Un uomo si aggira tra St. Catharines e New York assassinando alcune persone attraverso una cerbottana con dardi imbevuti di veleno di cobra. Durante la fuga dal suo terzo omicidio viene investito e ucciso da un camion. La perquisizione del corpo porta alla luce un filmino 8mm, sulla cui confezione è riportato il nome di Diana Morris (Paola Senatore). Le indagini della polizia collegano la donna a Melvyn Jonas (Ivan Rassimov), guru del ritorno alla natura come servizio dell'anima. Jonas e Diana, insieme ad altri seguaci, si sono allontanati dalla civiltà. Per rintracciare Diana, e attraverso lei Jonas, l'FBI si rivolge a sua sorella Sheila (Janet Agren).
Gli agenti e Sheila assistono alla proiezione del filmino, in cui si fondono giri turistici e riti tribali cruenti. Attraverso alcuni confidenti, scoprono il legame tra Jonas e la setta della purificazione, un'antica società rituale indigena che usa il dolore per riavvicinare l'uomo alla natura. Sheila si reca quindi in Borneo dove recluta il connazionale Mark Butker (Robert Kerman), il quale vive di espedienti dopo aver disertato dalla Guerra del Vietnam, per penetrare all'interno della foresta e raggiungere Jonas.
Il secondo cannibal movie di Lenzi presenta un forte legame con "Il paese del sesso selvaggio", non solo per la presenza dei suoi due attori principali, ovvero Ivan Rassimov e Me Me Lay, o per l'inserimento di alcune sue scene. Il legame è rappresentato dal colonialismo, inteso non in senso geopolitico e militare, bensì spirituale.
Nella recensione di "Il paese del sesso selvaggio" abbiamo parlato del fortissimo legame della trama con "L'uomo chiamato cavallo", legame che il film di Silverstein istaurerà anche con "Addio al Re" di John Milius. Tutti questi film, oltre a una trama molto simile, hanno in comune il concetto di uomo bianco come essere dotato di un'intrinseca capacità di dominare. Si parla certamente di empatia, amore, rispetto, ecc, ma vi è sempre la componente di superiorità intellettuale. I primitivi diventano pedine nelle sue mani, ciò che avviene dopo non conta. Il principio è questo. Principio che comunque ritroviamo anche in Apocalypse Now e, ampliandolo all'intera specie umana, in molte opere di fantascienza in cui il terrestre riesce ad avere la meglio su un intera popolazione extraterrestre.
Qui il potere del leader si estende comunque anche ai membri del "mondo civilizzato".
"Mangiati Vivi" rappresenta, meglio di qualsiasi altro film, la rete di connessioni e influenze tra Deodato e Lenzi. In esso si ha come il risultato di quel salto di qualità, o interesse di specie, che avviene nel serial killer, dove il fanciullesco sadismo verso gli animali si trasforma nel sadismo verso gli esseri umani. Se in "Il paese del sesso selvaggio" la violenza era principalmente a danno degli animali, qui si avrà una maggiore visione di corpi massacrati e cannibalizzati. E' come se il Deodato avesse agito da catalizzatore per questo saltò di qualità.
Secondo elemento di contatto è la figura del reverendo James "Jim" Warren Jones, guida spirituale della setta del Tempio del Popolo e responsabile del massacro dei suoi membri attraverso il suicidio di massa avvenuto nella foresta guyanese il 18 novembre 1978. Il reverendo viene nominato nell'opera "Inferno in diretta" di Ruggero Deodato, dove il personaggio del colonnello Brian Horne, braccio destro del reverendo, incarna perfettamente il leader del colonialismo spirituale citato prima. Ulteriore connessione quindi tra le opere dei due registi del cannibal movie.
"Mangiati Vivi" di Umberto Lenzi è una sorta di omaggio ai cannibal movie, risultando presenti scene, oltre a quelle numerosissime de "Il paese del sesso selvaggio", di "Ultimo mondo cannibale" e de "La montagna del Dio cannibale".
Oltre ai già citati Ivan Rassimov e Me Me Lay, risulta presente Robert Kerman, il professor Harold Monroe di "Cannibal Holocaust". Vedremo anche, oltre alle gioiose Me Me Lay e Paola Senatore, la sublime Janet Agren in tutto il suo splendore...
Janet Agren non può che farci venire in mente il nostro amato Fulci, proprio le musiche dei Budy-Maglione ricordano in alcuni momenti quelle di Fabio Frizzi
Nella cartella Pinterest dedicata al cannibal movie troverete i poster e le immagini di molte delle opere trattate nel blog. La cartella è in continuo aggiornamento.
ggg
Nella recensione di "Il paese del sesso selvaggio" abbiamo parlato del fortissimo legame della trama con "L'uomo chiamato cavallo", legame che il film di Silverstein istaurerà anche con "Addio al Re" di John Milius. Tutti questi film, oltre a una trama molto simile, hanno in comune il concetto di uomo bianco come essere dotato di un'intrinseca capacità di dominare. Si parla certamente di empatia, amore, rispetto, ecc, ma vi è sempre la componente di superiorità intellettuale. I primitivi diventano pedine nelle sue mani, ciò che avviene dopo non conta. Il principio è questo. Principio che comunque ritroviamo anche in Apocalypse Now e, ampliandolo all'intera specie umana, in molte opere di fantascienza in cui il terrestre riesce ad avere la meglio su un intera popolazione extraterrestre.
Qui il potere del leader si estende comunque anche ai membri del "mondo civilizzato".
"Mangiati Vivi" rappresenta, meglio di qualsiasi altro film, la rete di connessioni e influenze tra Deodato e Lenzi. In esso si ha come il risultato di quel salto di qualità, o interesse di specie, che avviene nel serial killer, dove il fanciullesco sadismo verso gli animali si trasforma nel sadismo verso gli esseri umani. Se in "Il paese del sesso selvaggio" la violenza era principalmente a danno degli animali, qui si avrà una maggiore visione di corpi massacrati e cannibalizzati. E' come se il Deodato avesse agito da catalizzatore per questo saltò di qualità.
Secondo elemento di contatto è la figura del reverendo James "Jim" Warren Jones, guida spirituale della setta del Tempio del Popolo e responsabile del massacro dei suoi membri attraverso il suicidio di massa avvenuto nella foresta guyanese il 18 novembre 1978. Il reverendo viene nominato nell'opera "Inferno in diretta" di Ruggero Deodato, dove il personaggio del colonnello Brian Horne, braccio destro del reverendo, incarna perfettamente il leader del colonialismo spirituale citato prima. Ulteriore connessione quindi tra le opere dei due registi del cannibal movie.
"Mangiati Vivi" di Umberto Lenzi è una sorta di omaggio ai cannibal movie, risultando presenti scene, oltre a quelle numerosissime de "Il paese del sesso selvaggio", di "Ultimo mondo cannibale" e de "La montagna del Dio cannibale".
Oltre ai già citati Ivan Rassimov e Me Me Lay, risulta presente Robert Kerman, il professor Harold Monroe di "Cannibal Holocaust". Vedremo anche, oltre alle gioiose Me Me Lay e Paola Senatore, la sublime Janet Agren in tutto il suo splendore...
Janet Agren non può che farci venire in mente il nostro amato Fulci, proprio le musiche dei Budy-Maglione ricordano in alcuni momenti quelle di Fabio Frizzi
Nella cartella Pinterest dedicata al cannibal movie troverete i poster e le immagini di molte delle opere trattate nel blog. La cartella è in continuo aggiornamento.
ggg
14 commenti:
C'è senso di colpa post-colonialista in questo genere di film? Sì, no, forse...?
In questi film, che siano western o di avventura, c'è sempre alla fine la capitolazione dell'eletto. Può essere una capitolazione morale, attraverso l'interiorizzazione dei valori degli indigeni, o può essere fisica, attraverso magari la masticazione dei cannibali. Potremmo quindi considerala come un frutto del senso di colpa, ma anche come il classico finale del contrappasso tipico dei film exploitation ;)
Sbaglio o la Paola Senatore, fu una di quelle attrici che poi effettuò una transizione verso il Cinema a luci rosse?
Un'eccezione curiosa alla "capitolazione dell'eletto" la considero "Il pianeta delle scimmie" di Boulle, che ho riletto recentemente per uno speciale sul Zinefilo.
Fatto prigioniero in Asia durante la guerra, Boulle racconta la prigionia di un "eletto" in mezzo a scimmie che fino al giorno prima erano suoi servitori. È un atto d'accusa di un colonialista veso i suoi simili, che sono stati così mollaccioni da farsi sopraffare dalle scimmie. Non c'è rinuncia al sentimento di superiorità ma arrendevolezza al mondo delle scimmie. Poi gli sceneggiatori hanno creduto che stesse parlando di scimmie "vere" ed è nata una serie di fantascienza, a il romanzo rimane l'ultimo rantolo di un eletto che si sente ancora tale.
Giustissimo Nick, fece un paio di film hard a fine carriera.
@Lucius Splendida chicca Lucius. Essendo tu un Signore, ci penso io a linkare il tuo splendido articolo Il pianeta delle scimmie , che merita di essere letto!!! :)
Non volevo passare per spammatore :-P ti ringrazio
@Lucius Tu sui miei blog puoi linkare e spammare tutto quello che vuoi!!! ;)
Ti ringrazio, e ovviamente vale anche per te nei miei ;-)
Grazie a te Amicius ;)
Da amante del cannibal-movie approvo il tuo post.
Colonialismo spirituale, una variazione sulla sottotraccia cannibalica.
E complimenti per il blog, prima o poi sarei passato e oggi è il giorno!
Moz-
Grazie Mille Miki e complimenti anche a te. Ho letto con molto interesse la tua recensione di "The Green Inferno" ;)
Ah, quindi mi conoscevi?
Io ho conosciuto il tuo blog perché l'ho dovuto visitare perché l'hanno nominato ai MozAwards... poi tra una cosa e l'altra è passato tutto sto tempo ma ora eccomi qui... lo aggiungo al blogroll!^^
Moz-
Si, abbiamo numerosi amici in comune ;)
Grazie mille, ricambio con molto piacere :)
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