La
staticità macroscopica degli atolli contrasta con la loro eterna
dinamicità microscopica, come un brodo primordiale l'evoluzione
segue cicli di continua formazione. Un uomo appare misteriosamente su
uno di questi atolli come se anche lui fosse stato concepito dal
quella genesi continua a cui essi sono sottoposti, rimanendovi legato
in un'eterna simbiosi, in un eterno imprinting.
Nel
complesso di Barrakay, governato da un'istituzione
politico-scientifica, Ostrom Quinter si aggira per il mercato
dell'antiquariato facendo una scoperta che lo incuriosirà
notevolmente, qualcosa che ricorda il doppelgänger...
La
leggenda tedesca del doppelgänger narra che ognuno di noi ha un
sosia sulla terra ma il doppelgänger è un'immagine speculare, egli
è l'antitesi. In molti miti vedere il proprio sosia è un presagio
di morte... Quinter non incontrerà il suo doppelgänger in carne ed
ossa ma vedrà un busto, antico di mezzo secolo, identico a lui.
Questa esperienza sconvolgerebbe chiunque ma non Quinter. Almeno non
dopo aver salvato, insieme alla sua equipe, un giovane disperso su di
un atollo. Un giovane che è sopravvissuto per un decennio senza aver
mai avuto rapporti con la società .
Quinter
dovrà indagare su due fronti, il ragazzo apparso dal nulla e
l'origine di quel busto. Forse le due indagini sono collegate. Forse
la maledizione del doppelgänger non è la morte ma la follia. Poiché
la verità a volte è una luce troppo intensa per gli occhi
dell'uomo.
Su tutto
ciò grava il sospetto di un complotto. Un complotto che è stato la
causa di quello sconvolgimento, detto il Segnale, che ha indotto il
Vuoto Storico e causato la perdita della memoria collettiva. Un
enorme foglio bianco su cui l'umanità ha dovuto riscrivere per poter
tornare a vivere e sperare magari di trovare un uomo che sia rimasto
immune a quel segnale. Un uomo che possa costituire un ponte verso
quell'integrità storico-culturale ormai persa e porre termine ad una
tirannia tecnologica il cui giogo diviene ogni giorno più stretto.
Da un inizio
visionario si passa ad un'indagine scientifica tipica di quei film di
science fiction degli anni 50, ma con l'angoscia che le stranezze a
cui si assiste sono di questa terra e non vi è la presenza magari
anche ingombrante dei marziani che comunque sarebbe più rassicurante
di questo mistero insondabile. Ma una volta che ci si avvicina alla
verità è necessario agire poiché il pericolo si nasconderà nei
luoghi e nei momenti più impensabili.
Frammenti epistolari
permettono di comprendere gli avvenimenti da molteplici punti di
vista in maniera da diradare quelle incognite con cui l'autore ha
giocato nei primi capitoli. Alcuni di questi sono scritti con tale
cura da sembrare appunti antropologici di un futuro Malinowski
impegnato a studiare la celebrazione di una nuova epoca.
L'era della dissonanza, scritto
da Matteo Barbieri e arricchito dall'esoterica copertina di Ksenja Laginja, è
un'opera meditativa, visionaria, onirica in cui non mancano l'azione
e la suspense. Un romanzo in grado di far riflettere
sull'importanza della memoria come patrimonio comune di una società
che troppo spesso tende a dimenticare. Una poesia sulla forza
dell'uomo di rialzarsi sempre e del suo desiderio di scoprire la
verità ad ogni costo.
Nessun commento:
Posta un commento