martedì 29 settembre 2015

Alessandro Girola - Nimrod






    Una serie di terremoti sconvolge la Terra, la cui superfice diviene una rete di morte. La penisola italica subisce la perdita di numerossissime città. Come se non bastasse, dalle ferite della terra si ergono creature immense. I giganti fuoriescono dalle viscere della terra. In una simbiosi di distruzione, essi annientano ciò che la furia del suolo ha graziato.
 A render ancor più folli quelle creature sono quegli pseudopodi, quei tentacoli che dall'addome corrono fino ai piedi ad accarezzar quel suolo germinativo di morte e sofferenza. Villi ipertofici per nutrire il loro sadismo abnorme.
In un'Emilia-Romagna ferita e sofferente, l'ispettore forestale Salvati riunisce intorno a se cinque forestieri, i cui legami sono troppo lontani o erosi per poter essere rincorsi. Questo gruppo di esclusi dalle manovre di evacuazione si rifugia in una villa nei pressi di Langhirano. Quella che loro vivranno però, solo celati da quella peste dalle membra titaniche, non sarà un'esperienza boccaccesca. Con una connessione ancora presente ma claudicante, i cinque rifugiati verranno assaltati da notizie la cui fondatezza non potrà mai essere provata, funamboli gettati su funi illusorie. Così come è un'illusione pensare di essere al sicuro in quella villa. Forse è arrivato il momento di combattere!

lunedì 28 settembre 2015

Racconto zombesco di Mirko Giacchetti in onore di Zombie Walk Novara 2015!!!






     La Zombie Walk è la rappresentazione itinerante di un'apocalisse zombie. Un enorme branco di persone, truccate come non morti, vaga ruminando carne umana e petando umori decomposti per la città ventilata. Nella serata del 3 ottobre si svolgerà la prima edizione di Zombie Walk Novara, organizzata dal gruppo informale Horror Horror Horror con la collaborazione dell'Associazione V-Events
 Per incrementare le capacità empatiche di tutti i partecipanti, gli organizzatori hanno programmato per il pomeriggio un evento culturale presso il locale Insolito Gusto, situato a Novara in via XX settembre n°12, dove potrete assistere alla presentazione delle ultime opere partorite dalle menti di Annamaria Lorusso, attrice e sceneggiatrice, di Pietro Grandolfi e Mirko Giacchetti, scrittori ben noti agli amanti dell'horror. A seguire la band "Gli Stil Novo"
 Ricordiamo, per coloro che hanno intenzione di partecipare alla Zombie Walk Novara, la possibilità di usufruire dei truccatori del progetto, presentandosi al locale Insolito Gusto a partire dalle ore 14. Coloro che hanno un aspetto di per sé mortuario, che sono usciti vivi da una pogata o che hanno la possibilità di truccarsi indipendentemente, possono raggiungere il punto d'incontro per la passeggiata gutturale alle ore 19. Se avete una suocera cardiopatica... quale giorno migliore per una visita a Novara?


 Programma dell'evento (in aggiornamento)
- ore 14.00: apertura locale Insolito Gusto (via XX Settembre 12)
- ore 15.30: inizio trucco
- ore 18.30: piccolo ristoro
- ore 20.00: inizio della Walk
- ore 22.30 (circa): arrivo al locale Insolito Gusto(via XX Settembre 12)
- ore 23.00: buffet e musica
- ore 00.00: chiusura manifestazione

 Il nostro amico Mirko Giacchetti, delle cui opere vi abbiamo parlato qui, ha voluto dedicare un racconto zombesco a Renato Politi e Desy Fornara, i due organizzatori che lo hanno inserito nel menù antropofago di Novara. Siamo onorati quindi di fungere da tramite per codesta opera dedicante, dove deflagrano l'humor nero e la crudeltà spiazzante tipici dell'autore. Buona lettura!







L’ultima volta.


     Un filo di fumo nero contro un cielo di un azzurro infinito non ha l’aria di un evento casuale, ma ha l’aspetto di un invito chiaro e preciso, una cosa del tipo: “abbiamo acceso un falò per movimentare la festa, veniteci a trovare.”
Da quel braccio di statale che da Casalino porta a Novara, quella sottile speranza oscura richiama gli zombie verso San Gaudenzio, ma attira anche l’attenzione di Renato. Si è accorto della novità del giorno, quando è uscito per controllare le protezioni attorno a cascina Rosella, il suo rifugio. La costruzione non è un incrocio, è un incidente tra una caserma e una azienda agricola, edificato nel mezzo delle risaie e gli sciami di zanzare. Protetta da un solido muro di cemento ha un’anima tozza da castello fortificato e l’aspetto da colonia penale.
Intrappolato nel silenzio di un mondo morto, non inizia il giorno allo stesso modo, non infila la vanga nel cranio degli inopportuni visitatori impegnati a strisciare nel fossato o in cerca di riposo tra le spirali del filo spinato. Questa mattina il suo sguardo rimbalza tra la colonna grigia e la schiena dei cadaveri con il vizio del trekking.
Il gregge dei passeggiatori si dirige verso San Gaudenzio.
Dopo i giorni del contagio non ha più incontrato solo trapassati incapaci di rimanere tranquilli nelle fosse. Una serie di giornate tutte uguali, l’abitudine lo ha avvolto con una persistente sensazione di una sicurezza a prova di Apocalisse. Così è partito per cercare tracce di altri esseri viventi, ogni fallimento lo ha condito con la fantasia e, sperando più del necessario per un uomo nelle sue condizioni, non ha perso la fede. Non si è arreso all’evidenza di essere l’unico vivo nel raggio di chilometri.


*
Stringe il volante mentre nelle vene gli scorre un cocktail di adrenalina ed eccitazione. Sfreccia sull’asfalto con la modalità Carmageddon per mettere sotto le ruote la maggior quantità di morti viventi. Negli anni la popolazione di ritornati è drasticamente diminuita. Gli esemplari più vecchi rimasti in circolazione sono stati congelati e tostati a dovere dalle varie intemperie: si sono assottigliati, ma non rassegnati. Non puzzano come le peggiori discariche di Caracas, hanno più l’aspetto di scheletri straccioni; quelli più freschi sono il solito pasticcio di carne marcia maleodorante, espressione vacua e affetti dalla ben nota rigidità motoria.
È concentrato. Per non distrarsi, ascolta la sottile filigrana di rumore bianco trasmessa dagli altoparlanti e rende più rumoroso l’abitacolo della Fiat punto. Ce n’è abbastanza ma sono disposti a random e la maggior parte striscia i piedi tra l’erba intossicata dei campi a bordo strada.
Ironia della sorte, ha una carrozzeria rossa, l’ideale per tenere lo sporco creato dal sangue raffermo dei resuscitati.
Osserva la cenere che dalla terra arriva sino al cielo, ma sceglie il tragitto più largo nell’anello delle tangenziali. Cerca di penetrare attraverso il punto più sottile tra la periferia e il nucleo della città. Arrivato all’altezza del centro commerciale San Martino, guarda i resti abbandonati. Un’imponente colata di cemento armato, affondata nel mezzo di una conca e un piano sprofondato sotto terra. Dopo essere stato depredato, devastato e distrutto dall’isteria di massa ha perso la maschera; ogni vetrina sfondata vomita l’oscurità del deserto spacciato per offerta speciale, infiocchettato e lustrato sotto l’occhio vigile dei registratori di cassa.
Curioso, un enorme esercizio commerciale, dove la generosità non è di casa, è stato battezzato con il nome di un santo arrivato sul calendario per aver diviso il proprio mantello con un povero. La contraddizione non sfiora il cervello di Renato, schiaccia a fondo l’acceleratore scende dal cavalcavia, prende velocità per aprirsi un varco tra l’orda in via Costa, un rettilineo farcito di non morti e arginato da palazzoni senz’anima.
Sfoltito il muro dei non abbastanza morti per stare fermi, si rende conto che la presenza degli infetti cala inesorabilmente. Un buon segno, la sua corsa ha raggiunto l’inizio dell’esodo delle larve.
Via XX Settembre non nasconde sorprese, nemmeno sotto i portici. Largo Costituente è una curva, scorre veloce. Si lascia le poste centrali alle spalle. Arrivato, penetra in Piazza della Libertà e si ferma. Gli zombi sono molti, ma non troppi e si possono affrontare senza spiacevoli danni collaterali.

*
Oltre il vetro del parabrezza, sul ciottolato davanti al Teatro Ciocca spicca una pira abbrustolita con tanto di meridiana nera su cui è legato un cadavere carbonizzato. Il suo arrivo attira l’attenzione, i non morti ci impiegano un po’ per voltarsi, ma l’unica sopravvissuta continua a distribuire colpi con la spranga.
La quiete dura solo un attimo. Scende dall’auto. Non vuole rischiare di investire quella farfalla anfetaminica che vola troppo veloce e non si risparmia nell’usare l’arma improvvisata. Afferra la pala, apre la portiera e viene investito dall’odore di barbecue. Dalle narici ai polmoni il tragitto è breve e l’immediata risposta del suo organismo non tarda ad arrivare; un prepotente conato di vomito lo fa traballare. Scuote la testa, cerca di riprendersi, respira con la bocca e inizia il lavoro di muscoli sui bordi della marea zombie per rimuovere lo strato di troppo che lo separa dalla misteriosa sopravvissuta.
Lei sembra non vederlo, troppo presa a sfogare la rabbia. Indossa un paio di blue jeans, degli anfibi viola in puro stile Dr. Martens, una felpa nera. È ricoperta da altrui materiale organico giunto ben oltre la naturale data di scadenza.
Renato avanza di qualche metro, ma un brivido attraversa il suo cervelletto, qualcosa non va. I masticatori vicini preferiscono la tartare di carne, infatti cambiano rotta e lo approcciano, ma la maggior parte la ignora e prosegue imperterrito verso i resti della grigliata.
Se non la attaccano è perché è già spacciata pensa, riprendendo fiato. L’intuizione è una scossa elettrica e gli brucia i neuroni. Il viaggio di sola andata verso l’illuminazione termina quando un urlo umano gli si insinua nei timpani e turba la quiete raggiunta dall’anima.
La ragazza scarica la furia, gli corre incontro saltando e aggirando ogni ostacolo presente.
“Aspetta – urla sollevando la mano sinistra – posso aiutarti.” Mente senza ritegno, ma spera di riuscire a farla ragionare.
La tattica si rivela fallimentare. Appena è a tiro, la fredda estremità dell’acciaio impatta sulla tempia dell’ultimo arrivato.
Il primo appuntamento non è andato bene. Non se ne rende conto, perché sviene e dall’illuminazione passa al buio.


*
Riemerge dalle tenebre. Il risveglio non è dei più piacevoli, il più potente dei mal di testa nella storia ha messo su casa nelle sue ossa craniche, quando la luce si schianta sulle pupille moltiplicando il suo dolore.
Vorrebbe allungare una mano e stropicciarsi la faccia, ma i polsi sono stretti da una robusta corda, la gola soffocata da un giro troppo stretto di canapa e i piedi ancorati alla testata in ferro. Nell’inutile tentativo di liberarsi, riesce solo a dimenarsi nel letto su cui lo hanno legato.
Il resto della stanza è un concentrato di sporco, vuoto e cattiveria. A terra, abbandonata al suo destino, sopra un evidente strato di polvere c’è la spranga, degli abiti sporchi e una sedia di legno.
Dalla finestra sulla parete vede uno scorcio di tetti, ma non riesce a riconoscere la zona.
Prima di capire cosa gli stia succedendo, si ritrova a mollo nel suo sudore; i battiti cardiaci hanno una cadenza superiore alla frequenza consentita a uomo. L’idea di morire perché il cuore esplode lo rincuora. L’alternativa di essere inerte nelle mani di una pazza scatenata non è di suo gradimento.
Ma non è il momento di lasciarsi andare. Cerca di evadere usando la sola forza delle braccia. Non se ne rende conto, ma per lo sforzo ruggisce.
Niente, chi si è occupato dei nodi sapeva il fatto suo.
Tra il mal di testa e la fatica si sente esaurito come una pila scarica.
Alle sue spalle si apre una porta.
“Cerca di stare zitto, altrimenti arrivano tutti qui.” La voce di lei è grave, ha lo stesso suono di una lima sfregata sulla grattugia.
“Liberami subito”. Renato gioca la carta del carattere, mostrarsi decisi può aiutare in situazioni del genere.
“Seee, poi vuoi due uova sbattute?” chiede lei.
Non è messa bene. Gli occhi marroni sono spenti, malati. La pelle è bianca, lucida per il sudore e tende a cascare verso il basso. Un reticolo di vene blu traccia la mappa della sua paura di morire. Si è vestita con una t-shirt nera di The Walking Dead e i pantaloni verde chiaro di una tuta da ginnastica acetata.
“Hai notato l’ironia?” Solleva il dito per indicare la frase rossa Beware of Biters appena sopra la faccia stampata di un morto vivente.
“Liberami subito.” È un disco rotto, ripete la stessa frase un centinaio di volte, ma le varie intonazioni attraversano tutta la gamma delle emozioni disponibili.
La ragazza si rialza a fatica, si muove a rallenty e ansima più del necessario. Estrae un fazzoletto dalla tasca e glielo inserisce in bocca. “A me, non servirà più” dice e, nel tentativo di ridere, inizia a tossire.
Tra lei e uno zombie non c’è più molta differenza.
“Ciao, sono Desy, quello bruciato, era il mio compagno.” Si perde nei pensieri e sposta lo sguardo oltre la finestra. “Non era stato infettato, così l’ho arrostito.” Raccoglie i pensieri, ritorna a fissarlo. “Sai, non voglio morire, ma se deve proprio accadere, voglio essere la fine dell’umanità.” Il respiro è un sibilo fastidioso. “Con me, deve morire tutto.”
Lui prova a parlarle, ma ogni suono è filtrato dal cotone parcheggiato nella sua bocca e i mugolii emessi non bastano per replicare.
“Quando tornerò, potrei avere fame e tu sarai il mio primo pasto.” Si lascia cadere sulla sedia e assume le sembianze di una bambola spezzata.
Il petto smette di muoversi, i lunghi capelli neri le coprono il viso e sulle braccia spicca il morso.
Il take away umano tenta di liberarsi, ma i legacci resistono.
Almeno morirà esausto.
Passano i minuti, il silenzio ha occupato la stanza e la preda piange ogni singola lacrima aspettando la fine.
Il corpo di lei ha uno spasmo, poi sussurra le sue ultime parole: “sto arrivando.” (Mirko Giacchetti)




domenica 27 settembre 2015

"Ultimo mondo cannibale" di Ruggero Deodato






   Un biplano atterra su una pista situata nella foresta dell'isola filippina di Mindanao. Oltre al pilota, Charlie, scendono a terra Robert (Massimo Foschi), ricercatore della compagnia petrolifera,  Rolf (Ivan Rassimov), antropologo della spedizione, e Swan, assistente del gruppo.
 Dopo il brusco atterraggio, i membri dell'equipaggio avranno un'ulteriore brutta sorpresa. Il campo base risulta infatti deserto e razziato, sono inoltre presenti tracce di lotta. Rolf, osservando un'arma primitiva sporca di sangue, capisce che il campo è stato attaccato da una tribù rimasta all'età della pietra. 
 Robert resta sconvolto e si addentra all'interno della foresta, costringeno Rolf a seguirlo. Ormai persi dentro quel groviglio di vegetazione, i due uomini scoprono la presenza di un cadavere divorato. Ritrovano la via per tornare alla pista quando è ormai prossima la notte, costringendo il gruppo a pernottare sul luogo. 
 I corpi e le caratteristiche della lancia fanno sospettare a Rolf la presenza in quell'isola di una popolazione misteriosa, i Manago. I suoi sospetti sono particolarmente gravi per loro, visto che quella è una tribù di cannibali. Gli ultimi cannibali rimasti al mondo che forse li stanno spiando proprio in quel momento...




 Swan, uscita dall'aereo per un bisogno impellente, sparisce nel nulla dopo aver terrorizzato gli uomini con un urlo agghiacciante. Con le prime luci dell'alba, Charlie, Robert e Rolf, danno inizio alle ricerche, interrotte dalla morte del pilota a causa di una trappola. Quel corpo straziato non è nulla rispetto a quello che vedranno quasi celato dalla vegetazione, ovvero i selvaggi che si contendono i resti di Swan. I loro denti che masticano quella donna generano un suono il cui eco non è altro che un conto alla rovescia per i due sopravvissuti.




 La foresta diviene una spirale di suoni e colori che aggredisce e strega con la sua pluralità di elementi.  Ma ad aprirsi innanzi ai nostri occhi non sarà solo la fitta flora di questo inferno verde. Deodato squarcia la terra che come un melograno mostra i suoi elementi interni, qui costituiti da una miriade di esseri antropofagi. Una moltitudine di corpi che glorifica la potenza della Madre Terra, di cui diviene viva membrana protettiva e nutritiva. Anticorpi e villi che con la maestosità della loro pura crudeltà difendono la terra ristabilendo quasi il diritto di possesso. Quegli uomini, che contribuiscono alla disidratazione del suolo dal suo sangue nero, vengono ora divorati da quei guardiani inconsapevoli.




 Deodato dà origine a una virata epica della storia, a tratti quasi omerica. Vi sono momenti in cui viene sprigionata la potenza rituale della popolazione primitiva e la sua componente sopita nell'uomo civilizzato.
 Proprio il conflitto tra queste due entità costituisce il fulcro su cui si basano i cannibal movie del regista potentino.  L'uomo civilizzato è sempre detentore del male, che sia attivo attraverso il sadismo o l'assenza di empatia, come in "Cannibal Holocaust" e "Inferno in diretta", o passivo attraverso la sua collaborazione con multinazionali, come in "Ultimo mondo cannibale". Il cannibale  diviene quell'ostacolo divino, il Satana del Pentateuco, posto dalla Natura/Dio nei confronti del Male. Ciò tesse quasi un legame tra Deodato e  Larry Fessenden. Entrambi i registi inseriscono nelle loro opere degli ostacoli contro l'egoismo dell'uomo, volto nei confronti del macrocosmo della natura o nel microcosmo delle interazioni umane.




 Come in tutti i cannibal movie, l'opera presenta degli intervalli costituiti da scontri tra animali diversi. Queste scene però non sono come spesso avviene concentrate nella parte iniziale, preannuncio alla lotta per la sopravvivenza che i personaggi dovranno affrontare, ma sparse nell'opera. La loro cacofonia funge ancor più da elemento destabilizzante per il fruitore e per i personaggi travolti da quel mondo. Tali episodi costituiscono un elemento funzionale, oltre che estetico, dell'opera.
 Il vero tabù oggi è proprio quello di rappresentare, se pure in forma naturalmente simulata, la lotta tra gli animali selvatici e la loro uccisione, a volte anche ludica, da parte dell'uomo. Il confronto emotivo tra l'effetto di queste scene e quello delle torture inflitte all'uomo, quest'ultime oggi ormai saturanti, non può che indicare la maggior capacità delle prime di indurre un disagio travolgente. Questo elemento disturbande, tipico del genere, non può essere trascurato da nessun cannibal movie.




martedì 22 settembre 2015

"Nazisti... io la odio questa gente!": Davide Maspero e Max Ribaric - Come lupi tra le pecore. Storia e ideologia del black metal nazionalsocialista







     <<Il paradosso arriva ad un livello tale per cui quelli che voi definite "subumani" sono in realtà i portatori dei valori nobili e dello stile di vita che fate finta di venerare e cercare di seguire e per cui combattere. I negri inferiori dell'Africa, i mongoli musi gialli nelle giungle e steppe dell'Asia, e i cosiddetti "indiani primitivi"... sono tutti portatori di questa indole guerriera, di uno stile di vita spirituale e in armonia con la natura e l'universo, di nobiltà d'azione, e di sicuro non sono schiavi del materialismo, del progresso tecnico, dei principi morali della società odierna e degli stereotipi delle religioni monoteiste abramitiche. Tutto ciò che voi venerate ma non sarete mai in grado di ottenere, loro ce l'hanno da secoli!>> ( Alexander Ivanov, leader degli Aryan Art)



     IN QUESTO ARTICOLO SONO PRESENTI COVER DI GRUPPI CHE ADERISCONO AL MOVIMENTO NATIONAL SOCIALIST BLACK METAL. QUESTE IMMAGINI POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA'. IL LORO UTILIZZO , COSI' COME I COLLEGAMENTI A BRANI MUSICALI RAZZISTI E XENOFOBI, HA IL FINE DI RENDERE PIU' COMPLETA LA CONOSCENZA DEL FENOMENO DESCRITTO. SE DECIDI DI CONTINUARE ACCETTI LA LORO VISIONE!!!


    L'anticonformismo adolescenziale si è sempre nutrito di "eroi" e correnti artistiche o ideologiche in grado di corrodere la cultura dominante. Arieti edipici atti a scandalizzare e scioccare. Il gioco al rialzo di questa lotta contestatrice e stata incentivata dalla metabolizzazione della condotta anticonformista da parte dell'industria, che addomesticava nel canile del marketing qualsiasi corrente rivoluzionaria. Questo gioco all'estremizzazione ha indotto un controsenso che potrebbe risultare comico se questo gioco non fosse costellato di tragedie. 
 Il desiderio di vivere il proprio essere libero dalle costrizioni di una società ipocrita e repressiva ha generato una contemporanea e incoerente negazione del proprio essere al fine di rendere più estremo il conflitto. La rinuncia della propria "umanità", al fine di trasformare sé stessi in un'entità destabilizzante, ha causato un ritorno allo stato di partenza, il non essere per l'apparire. Il rinunciare al proprio Io per accettare in sé il "male assoluto" di cui parla Galli, come stadio ultimo non assimilabile dal processo di metabolizzazione conformista. L'individuo decide quindi di annullare sé stesso ma trasformandosi in una sorta di  kamikaze  ideologico in grado di colpire al cuore la società, diffondendo un'onda d'urto finalizzata ad indurre una reazione a catena dagli effetti incontrollabili e destabilizzanti.
 Il processo di assuefazione della simbologia antisociale lo possiamo vedere nella parabola del satanismo, da fonte di omicidi e incendi di antichissime chiese a caricatura adolescenziale. La croce rovesciata diviene un simbolo di contestazione non dissimile da quella A cerchiata, che in passato aveva fatto tremare le teste coronate e i politici di tutta Europa, divenuta ora spilletta per i figli borghesi in gita trasgressiva alla Montagnola. Il satanismo vira sempre di più verso una forma di paganesimo annacquato, divenendo quasi una forma di new age più territoriale, mentre i satanisti acidi sono semplici drogati psicopatici della provincia benestante che se fossero cresciuti in una metropoli avrebbero forse indirizzato la loro attenzione verso una lotta più terrena ma altrettanto fantasiosa. 
  Da queste macerie di vinti e inglobati si ergono le nuove postazioni di distruzione di massa. Le armi tanto agognate e sognate, il cui pensiero ha agito da dolce morte per i capitolati. Le V2 di ultima generazione non minacciano i cieli col sottofondo della Cavalcata delle Valchirie. Il colpo di coda della crisi adolescenziale risuona sulle note del NSBM, il black metal nazionalsocialista.


Skrewdriver

 Davide Maspero e Max Ribaric, gli autori del saggio Come lupi tra le pecore. Storia e ideologia del black metal nazionalsocialista (560 pagine, collana le Tempeste, Tzunami Edizioni, 1 febbraio 2013), indagano sulla nascita e lo sviluppo del NSBM partendo da quelle figure della cultura musicale, precedenti al fragoroso ingresso sulle scene del black metal, in cui le idee e/o la simbologia nazionalsocialista si svilupparono in maniera armonica, per una fedeltà ideologica reale o con semplici fini scioccanti. Dopo Wagner, autore  del pamphlet "Il giudaismo nella musica", incontriamo i Skrewdriver fondati da Ian Stuart Donaldson, appartenente alla scena RAC/OI!, gli Slayer di Angel of Death, gruppo thrash metal che ha spesso giocato con l'altalena delle smentite e delle provocazioni, gli italiani Schizo, colpevoli di una svastica stilizzata e di un brano ambiguo ad abbellir il primo demo, i Carnivore, primo gruppo di Peter Steele dei Type O Negative, Anal Cunt, partoriti dalla mente di un Cecco Angiolieri autodistruttivo e nazista,  fino ad arrivare ai Malevolent Creation, che dalle maglie del KKK passano al Metalheads Against Racism.


Mayhem - 1990

 Tutto questo prima che si verificasse la grande rivoluzione oscura, la nascita in Norvegia del black metal, in cui al necro-sound e al corpsepaint si uniscono elementi culturali ancestrali, come l'occultismo, il paganesimo, le saghe nordiche e il satanismo. Ben presto l'istinto violento si distoglie dall'autodistruzione, elemento spesso esaltato nella musica estrema e ben rappresentato dal suicidio di Dead, il cantante dei Mayhem, e comicia ad essere diretto verso l'esterno, non più limitandosi quindi a testi guerrafondai. I roghi delle antichissime chiese norvegesi in legno, le stavkirke, cominceranno a illuminare le stellate notti norvegesi, ma anche l'omicidio di Euronymous, chitarrista staliniano dei Mayhem, da parte del conte Grishnákh, incendiario e  nazista (per approfondire leggi anche "Lords of chaos. La storia insanguinata del metal satanico")


Varg Vikernes alias Count Grishnackh

  I roghi e gli omicidi sono elementi di un black metal primordiale, distante da quell'industria economica che ha portato perfino la Norvegia, la cui stessa libertà religiosa era stata da questi messa in discussione, a trasformarlo in calamita turistica ed elemento folkloristico.
 Proprio il conte galeotto sarà responsabile, durante gli anni dell'assimilamento culturale del balck metal satanico, di una fitta opera di proselitismo grazie al quale diventerà ben presto uno dei punti di riferimento del NSBM. I pricipi dell'odalismo del conte Grishnákh, cioè paganesimo, nazionalismo tradizionale, razzismo e ambientalismo, sono ora pilastri dello stesso NSBM, corrente da cui il conte si è comunque dissociato.


L'incendio della stavkirke di  Fantoft, avvenuto ill 6 giugno 1992.


 Per comprendere quello che stava avvenendo in seno al black metal, ovvero la fagocitosi da parte dell'industria discografica di un genere ritenuto il più distruttivo e la contemporanea estremizzazione di una fascia più underground del movimento, basta leggere le dichiarazioni di Ulvhedin Høst, leader dei Taake, dopo la sua epurazione dal Karmøygeddon Metal Festival del 2008 per aver esibito sul petto il disegno di una svastica durante un concerto tenutosi a Essen: <<Il black metal non è, e non deve diventare, innocuo come tutti gli altri generi del metal. Detto francamente, trovo assurdo che nessuno abbia nulla da obiettare riguardo ai nostri testi, che parlano di omicidio, stupro, tortura, necrofilia e suicidio, ma in compenso veniamo boicottati per aver usato un determinato simbolo in una singola occasione.>>  Questo discorso, fatto da un metallaro desideroso di provocare e di certo non membro del filone NSBM, dimostra che tutta la cultura satanica del black metal è ormai metabolizzata dal sistema. L'ultimo vero tabù resta quella croce uncinata, divenuta marchio di infamia per il gruppo di Høst ma fonte di orgoglio caratteriale per moltissimi altri gruppi.
 Il back metal, esaltazione delle tradizioni pagane e del legame con la propria terra, si presta benissimo a una estremizzazione in chiave nazionalsocialista, intrinseca per certi aspetti all'origine di questo genere in cui l'edipico desiderio di sconvolgere risulta ipertrofico.


<Vogliamo dichiarare che Transilvanian Hunger è oltre ogni critica. Se qualcuno dovesse provare a criticare questo LP dovrà essere trattato con sufficienza per il suo comportamento palesemente giudeo>> Testo che i Darkthrone chiesero alla casa discografica di riportare sul retrocopertina dell'album Transilvanian Hunger. Il rifiuto della casa discografica portò a un ripiego piu politicamente corretto...


 Escludendo alcuni gesti che mirano a scioccare più che a manifestare una reale fede per l'ideologia nazionalsocialista,  in Norvegia assistiamo a una minore aderenza alla scena NSBM, tra i pochi nomi spiccano i rinati Disiplin. Nel resto della progressista e multiculturale Scandinavia osserviamo, grazie a una descrizione precisa e accurata, un processo molto diverso. Ma tutto avverrà con il tipico stile quelle nazioni progressiste attente all'ecologia. Gli arti mutilati verranno infatti eliminati rispettando la suddivisione della raccolta differenziata...


David Myatt, massimo rappresentante del satanismo magico in Gran Bretagna, in un'opera di Richard Moult


 Esistono legami più oscuri a collegare il NSBM al Black metal dei primissimi anni '90, e quest'ultimo a quel calderone di correnti che fu il nazismo.
 Proprio per spiegare questo collegamento, gli autori delineano la storia di quei movimenti che dal secondo dopoguerra in poi esaltarono l'unione tra odio razziale e principi esoterici. Partendo dal National Renaissance Party, che durante la dirigenza di Madole ebbe legami anche con il discusso e spesso odiato La Vey,  ci viene mostrato un insieme di organizzazioni eccentriche dove ad esempio l'immagine di Hitler arriva a sostituire il Baphomet della messa nera, come avviene nel gruppo Temple 88, o dove gli ariani non dovranno limitarsi al dominio della sola Terra, come auspicato dalla visione di "Homo Galactica" formulata da David Wulstan Myatt. Forti saranno i legami tra questi gruppi e i membri del NSBM, alcuni dei quali fonderanno degli ordini propri.


Absurd - Sonnenritter

 Dopo questa indagine prodromica, gli autori analizzano lo sviluppo del NSBM nelle diverse nazioni. Come non cominciare dalla Germania? La nazione che ha dato la gloria a Hitler non è certo terra feconda, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, per il NSBM. I motivi sono principalmente tre: la presenza del "Dipartimento federale per i media dannosi per i giovani", che ha colpito perfino il famosissimo videogame Wolfenstein 3D; la saturazione di un mercato ben allattato da Nuclear Blast e Century Media, che sfornano opere di qualsiasi genere estremo; i rischi per le case discografiche di subire sanzioni legali e anche, soprattutto, boicottaggi dagli artisti della propria scuderia e dagli stessi acquirenti allergici a qualsiasi progetto si avvicini soltanto al nazionalsocialismo. Gruppi come Absud, Wehrhammer, Aryan Blood, e Totenburg non possono presentarsi sui palchi dei concerti pubblici, neanche attraverso le magliette indossate dai fans, sono quindi costretti a esibirsi solo a eventi privati, e risultano boicottati nelle numerosissime pubblicazioni metal del suolo teutonico. Quella del NSBM germanico è una storia costellata di arresti, blitz, perquisizioni, chiusure giudiziarie di label e latitanze.
 Bisogna specificare che i gruppi di questo sottogenere del black metal si possono catalogare in due insiemi, quelli che vedono nel nazionalsocialismo un mezzo per raggiungere la diffusione del Male, come ad esempio il gruppo svedese Sons of Satan, e quelli che credono fermamente nella funzione salvifica dell'ideologia hitleriana. Questi ultimi associano alla loro attività musicale una fitta opera di proselitismo.
 Non dobbiamo considertare l'aderenza al nazismo come un mezzo per pubblicizzare le proprie opere. Abbiamo visto gli effeti di un tale comportamento in Germania. Vi sono gruppi che se non sbadierassero la loro fede politica riuscirebbero a sfondare nel mercato mainstream, decidendo invece di restare relegati a una condizione ultra-underground, e case discografiche che decidono di capitolare pur di non rinnegare la scintilla culturale che ne indusse la nascita. E' il caso della label belga Wood Nymph che deciderà di soccombere pur di non sottomettersi alla richiesta della Rough Trade di ristampare il libretto dell'album "Mocking the Philanthropist", degli americani Grand Belials Key, per renderlo idoneo alla vigente normativa tedesca.
 Questa adesione ad una fede straniera risulta comunque discordante col concetto stesso di nazionalismo, andando a stravolgere quel legame Terra e Sangue tanto esaltato. Questo vale per i gruppi NSBM greci ma soprattutto per quelli di cultura Rus'. Gli slavi secondo Hitler, parliamo quindi del fondatore dell'ideologia nazionalsocialista, erano dei subumani. La coerenza verso l'esaltazione di questa ideologia estranea dovrebbe trasformare gli slavi fedeli al NSBM in discepoli del Kraft dostoevskijano e suicidarsi.



Patris - Servants of Hellenism


 La Grecia, che ha vissuto l'occupazione nazista ma anche la dittatura dei colonnelli, rappresenta una scena importantissima per il NSBM, seconda solo a quella della Polonia. Vi sono comunque gruppi nazionalisti che non vedono di buon occhio questo legame con il Terzo Reich, mentre esaltano l'ellenismo e il nazionalismo greco puro. Esempio di questo HNBM (Hellenic Nationalist Black Metal) son i Patris. Interessante risulta il legame tra la scena NSBM e l'organizzazione politica di estrema destra "Alba Dorata".


Ad Hominem - A New Race for a New World

 Questo legame, tra politica e scena musicale estrema, in Francia non riesce a instaurarsi sia per l'elitarismo dei gruppi NSBM, che ritengono le organizzazioni White Power non diverse dai teppisti e dai tossici, sia per il disinteresse dei movimenti politici verso questi gruppi dai comportamenti extra-musicali molto discutibili. I gruppi black metal legati al nazismo, che anticipano di ben cinque anni la nascita ufficiale del movimento NSBM, oltre a subire censure e boicottaggi saliranno agli onori della cronaca per atti di vandalismo ai danni delle chiese ma anche per un episodio di vilipendio di cadavere particolarmente creativo...


Fullmoon - United Aryan Evil

 Se negli stati che hanno vissuto l'onta del nazismo, ma anche del collaborazionismo, il NSBM incontra notevoli difficoltà a diffondersi, nonostante le band autoctone diventino dei veri punti di riferimento per il movimento internazionale, negli stati liberati dal giogo della Madre Russia le cose risultano notevolmente diverse. L'ideologia nazista diviene una sorta di reazione al dominio sovietico e all'umiliante sottomissione  subita. La fiaccola che brucia sull'altare del Fuhrer è una brace di purificazione della propria terra e della propria cultura.


Thor's Hammer ‎– The Fate Worse Than Death

 L'esempio più rappresentativo è la Polonia, terra dove il The Temple of Fullmoon riesce a unire esoterismo e paganesimo con il nazismo, diffondendo il terrore e purificando il black metal dalle mode castranti. Il fine quindi è quello di portare il black metal a quello delle origini. A quello del conte Grishnákh.
 Ben presto anche le notti polacche cominceranno a essere illuminate dal rogo delle chiese e bagnate dal sangue, mentre tuonano gruppi come Fullmoon, Graveland, Infernum, Capricornus, Thor's Hammer, Veles, Thunderbolt, Kataxu, Sunwheel, Gontyna Kry e Dark Fury.
  Questo sentimento di rivalsa, unito alla nuova ascesa del cristianesimo e dell'immigrazione, è alla base della diffusione del NSBM anche in Bielorussia (PD SS Totenkopf, Apraxia e Kamaedzitca)  e in Ucraina (Drudkh, Kroda, Nokturnal Mortum e Ungern).


<<Le foto sono una raffigurazione delle varie fasi della moderna lotta rivoluzionaria, l'azione diretta>>. M8L8TH

  Nell'ex-Unione Sovietica si assiste a un aumento dell'immigrazione e all'acquisizione di un ruolo sempre più centrale della chiesa ortodossa nella società. Questi elementi, uniti all'ostilità verso il regime passato e alle difficoltà di una giovane economia controllata dagli oligarchi, incentivano la diffusione di un'ideologia estrema. Il black metal russo, genere che si è diffuso principalmente dopo il boom della seconda metà degli anni '90, assisterà alla virata NS dei Branikald, gruppo storico attivo dal 1994, con la pubblicazione nel 2001 dell'album "Triumph Des Willens". Ormai la porta dell'inferno è stata aperta e dopo progetti musicali underground (Forest, Vargleide, Rundagor, Walknut, Velimor) il NSBM russo diviene fenomeno internazionale. Vediamo quindi l'instaurarsi in Russia di quel legame forgiato anche in Polonia e Grecia, l'unione tra metallari nazisti e skinhead. Tale legame sarà nutrito anche dal desiderio comune di riunire le terre e le popolazioni Rus' in un'unico stato.



Fanisk – Noontide


 Questa fusione tra le diverse organizzazioni legate al nazismo risulta particolarmente accentuata negli Stati Uniti. William Luther Pierce, fondatore del movimento separatista National Alliance, è sempre stato consapevole dell'importanza della musica per la consapevolezza dell'orgoglio bianco. Egli cercherà quindi di non ghettizzare la musica NS all'ambiente skinhead e OI!/RAC. Da ciò deriva l'acquisizione della Resistance Record, label fondata da George Burdi, pioniere e poi trasfuga del metal nazionalsocialista.
 Il fine è anche quello di avvicinare al movimento tutti quegli adolescenti che non si identificano con la violenza e la sete di birra delle teste rasate, spesso incapaci di reggere un discorso su Savitri Devi, Ragnar Redbeard, ecc.
 Nella scena NSBM statunitense vedremo anche ferree adesioni all'odinismo, esaltazioni delle gesta militari nazionali, ma anche legami con la cultura segregazionista sudista, come avviene per gli Arghoslent.
 In una terra dove il rogo dei neri era un rito paragonabile al barbecue, risulta drammaticamente scontato che, insieme a numerosi suicidi, la scena NSBM statunitense si sia macchiata del tentativo di bruciare una famiglia di afroamericani con tutta la loro casa.



Via Dolorosa & Totenkopf - Avanguardie Di Morte


Gli autori  mostrano lo sviluppo del NSBM in moltissime altre nazioni, oltre a quelle di cui ho parlano in manera essenziale in questa recensione. Viene quindi trattato lo sviluppo del NSBM in Belgio, Svizzera, Inghilterra, Croazia, Bulgaria, Australia, Canada, Spagna, Portogallo, Messico, Brasile, Colombia, Perù, Cile, Argentina e Italia.
 In Italia l'interesse per il NSBM è sempre stato flebile, a ciò si deve aggiunge una sorta di emarginazione internazionale causata da vecchi contrasti ideologici. Pochissimi sono i gruppi black metal realmente ideologizzati in cui non ci si limita a usare la svastica come spauracchio. Attraverso gruppi come  Lvpvs Infestvs e Via Dolorosa, gli autori analizzano il fenomeno del NSBM in Italia, i legami con il fascismo e i rapporti con l'Oi!/RAC e il NSHC.



domenica 20 settembre 2015

"Inferno in diretta" di Ruggero Deodato.






 Guyana, 1985. Alcuni narcos sono intenti a raffinare della cocaina su delle palafitte. Silenzioso e rapido come un serpente, Quecho (Michael Berryman) affiora dalle acque per compiere assalti invisibili ai danni dei criminali.
 Gli indios, guidati da Quecho, danno origine a un'improvvisa mattanza di tutti i narcotrafficanti, le cui armi da fuoco appaiono inutili contro quelle primtive dei Nativi.
 Dopo che i corpi senza vita degli uomini uccisi vengono gettati in pasto ai coccodrilli, gli indios consegnano la droga già raffinata all'equipaggio di un idrovolante restato in attesa durante lo scontro.
Miami. Fran Hudson (Lisa Blount) e Mark (Leonard Mann) sono due giornalisti appostati fuori da un'edificio in cui si sono rifugiati alcuni narcotrafficanti. Prima dell'arrivo della polizia, i due reporter entrano nell'edficio e scoprono una carneficina. Decidono di effettuare lo stesso il servizio, mostrando le immagini della mattanza mentre Fran descrive l'inferno del mondo della droga.




 La stanza, trasformata dagli assassini in un'opera ematica inglobante di Pollok, viene "rivissuta" in studio televisivo dai due giornalisti. Dalla notizia alla notizia totale. Il corpo della donna, su cui si proietta la telecamera ma anche lo schermo della televisione, diviene un'essenza amplificata. La scintilla di un feedback post-mortem.



 Grazie a una foto trovata sul luogo del delitto, Fran riesce a tessere un collegamento tra la strage del Tempio del Popolo, setta cristiano-socialista guidata dal reverendo Jim Jones e trasferitasi dall'Indiana alla  foresta guyanese, la scomparsa di Tommy, figlio del direttore dell'emittente televisiva, e la droga giunta a Miami. 
I due giornalisti si recano quindi in Guyana per cercare il colonnello Brian Horne, il braccio destro del reverendo Jim Jones che dovrebbe essere morto nel suicidio collettivo del '78, ma che in realtà appare su quella foto, vecchia di soli tre mesi. Il loro arrivo avverrà nel momento meno opportuno...




 La violenza tribale si scontra con quella dei narcos originando un confronto tra arcaico e modero, così come avveniva in Cannibal Holocaust, dove a scontrarsi con la ritualità era il sadismo puerile al servizio del marketing giornalistico. Qui invece il reporter diviene passivo voyeur, la sua è una violenza morale.
 In una scena viene riproposto, in forma naturalmente più gore, il massacro del Tempio del Popolo. Osserviamo i due giornalisti che penetrano in un girone infernale, regno di avvoltoi che straziano le carni ormai morte.




 L'intera giungla diventerà un inferno per i due giornalisti, ampliando la scenografia inglobante della scena del crimine iniziale, rendendola viva e attuale come la notizia di cui i reporter sono veicoli. La giungla come esecutrice di una legge del taglione derivante dalla loro insensibilità, moderni Prometei che hanno tentato di rubare l'imperturbabilità divina.




"Inferno in diretta", capitolo finale della trilogia iniziata con "Ultimo mondo cannibale" e proseguita con "Cannibal Holocaust", risulta una fusione tra il genere tropical, quello d'azione e lo slasher. Il colonello Brian Horne incarna perfettamente la figura del militare liberatosi dal giogo del servilismo verso uno stato corrotto e desideroso di raggiungere una spiritualità superiore. Tutto ciò fa assomigliare il colonello di Deodato al  Kurtz di "Apocalypse Now" e al Learoyd di "Addio al Re" (Farewell to the King).




domenica 13 settembre 2015

"Anche gli scrittori leggono!" Non di solo luminol vive la scientifica e di defibrillatori il 118, ovvero "La gestione della scena del crimine" di Pellacani, Ziccardi, Luppi e Cani.







    "La gestione della scena del crimine" è un'opera frutto del lavoro interdisciplinare tra agenti di polizia scientifica, Patrizia Ziccardi e Fulvio Cani, e infermieri specialisti in emergenza-urgenza extraospedaliera, Marco Pellacani e Fabrizio Luppi. Questo studio nasce dalla necessità di colmare una lacuna conoscitiva riguardo alla collaborazione tra agenti di polizia scientifica e operatori sanitari del 118. 
 Benché sia il personale di soccorso sia gli agenti di pubblica sicurezza condividano l'obiettivo di salvare delle vite, essi talora scoprono che i rispettivi doveri sulla scena di un crimine sono in conflitto fra di loro. Il personale di soccorso può concentrare l'attenzione sulla necessita di valutare una vittima ricercando segni di vita e vitalità, mentre il personale di pubblica sicurezza è preoccupato di conservare le prove sulla scena di un crimine o assicurare un colpevole alla giustizia. L'opera cerca di tracciare delle linee guida al fine di tutelare le esigenze di entrambi gli operatori. Evitare di contaminare le tracce sul campo aiuterà successivamente le forze di polizia a catturare il criminale prima che possa eventualmente ripetere un altro crimine. I due attori principali vengono quindi analizzati nei loro ruoli in presenza di una reale o sospetta scena del crimine.




 Il primo capitolo analizza, dopo averne ripercorso la nascita in Italia, la struttura e le competenze della polizia scientifica. Si arriva quindi al sopralluogo giudiziario, procedura che dovrebbe essere conosciuta a menadito da coloro che desiderano addentrarsi nell'incauto compito di creare trame con segugi in divisa. Oggi non ci si basa più solo sul romantico intuito dell'ufficiale di polizia, il metodo scientifico, grazie a Salvatore Ottolenghi, è approdato anche nelle indagini giudiziarie. Il sopralluogo diviene quindi l'insieme di numerosissime attività scientifiche finalizzate alla conservazione dello stato dei luoghi collegati al reato e alla ricerca e tutela degli elementi e delle tracce riferibili al reato. La tutela e lo studio dei luoghi e degli elementi collegati al reato risultano procedure indispensabili all'identificazione degli attori del reato, vittima e carnefice, e alla rielaborazioni delle dinamiche inerenti l'attuazione del reato stesso.
 La parte più corposa del capitolo è rappresentata dalla descrizione delle tracce, dalle metodiche di repertazione e dalle procedure di analisi di laboratorio. Per tracce si intendono tutte quegli elementi materiali attraverso cui è possibile stabilire l'attuazione di un reato, ovvero un collegamento tra l'autroe e il crimine e/o la vittima.  Vengono analizzate le tracce biologiche (sangue, formazioni pilifere, sperma, saliva, placenta, urina, sudore e muco nasale), le tracce non biologiche (impronte digitali, impronte dentarie, orme di scarpe, tracce di pneumatici, tracce e reperti balistici, tracce chimiche-tossicologiche, ecc), le tecniche di laboratorio per l'evidenziazione e la ricerca delle tracce (luminol, U.V. Crimescope, tetrametilbensidina e lo Stub) e il test del DNA.




 Il secondo capitolo è dedicato al sistema 118, di cui viene ripercorsa la nascita, particolarmente travagliata rispetto a quella della polizia scientifica, e l'anello del sistema di soccorso. Segue quindi il capitolo dedicato alla procedura di intervento standard, in esso si analizza la preparazione all'intervento, la valutazione della scena, la valutazione primaria, la valutazione secondaria, i triage di indirizzamento, il traporto e il monitoraggio.
 Il paragrafo dedicato al trattamento del paziente con trauma penetrante analizza i danni apportati all'organismo umano da proiettili e da armi a bassa energia, come coltelli e frecce, ecc. Questo paragrafo risulta importantissimo non solo per gli autori di opere inerenti le varie sfumature del giallo, ma per tutti coloro che intendono inserire scene di violenza ed azione nelle loro opere, che siano di fantascienza o horror, le conseguenze e il trattamento di eventi traumatici sono componenti che devono risultare il più possibile aderenti alla realtà. Già il solo evitare di comparare il defibrillatore alla macchina del dottor  Frankenstein, come si verifica in molti film e fiction, sarebbe un segno manifesto di cultura.
 Il personale del 118 può intervenire in una scena del crimine definita "ad accesso limitato", ovvero una scena del crimine in cui non sono presenti pericoli come criminali, esplosivi o armi chimiche o batteriologiche, in caso contrario si parlerebbe di "scena ad accesso chiuso". In questo contesto gli operatori del 118 devono lavorare tentando, nei limiti del possibile, di non alterare le tracce presenti. Esistono due procedure di interazione con una scena del crimine, una viene attuata nel caso in cui il paziente sia deceduto mentre l'altra nel caso in cui vi sia la necessità di prestare interventi assistenziali.
 Molte chiamate al 118 omettono il nesso di causalità tra un'azione delittuosa e l'emergenza sanitaria, ciò fa sì che gli operatori possano trovarsi innanzi a una scena del crimine impreparati sia dal punto di vista logistico, risulterà infatti assente la tutela fornita dagli agenti di polizia, sia da quello procedurale, il non utilizzo del kit di protezione. Questo è uno scenario ad altissimo rischio non solo per la possibile contaminazione della scena del crimine, ma soprattutto per la sicurezza degli operatori stessi.
 Fondamentale risultano in questo caso la conoscenza del territorio di appartenenza, la valutazione della scena di intervento e la valutazione del paziente. La valutazione della scena di intervento serve per stabilire  se l'ambiente sia sicuro, in caso contrario gli operatori devono ritirarsi poiché "un soccorritore morto non può aiutare nessuno" e attendere l'arrivo degli agenti di pubblica sicurazza, ma serve anche a rilevare quelle tracce, descritte perfettamente nel capitolo precedente, da cui si evince il nesso di causalità con un'azione delittuosa.
 Si possono riscontrare segni di infrazione e scasso, macchie ematiche trasferite o da gocciolamento lungo le vie di fuga, presenza di armi, oggetti contundenti con tracce ematiche evidenti, eccessivo disordine dell'ambiente, ecc.




 Il riconoscimento dell'azione delittuosa può derivare anche dalla valutazione del paziente in base alle conoscenze di medicina legale degli operatori del 118. Illuminante risulta in questo caso il capitolo terzo dedicato alla medicina legale. In esso viene trattata la traumatologia (lesioni da arma bianca, lesioni da arma da fuoco, investimento e precipitazione) l'asfissiologia (soffocazione, impiccamento, strangolamento e strozzamento), la cronologia della morte ( ipostasi, rigidità cadaverica, acidificazione, disidratazione, autolisi, autodigestione, putrefazione, mummificazione, macerazione, saponificazione e corificazione).
 La conoscenza delle lesioni risulta fondamentale nella descrizione di una vittima, ma anche nel seminare indizzi che andranno a materializzare la figura dell'assassino. Faccio un esempio molto banale. Le codette sono le sottili estremità di una ferita da taglio. La codetta più corta indica, nel caso di superficie piana ad es. addome, il lato da cui è penetrata la lama. In caso di superficie curva, come il collo e quindi nello sgozzamento, la codetta più lunga corrisponderà all'estremità da cui la lama è entrata. Ottimo per sapere se l'assassino e mancino o destro.
 La medicina legale serve anche a non fare lo stupido errore di confondere lo strangolamento con lo strozzamento, descrivere in maniera creativa uno zombi e rendere più interessante il ritrovamento di un cadavere. Volete mettere la goduria di sostituire il semplice <<... in avanzato stato di decomposizione>> con il gustoso <<era di aspetto lardaceo e untuoso>> tipico della saponificazione?
 L'ultimo capitolo è dedicato agli effetti dello stress sugli operatori di pubblica sicurezza e sui soccorritori del 118. E' un argomento che riguarda le così dette helping profession, cioè le professioni basate sulla relazione di aiuto. Questo problema riguarda anche insegnanti, preti, pompieri, assistenti sociali, ecc. Può essere utile nella creazione di personaggi metabolizzati dal loro lavoro. E' una figura tipica di molti polizieschi, ma anche di film drammatici come il bellissimo Al di là della vita (Bringing Out the Dead) di Martin Scorsese.




"La gestione della scena del crimine" è un libro fondamentale poiché racchiude in un'unica opera elementi di soccorso extraospedaliero, indagine scientifica, medicina legale e medicina del lavoro. Potete ordinare direttamente alla casa editrice, Athena Audiovisuals, la nuova edizione "Soccorso e scena del crimine: problematiche e strategie operative", 444 pagine, 2013.
  Se volete approfondire le procedure di soccorso preospedaliero vi consiglio "PHTLS: Prehospital Trauma Life Support" di Alberto Adduci (624 pagine, 2011, Elsevier Srl). E' un mattone che costa quasi 100 euro ma ne vale decisamente la pena. Se poi siete interessati al soccorso sanitario in scenari di guerra, eccovi un altro mattone "Prehospital Trauma Life Support: Military Edition" (897 pagine, 2015, Jones & Bartlett Pub.), disponibile solo in inglese.