martedì 20 settembre 2016

"Antropophagus" di Joe D'Amato






Una versione pianistica del sirtaki accompagna due turisti tedeschi nei bianchi vicoli di un paesino greco. Giunti in spiaggia, la ragazza si spoglia per tuffarsi nelle limpide acque dell'Egeo, mentre il ragazzo ascolta della musica. "Qualcosa" trascina la ragazza verso il fondale, virando di cremisi l'acqua del mare.
 Quel "Qualcosa" raggiunge ora la riva, lasciando una pioggia di sangue sui suoi passi. Il ragazzo, inconsapevole di quanto verificatosi, si riflette sulla mannaia che penetrerà nel suo cranio.

Atene. Julie (Tisa Farrow) conosce una comitiva di turisti a cui si aggrega per raggiungere una coppia d'amici su di un isola. La comitiva e composta da Harold e sua moglie Maggie (Serena Grandi), Daniel, la sua fidanzata Carol (Zora Kerowa) e il fratello di quest'ultima, Alan (Saverio Vallone). Il gruppo di amici dovrà modificare il precorso della gita in barca che avevano organizzato. Tutti sono entusiasti di aver accolto tra loro Julie, tranne Carol, sia per un certo atteggiamento interessato di Daniel sia per le sue capacità di cartomante e medium.
 Giunti sull'isola, il gruppo si divide. Maggie resta sulla barca insieme allo skipper,  a causa di una distorsione, mentre Harold, Daniel, Carol e Alan accompagnano Julie.
 L'isola risulta deserta e i ragazzi, nel tentativo di trovare qualche abitante, scoprono un cadavere e una scritta che li invita ad abbandonare l'isola. Una volta tornati sulla spiaggia, si accorgono che la barca ha tolto gli ormeggio e ora si muove alla deriva a largo. Riusciti a calmare uno sconvolto Harold, i ragazzi si dirigono, guidati da Julie, verso la casa della coppia. Anche qui avranno una sgradita sorpresa. La casa è infatti deserta, ma essa risulta come se fosse stata abbandonata in fretta. Ogni cosa è infatti al suo posto.
 In quella casa i ragazzi, nonostante la presenza passiva di Harold che giace ubriaco, si comportano come se fosse una vacanza normale. Sarà Carol a cercare di distoglierli da quel comportamento puerile, descrivendo la sensazione di oppressione che vive in quel luogo, saturo di energie negative. 
 Se i maschi appaiono come ottunti in quella situazione irreali, come se volessero convincersi della sua normalità per difendere il proprio equilibrio mentale, Julie sembra l'unica persona razionale. L'unica persona che cerca di capire veramente cosa sia accaduto. Lei darà infatti pieno potere alla sua curiosità, rappresentata magnificamente dalla sua veglia in giro per quella casa sospesa tra l'essere abitata e l'essere deserta.





Se Umberto Lenzi è lo Schopenhauer del cannibal movie, Joe D'Amato ne è il Nietzsche, poiché se uno cerca la Verita nell'estremo oriente, almeno con "Il paese del sesso selvaggio", l'alto la cerca nella terra degli antichi greci. Il cannibalismo è covato e celato nel cuore della civiltà, nella stessa terra che originò il concetto di democrazia. Egli sostituisce il tribale con l'araldico, e il puro con il corrotto.
 Quelle che sconvolge di Antropophagus (link Amazon)è proprio l'ambientazione. Ognuno di noi potrà riconoscere in quei luoghi il proprio centro storico, così come potrà riconoscersi tra quei ragazzi. Le immagini, rappresentate da D'Amato, riaffioreranno nelle passeggiate quotidiane o durante le vacanze nel Mezzogiorno.




 Cannibal movie fulciano quello di  D'Amato, ove  Klaus Wortmann diviene la quintessenza della moltitudine famelica. In esso la porta dell'altrove è la fame stessa, rivisitando in maniera moderna il mito del Wendigo, con l'alterità derivante dall'egoismo e dall'incapacità di resistere alla tentazione dell'antropofagia.








7 commenti:

Obsidian M ha detto...

Una ripartenza col botto, quella di Beati Lotofagi! Uno dei grandi classici massaccesiani che andrebbe visto se non altro per quella fantastica scena di autoantropofagia! Dovrei avere ancora la VHS da qualche parte... credo infognata da qualche parte in garage....

Nick Parisi. ha detto...

Innanzitutto bentornato!
E aggiungerei che era anche ora vecchio mio!
Riguardo al film, possiedo la vecchia VHS edita dalla Sheldene & Moizzi, che all'epoca era anche l'editore di Nocturno. Ricordo una grande interpretazione di Luigi Montefiori, che del film fu anche lo sceneggiatore oltre che interprete dell'antropofago.
Tra parentesi quella Vhs contiene un documentario celebrativo su film in lo stesso Montefiori si diverte a raccontare la famosa scena del "feto" e ad ironizzare sull'- allora - ingenuità recitativa di Serena Grandi, che obiettivamente nel ruolo della mammina spaventata ed affettuosa risulta poco credibile.

Ivano Satos ha detto...

@Tom Grazie mille Tom :). Quella scena è un emetico eccellente, anche se la si rivede per la centesima volta ;)

@Nick Grazie Amico, il mio periodo "autistico" evapora poco a poco ;) Quella VHS è una reliquia con i controcaz...!!!

@Cassidy Grazie Cassidy! Un film da rivedere ogni tanto per risolvere drasticamente i problemi di reflusso gastroesofageo :)

Hell ha detto...

Oh, finalmente. :D

Ivano Satos ha detto...

Ciao Hell!!! Il tempo di riprendere a carburare e poi ci saranno un po' di sorprese ;) Nel frattempo ti ho pensato anche su altri lidi :) Grazie di tutto Amico!!!

Hell ha detto...

Ah, la mail che ti ho mandato non ricordo più quando è sempre valida, eh. :D
Bentornato.
Ora vado a vedere gli altri lidi. :D

Ivano Satos ha detto...

@Hell Appena letta Hell! Quella mail riscalda più di una bottiglia di grappa barricata! Grazie ancora Amico!!! :)