd Bowden decide di mostrarsi per la prima volta alla sua preda lo fa con la freddezza di un killer. Egli lascia scivolare quel nome sulla porta di casa del vecchio, fatta aprire con una semplice scusa. Il nome che viene pronunciate da quel ragazzo, con la pelle bianca e i capelli biondissimi, non è Arthur Denker. Quelle labbra, abituate a mentire come uno specchio mellifluo, pronunciano l'unica verità che il vecchio non avrebbe mai voluto sentire: Kurt Dussander.
  Denker può tentare di fingersi scioccato per qull'assurda associazione con un criminale nazista di stazza a Bergen-Belsen, poi ad Auschwitz e infine a Patin. Un criminale nazista che ha fatto perdere le sue tracce prima dell'invasione dell'Armata Rossa. Denker può continuare a fingere, ma quel moto verbale non fa che disperdere ancor più quel labile senso di umanità di Todd il perfezionista.
 Sin dall'inizio di quel dialogo, che ha sprofondato Denker in un inferno più desolato della Germania bombardata, Todd non ha fatto altro che comprimerlo in un vetrino, per osservarlo nei più piccoli particolari. La freddezza di un padrone che contempla un gioco per soddisfare IL SUO GRANDE INTERESSE.
 Todd, come abbiamo detto, è efficiente ed è in grado di utilizzare il suo tempo per studiare, fare qualche lavoretto e per coltivare IL SUO GRANDE INTERESSE. Lui ha avuto la fortuna di scoprirlo, improvvisamente. Nel garage dei genitori di un amico ha trovato pile gigantesche di riviste sulla Seconda Guerra Mondiale. Piene di disegni in stile "Men Today" e "Man's Story", ma anche di fotografie di nazisti. Todd ha capito che quello era  IL SUO GRANDE INTERESSE. Guerra, massacri, campi di concentramento e nazisti. Nazisti in fuga come Kurt Dussander, a cui assomigliava quell'uomo sull'autobus. Un uomo che, come avrebbe scoperto in seguito, si faceva chiamare Arthur Denker.




 Il dialogo, tra lo smascherato Dussander e un Todd ormai vincitore, ben rappresenta l'ironica evoluzione della società. Vediamo infatti un criminale nazista che guarda quasi con stupore e orrore un figlio dell'America benestante, ossessionato dal nazismo, che si è creato una sorta di album in cui conservare le voto dei criminali del Terzo Reich. Il figlio del trattato di Versailles che interagisce con il figlio delle teorie di Benjamin Spock.
 L'orrore, negli occhi di Dussander, muterà ancor più nello scoprire il fine che ha mosso tutte le azioni del giovane Todd: la conoscenza. Il sapere, quel desiderio che ha spinto gli uomini a rischiare la vita e il rogo, diviene il motore di quel patto faustiano. Todd vuole conoscere ogni elemento oscuro di quella macchina di morte che come un demone è stata destata dalla tuonante voce di Adolf Hitler.
 Dussander ha passato anni per dimenticare. Anni per far finta che tutto quello non fosse accaduto. Bergen-Belsen, Auschwitz e poi Patin. La Germania nazista e poi la fuga. Tutto cancellato. Lentamente. Poco a poco. Ed ecco che arriva questo ragazzino che ti infilza come una mosca per inserirti nel suo album fotografico.
 Dimenticare. Dimenticare per che cosa? Dimenticare per far finta di essere stato una persona normale e quindi vivere senza preoccupazioni? Dimenticare per non leggere il sospetto negli occhi dell'altro? Dimenticare per non essere bruciato dagli incubi ogni notte? O magari dimenticare per non ricordare ciò che si è perso? Dimenticare il potere? Dimenticare la forza? Dimenticare l'orgoglio? Dimenticare per poter vivere da cani? Dimenticare per resistere?
 Proprio quando Dussander comincia a boccheggiare tra una descrizione e l'altra, stanco dell'interesse morboso e malato di Todd, qualcosa si muove nella sua anima. Non è ribrezzo né reazione a questo forzare lo scrigno mnemonico. E' nostalgia. E' quel senso di vuoto che ti assale quando hai perso un evento. Qualcosa che è ormai passato. Qualcosa che non puoi più afferrare.




 Questa è la peggior tortura per Dussander. Rivivere quella potenza, immortale in lui nonostante gli sforzi, per adempiere al gioco di un ragazzino. Rivivere quella potenza per essere scaramentato in un inferno dove la legge del taglione lo vede vittima dell'altrui crudeltà.
 Quando Todd lo costringe a indossare una scadente riproduzione delle divise naziste, si origina un siparietto in cui l'energia prende forma. Gli ordini di parata, pronunciati da Todd, sono come le formule di un negromante, mentre quel ruotare di Denker equivalgono a una tavola ouija ormai autonoma. Una macchina del tempo che porta Denker a tornar ad essere il vero Kurt Dussander, il Sanguinario di Patin. Il sangue ariano torna a scorrere nelle sue vene, come un'infusione sacrificale. Un'altra infusione avviene in quel momento. E' come se quelle illustrazioni in B&N tornassero nella loro forma originaria. Una scenografia tridimensionale di morte e sofferenza si dilata come un anfiteatro tanatologico intorno a quel palcoscenico, avvolgendo ogni cosa con il suo odore di decomposizione. Ma il teatro che circonda il Sanguinario di Patin è quello delle grandi adunate. Il santuario degli eroi estatici innanzi al loro Fuhrer.




 L'educazione e l'adolescenza vengono, come in molte opere di Stephen King, analizzati nel racconto. Il pensiero progressista, che ha voluto eradicare la figura genitoriale tirannica, vista come la traslazione nucleare di ciò che furono i grandi dittatori del XX secolo, diviene la fornace dell'uomo nuovo, tanto agognata da quei regimi, e il patibolo dell'empatia. Ragazzi allevati come cavalli di razza, su cui si comprime un virtuale paraocchi, diventano delle calamite verso quel mondo oscuro troppo velocemente inumato. Insieme alle salme non ancora incenerite del totalitarismo e dell'uomo purificato dai vincoli sociali, viene riesumato quella componente istintiva tanto celata e irrazionalmente negata.
 Nel momento in cui il padre di Todd gli vieta di vedere il signor Denker, fino al recupero delle insufficienze, egli vede come un accenno di rabbia. Una sfumatura su quel viso puro e candido. Una sfumatura interpretata come un disturbo passeggero della vista. Diplopia, nistagmo, scotoma, ecc. Sono tante le cause possibili. Come se fosse più agognato un danno cerebrale rispetto all'ammissione dell'integrita psichica del proprio figlio. L'ammissione che quella dicotomia manicheista, capace di condensare nei figli unicamente "il così detto bene", è solo un difetto percettivo. Una selezione percettiva meno cruenta di quella naturale ma ben più dannosa.




 Elemento fondamentale, per più di un'aspetto, è l'incapacità di comprendere le conseguenze delle proprie azioni, conseguenza diretta del delirio di onnipotenza di questi cavalli di razza. 

 «No, la vera cattiva era, ed è tuttora, la tua assurda eccessiva sicurezza in te, tipicamente americana, che non ti ha mai permesso di considerare le possibili conseguenze di ciò che stavi facendo... e che non te lo permette ancora adesso.»

Difficile non pensare a Marco Furlan e a Wolfgang Abel, ma di loro parleremo in un altro post. L'identificazione dei proprio genitori con l'autorità fa sì che il passaggio dal particolare al generale conduca questi individui a un'idea astratta della giustizia. Unendo questa concezione della superiorità innanzi al giudizio penale all'assenza di empatia, si ha un cocktail altamente destabilizzante per l'inserimento sociale dell'individuo.
 Teniamo conto anche di un'altro inserimento di questi soggetti, ovvere quelle organizzazioni che, fingendo l'aderenza a ideali "superiori", sono in realtà finalizzate UNICAMENTE a fomentare la crisi sociale o al lucro vero e proprio. L'assenza di empatia impedisce a questi ragazzi di comprendere che alla base del controllo psichico verso i genitori vi è una componente affettiva, ma non una loro superiorità psichica. Superiorità che forse risulta presente altrove...

"Dussander lo stava studiando avidamente, e sentendosi improvvisamente nudo, Todd si rese conto che quell'uomo, quel vecchio, aveva interrogato centinaia, forse migliaia di persone. Era un esperto. Todd ebbe l'impressione che il suo cervello fosse diventato trasparente come un'enorme vetrina e tutti i suoi pensieri ne balenavano all'interno a lettere maiuscole."

 La società del benessere è la nuova depressione da cui far sorgere i futuri carnefici.




 Bryan Singer dirige, nel 1998, "Apt Pupil" (L'allievo), con la sceneggiatura di Brandon Boyce e la magnifica interpretazione di Ian McKellen, nei panni di Arthur Denker/Kurt Dussander. Il film snatura completamente il senso del racconto, che viene radicalmente edulcorato. Quella porta, che una volta aperta non può essere richiusa, viene completamente murata. Il film è ambientato nel 1984.




 Nella cartella Pinterest dedicata a "Nazisti... io la odio questa gente!" troverete, oltre alle immagini inerenti questo post,  poster di nazixploitation, cover di album balck metal nazionalsocialista, cover di riviste pulp, pop art, ecc. La cartella è in continuo aggiornamento.



4 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

È passato molto tempo ma ricordo benissimo di aver adorato il racconto di King mentre il film mi ha lasciato freddino: Ian è sempre bravo ma ovviamente le modifiche di trama non ricordo di averle gradite.
L'ultima tua frase finirà nei libri di storia futura ;-)

Ivano Satos ha detto...

@Cassidy Grazie Mille Cassidy!!! Il film è meno destabilizzante rispetto al racconto e permette di avere più speranze, ma anche più illusioni. Quella porta non si chiude tanto facilmente...

@Lucius Grazie Mille Lucius!!! Io adoro il racconto sia per la sua visione del nazismo come "catarsi" nera sia per la critica pedagogica. Molto estremo, ed è naturale visto l'argomento trattato.
Grazie ancora lucius, troppo buono ;)

Pirkaf ha detto...

Bellissmi entrambi, racconto e film, anche se il racconto l'ho sempre trovato eccessivamente prolisso.
Complimenti per il post. :-)

Ivano Satos ha detto...

Grazie Mille Pirkaf!!! Il film, visto in maniera indipendente dal racconto, coinvolge parecchio, anche se muta notevolmente il senso dell'opera.
Hai perfettamente ragione, quelle 200 pagine potevano essere sforbiciate un po' ;)
Grazie ancora per i complimenti Pirkaf :)