Le città tedesche sono ricche di zoo. Oltre a quello dei relitti umani della stazione, un altro zoo risplende sotto il cielo, uno zoo ipertecnologico dove sono ospitati numerosissimi animali.
La scena iniziale del film è rappresentata da una tigre in gabbia che ringhia aggressiva. L'inquadratura cambia e ci mostra per un attimo la testa di un cavallo. Un solo attimo che riesce a calamitare l'emotività dello spettatore verso un animale domestico, meno feroce quindi della tigre, ma dotato di una bellezza e di una grazia in grado di competere con la maestosità del felino. La riduzione del dettaglio ci mostra che quella testa è in realtà uno scarto di macelleria che viene diviso, in maniera perfettamente simmetrica, dagli inservienti dello zoo intenti a nutrire i felini. Quest'attività innesca la furia delle belve, che già pregustano la sorgente di quell'odore inconfondibile.
Proprio tra queste sonorità di feroce bramosia, il veterinario Rupert Berner (John Aldrich) guida la giornalista Laura Schwarz (Lorraine De Selle) nel suo tour tra gli animali dello zoo. Rupert sta notando uno strano aumento dell'aggressività negli animali ospitati nella struttura. In realtà anche gli animali esterni ad essa cominciano a comportarsi in maniera non proprio normale.
Mentre una coppia di ragazzi si è appartata in macchina, una moltitudine di topi si riversa in strada. Lentamente i topi, dopo aver sbranato un gatto, si riversano su quei giovani corpi, le cui carni vengono dilaniate con un attento virtuosismo dei dettagli.
La scena all'interno dello zoo, in cui ogni cosa vibra come se fosse iniziato il giudizio universale, ha qualcosa di magico. L'inserviente ascolta un gemito che risulta quasi incomprensibile, così come risulta incomprensibile quell'assurdo vibrare e tremare. Quasi ci dimentichiamo di essere in un film dove le creature "cattive" sono reali, sono degli animali chiusi in gabbia. Ci aspettiamo quasi di vedere un Grande Antico o un Troll, ma la vista di quella testa di elefante, che avanza attraverso il muro, non riesce di certo a far calare quel senso di attesa del dramma.
La caduta del muro causa un corto circuito che innesca l'aperura automatica delle gabbie, controllate elettronicamente, e la liberazione di tutti gli animali presenti nello zoo. Animali che andranno a unirsi a quelli già presenti in città.
"Wild Beasts - Belve feroci" rientra nel filone dei film con animali assassini, film che quasi sempre racchiudono un messaggio, a volte velato a volte manifesto, di denuncia riguardo al comportamento scellerato dell'uomo nei confronti della natura. Le esposizioni di atrocità si alternano alle immagini provenienti da una conferenza di scienziati, organizzata per il centenario dalla morte di Darwin.
Classica trama di Bad Animals anni '80 caratterizzata da coppia non ufficiale, pre-esistente o neoformata, in cui è presente almeno uno scienziato e un membro con divorzio e figlio/a alle spalle, elementi presenti anche nel film Deadly Eyes o The Rats (Occhi nella notte), con cui l'opera di Prosperi presenta alcuni legami, ad esempio la scena della metropolitana.
La figlia di Laura, Susy, è una sorta il grillo parlante, rappresentando la coscienza della madre stacanovista. E' una bambina esilarante nel suo ricordare alla madre, con metodi quasi da stalker, la propria esistenza e, contemporaneamente, la propria indipendenza, più imposta che frutto di emancipazione. I dialoghi tra madre e figlia sono sempre filtrati, ora da un registratore ora da un telefono.
Originale risulta l'eterogeneità degli animali coinvolti che trasforma la città in una giungla non metaforica ma reale. Un'eterogeneità a cui consegue una diversa modalità di aggressione e distruzione. Distruzione della corporeità che si distacca completamente dai film stranieri di questo filone, presentando invece una rappresentazione legata al realismo dei Mondo Movie, genere in cui proprio Franco Prosperi, insieme a Paolo Cavara e Gualtiero Jacopetti, ha sfornato diverse opere a partire da "Mondo Cane". Ricordiamo inoltre che il regista è dottore in scienze naturalistiche e agrarie, oltre che importantissimo ricercatore e regista di documentari naturalistici. Lavorò per il Centro Italiani Ricercatori Subacquei, la Società Geografica Italiana, lo Zoo di Roma e la Rai.
Le aggressioni degli animali sono spesso verso le automobili, che risultano quasi un elemento "schermante" nelle scene di violenza. A proposito di automobili, gli inseguimenti risultano molto poliziotteschi.
Ci sarà un forte contrasto tra l'azione chirurgica, attuata ad esempio dai felini, e l'azione da bulldozer degli elefanti. Alcuni animali daranno origine ad un vero massacro all'interno di un allevamento. Il gioco di Prosperi è mostrarci che il disagio sarà ben più forte in questa mattanza, dove il senso di reale e di finto viene quasi a perdersi, rispetto alla macellazione degli esseri umani.
Il finale, evidente omaggio a Croneneberg, resta comunque il momento più inquietante. Ma anche Fulci viene omaggiato grazie a un compositore cieco...
"Wild Beasts - Belve feroci" presenta quindi tutti gli stereotipi dei Bad Animals anni '80, ma la mano e l'esperienza di Franco Prosperi lo rendono un film imperdibile per gli amanti del genere.
"Wild Beasts - Belve feroci" presenta quindi tutti gli stereotipi dei Bad Animals anni '80, ma la mano e l'esperienza di Franco Prosperi lo rendono un film imperdibile per gli amanti del genere.
2 commenti:
Questo l'ho visto per puro caso l'anno scorso e da allora mi sono sempre dimenticato di recensirlo,ed è stato un bene: non sarei stato in grado di evidenziare i punt che leggo qui, quindi avrei fatto un pessimo servizio al film ;-)
Complimenti, e viva le bestiacce al cinema!
@Cassidy Grazie a te Cassidy! Il film e una bella versione italiana con effetti speciali superiori a molti film stranieri di bad animals.
@Lucius Troppo buono Lucius! Adoro i vecchi film con animali assassini, con quelle trame sociali tirate per i capelli ;) Grazie ancora per i complimenti Amicius :-)
Posta un commento