Se la rivoluzione scientifica ha disperso quelle tenebre che legavano l'uomo
privandolo della sua libertà e di una possibile emancipazione
esistenziale, quella stessa luce ora abbaglia il povero, il
diseredato dell'era pre-industriale, illuminando la sua coscienza e
la sua consapevolezza di essere il nulla. La consapevolezza del non
essere.
Al
culto della razionalità, divenuta la nuova divinità e la nuova luce,
si contrappone la distorsione dei paradisi artificiali, il Dio della
realtà interiore. Ostia di questo culto diviene il pane corrotto, il
pane frutto di quei cereali contaminati e stupefacenti in grado di
aprire le porte della percezione. Il pane selvaggio è la manna
caduta dal cielo per i miserabili.
Il
popolo, trasformato in un esercito di uomini-insetto che
"assedia" la vita dei nobili e dei borghesi panciuti, è la rappresentazione in vivo degli incubi di Bruegel. Corpi deformi
rivestiti di pergamena, carne mummificata tornata a vivere, ratti con
fattezze quasi umane che si aggirano come eserciti invasori lungo
le vie dei signori in cerca di rifiuti. Escrescenze animatesi e
tornate a inquietare i "nutriti".
Questa
massa disorganizzata, ancora scevra dal sogno dell'emancipazione sociale, cercherà il paradiso in terra attraverso i percorsi
dell'alterazione. Che sia la sessualità "silvestre",
l'alcool, le ritualità passate e pagane, il miserabile focalizza le fonti liberatorie sul male immediato. Si pone quasi un ironico
ponte temporale tra i figli della miseria e i futuri figli del
benessere. Il paradiso ora e subito.
Per il
povero è come se l'ansia per l'anno mille non fosse mai passata,
continuando a essere in agguato sul suo capo. La minaccia
dell'apocalisse risulta ciclica come sono cicliche le stagioni e le
carestie. La fame rende impossibile qualsiasi pensiero di se stessi
proiettati nel futuro. La ritualità della narcosi è posta accanto
all'alimentazione "malata" come mezzo per rallentare il
decadimento. Diradare la morte, certa ma procrastinabile, attraverso ciò che Virgilio chiamava la "fame oscena", induce nell'uomo una regressione verso stadi passati e ancestrali.
La cancellazione del proprio futuro, come singolo e come collettività, diviene esaltazione del presente anche attraverso la cancellazione del passato, rappresentata dal sacrificio rituale dei vecchi, divenuti alimento per i giovani. In questi Carmina Diabolica, il riso si legava alla morte, divenendo il vecchio morente, grazie a particolari erbe come l'apium "risum" rustico, mimo buffonesco che attraverso il suo stesso riso annullava il suo stesso omicidio.
Il non-uomo, divenuto animale egli stesso, vede il suo prossimo come suo simile... Come il porco risulta prezioso in ogni sua parte, così il corpo umano diviene fonte di beni e poteri. Il cannibalismo si lega quindi alla medicina e all'esoterismo. Il sangue come fonte di giovinezza, il cranio come calice per raggiungere l'invincibilità agli "insulti delle armi", ma anche distillazioni cadaveriche, cerotti umani, ecc.
A noi ciò può far rabbrividire, ma quando la morte è sempre a un passo, ella diviene familiare. Parte della propria vita. Questa vicinanza rende normale l'utilizzo di membra trapassate come tramite tra il vivo e la morte, mezzo di esorcizzazione della fedele mietitrice.
Ma nell'uomo-insetto non è solo la percezione della morte a essere alterata. La dimensione interiore, alterata e allargata, distorce le dimendioni del mondo. Le regole rinascimentali per la rappresentazione del reale vengono sovvertite. La prospettiva diviene un vortice in grado di assegnare dimensioni fagocitate e metabolizzate in un filtro aberrante. Il tempo è la pulsazione di un mare in cui onde e correnti annullano il giusto verso. Una cronologia scandita non dagli astri ma dal moto intestinale, la cui stasi ferma il tempo poiché il giorno più lungo è il giorno della fame.
Così come un insetto diviene moltitudine, trasformandosi in popolo letame che stravasa nelle vie cittadine in cerca di rifiuti o di bontà, così la mente alterata diviene allucinazione collettiva. In questo modo nasce il miracolo, la possessione e la germinazione del Diavolo.
Quella di Camporesi è un'indagine accurata e scioccante su un'umanità cancellata dai libri di storia. Un'umanità ricordata solo come dato, numeri in statistiche inerenti carestie e pestilenze. Il miserabile viene trasformato nelle opere storiche da uomo-insetto a frutto del calcolo, disperso in quella stessa moltitudine aberrante agli occhi dei nutriti. L'autore quindi riporta a una dimensione carnea questi esseri cancellati, mostrando come in Italia il sacro e il profano andavano a mescolarsi nella lordura della povertà, costituendo un unguento in cui lo spirito era nutrito dalle ritualità antiche, capaci di mutare la percezione del proprio essere, mentre il cristianesimo, attraverso le opere di assistenza, leniva la corporeità, generando quindi un assurda sostituzione dei ruoli.
E' un opera importantissima perché mostra un mondo sconosciuto che spesso viene idealizzato e distorto dagli scrittori. Distorsione che avviena ancora oggi, poiché il passato, in un tempo di insicurezze e paure, diviene certezza anche se velata dalla più spessa nebbia
Il mondo descritto da Camporesi non è solo quello che precede il XVIII secolo, esso è ritornato spesso nella storia d'Italia, sotto braccio alla fame e alla guerra. Esso si è affacciato da un antro infernale alla cui apertura ha collaborato lo stesso uomo con la sua follia e il suo egoismo.
"Il pane selvaggio" di Piero Camporesi
Questo primo articolo per la rubrica "Anche gli scrittori leggono!" lo dedico a uno scrittore e lettore garantito, ovvero a Massimo Mazzoni e al suo visionario Sarranieri schianta diavoli. Quest'opera ha come protagonista il futuro San Ranieri, patrono di Pisa, ed è il primo volume del progetto Sanctuarium: "si tratta di un'ambientazione condivisa che rilegge le biografie alto medievali dei Santi Patroni di alcune città italiane, alla luce di tutti quegli elementi horror e sovrannaturali rilevabili in molte delle loro agiografie. Quindi miracoli, guarigioni, resurrezioni di morti, evocazioni di diavoli e tutte le leggende, non sempre canoniche, che appartengono anche alle tradizioni popolari".
Link per l'acquisto su Amazon
Il prossimo libro che verrà recensito per la nostra nuova rubrica, finalizzata a far conoscere libri che potrebbero essere utili come fonti per futuri progetti creativi di "scrittori che leggono", sarà un'opera ghiottissima per tutti gli amanti del giallo e delle sue sfumature:
"La gestione della scena del crimine" di Marco Pellacani, Patrizia Ziccardi, Fabrizio Luppi e Fulvio Cani. A cura di Gianmarco Cifardi, 200 pagine, Athena Srl 2008.
L'opera è stata scritta sia da agenti di polizia scientifica, Ziccardi e Cani, sia da due infermieri specialisti in emergenza-urgenza extraospedaliera,Pellacani e Luppi. Essa analizza le procedure con cui gli agenti di polizia scientifica e il personale del 118 interagiscono con la scena del crimine e tra loro stessi. Ognuno di questi due attori avrà un capitolo a lui dedicato.
I due restanti capitoli che completano l'opera sono dedicati alla medicina legale, arricchito da ben 50 immagini, e al supporto psicologico agli operatori, spesso vittime di stress, disturbo post-traumatico da stress e sindrome del burn-out.
La cancellazione del proprio futuro, come singolo e come collettività, diviene esaltazione del presente anche attraverso la cancellazione del passato, rappresentata dal sacrificio rituale dei vecchi, divenuti alimento per i giovani. In questi Carmina Diabolica, il riso si legava alla morte, divenendo il vecchio morente, grazie a particolari erbe come l'apium "risum" rustico, mimo buffonesco che attraverso il suo stesso riso annullava il suo stesso omicidio.
Il non-uomo, divenuto animale egli stesso, vede il suo prossimo come suo simile... Come il porco risulta prezioso in ogni sua parte, così il corpo umano diviene fonte di beni e poteri. Il cannibalismo si lega quindi alla medicina e all'esoterismo. Il sangue come fonte di giovinezza, il cranio come calice per raggiungere l'invincibilità agli "insulti delle armi", ma anche distillazioni cadaveriche, cerotti umani, ecc.
A noi ciò può far rabbrividire, ma quando la morte è sempre a un passo, ella diviene familiare. Parte della propria vita. Questa vicinanza rende normale l'utilizzo di membra trapassate come tramite tra il vivo e la morte, mezzo di esorcizzazione della fedele mietitrice.
Ma nell'uomo-insetto non è solo la percezione della morte a essere alterata. La dimensione interiore, alterata e allargata, distorce le dimendioni del mondo. Le regole rinascimentali per la rappresentazione del reale vengono sovvertite. La prospettiva diviene un vortice in grado di assegnare dimensioni fagocitate e metabolizzate in un filtro aberrante. Il tempo è la pulsazione di un mare in cui onde e correnti annullano il giusto verso. Una cronologia scandita non dagli astri ma dal moto intestinale, la cui stasi ferma il tempo poiché il giorno più lungo è il giorno della fame.
Così come un insetto diviene moltitudine, trasformandosi in popolo letame che stravasa nelle vie cittadine in cerca di rifiuti o di bontà, così la mente alterata diviene allucinazione collettiva. In questo modo nasce il miracolo, la possessione e la germinazione del Diavolo.
Quella di Camporesi è un'indagine accurata e scioccante su un'umanità cancellata dai libri di storia. Un'umanità ricordata solo come dato, numeri in statistiche inerenti carestie e pestilenze. Il miserabile viene trasformato nelle opere storiche da uomo-insetto a frutto del calcolo, disperso in quella stessa moltitudine aberrante agli occhi dei nutriti. L'autore quindi riporta a una dimensione carnea questi esseri cancellati, mostrando come in Italia il sacro e il profano andavano a mescolarsi nella lordura della povertà, costituendo un unguento in cui lo spirito era nutrito dalle ritualità antiche, capaci di mutare la percezione del proprio essere, mentre il cristianesimo, attraverso le opere di assistenza, leniva la corporeità, generando quindi un assurda sostituzione dei ruoli.
E' un opera importantissima perché mostra un mondo sconosciuto che spesso viene idealizzato e distorto dagli scrittori. Distorsione che avviena ancora oggi, poiché il passato, in un tempo di insicurezze e paure, diviene certezza anche se velata dalla più spessa nebbia
Il mondo descritto da Camporesi non è solo quello che precede il XVIII secolo, esso è ritornato spesso nella storia d'Italia, sotto braccio alla fame e alla guerra. Esso si è affacciato da un antro infernale alla cui apertura ha collaborato lo stesso uomo con la sua follia e il suo egoismo.
"Il pane selvaggio" di Piero Camporesi
Questo primo articolo per la rubrica "Anche gli scrittori leggono!" lo dedico a uno scrittore e lettore garantito, ovvero a Massimo Mazzoni e al suo visionario Sarranieri schianta diavoli. Quest'opera ha come protagonista il futuro San Ranieri, patrono di Pisa, ed è il primo volume del progetto Sanctuarium: "si tratta di un'ambientazione condivisa che rilegge le biografie alto medievali dei Santi Patroni di alcune città italiane, alla luce di tutti quegli elementi horror e sovrannaturali rilevabili in molte delle loro agiografie. Quindi miracoli, guarigioni, resurrezioni di morti, evocazioni di diavoli e tutte le leggende, non sempre canoniche, che appartengono anche alle tradizioni popolari".
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"La gestione della scena del crimine" di Marco Pellacani, Patrizia Ziccardi, Fabrizio Luppi e Fulvio Cani. A cura di Gianmarco Cifardi, 200 pagine, Athena Srl 2008.
L'opera è stata scritta sia da agenti di polizia scientifica, Ziccardi e Cani, sia da due infermieri specialisti in emergenza-urgenza extraospedaliera,Pellacani e Luppi. Essa analizza le procedure con cui gli agenti di polizia scientifica e il personale del 118 interagiscono con la scena del crimine e tra loro stessi. Ognuno di questi due attori avrà un capitolo a lui dedicato.
I due restanti capitoli che completano l'opera sono dedicati alla medicina legale, arricchito da ben 50 immagini, e al supporto psicologico agli operatori, spesso vittime di stress, disturbo post-traumatico da stress e sindrome del burn-out.
6 commenti:
Grande articolo!
Grazie Mille Nick!!! Una splendida infornata di fiducia per la nuova rubrica!!! ;)
Pezzo spettacolare, denso e intenso: la dritta su Camporesi è di quelle buone ;-)
aspetto con ansia la scena del crimine!
Grazie Mille Lucius!!! Sapevo che come scrittore e lettore avresti apprezzato ;)
Ivano chiedo umilmente pietade!!! Ho avuto un Settembre incasinato e questo post mi era proprio passato. Ho visto solo ora il bell'articolo che mi hai dedicato, grazie mille!
Figurati Max, ci mancherebbe altro. Come dice il Girola, cerchiamo di andare oltre le Colonne d'Ercole ;)
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