Tobruk Ramareen si aggira su Harris IV, giovane pianeta che si contorce come un neonato appena sgravato. Un pianeta trasformato in una moltitudine di miniere e incastonato in un sistema dominato dalla dinastia degli Harris.
Tobruk è un cacciatore di taglie a cui il viscido Kala, governatore del pianeta, ha assegnato una preda. Il nome di questa preda è Hobbes. Ciò che ha attivato l'interesse del governatore sono le voci riguardo alla presenza, nel sottosuolo di quel gemito neo-formato, di un laboratorio in grado di interferire con la funzione economica di Harris IV.
Hobbes e il suo gruppo si sono lentamente liberati dal giogo di Kala Manoriel. Il legame tra quantità di ferro estratto e quantità di viveri è ormai per loro indifferente. Il gruppo riesce a vivere e prosperare riducendo sempre di più, e in maniera estrema, la quantità di beni per sopravvivere. Questa condotta sovversiva non può essere tollerata e rischia di "contaminare" le altre comunità estrattive del pianeta. Il segreto di Hobbes deve essere scoperto e distrutto ad ogni costo.
Se Hobbes è riuscito a liberarsi dai vincoli fisiologici imposti su tutta la popolazione di Harris IV, lo stesso non può dirsi di Tobruk. Per lui Hobbes è stato come un fratello, un commilitone di cui si è sempre fidato ciecamente, ma ora è costretto a braccarlo come un cane rabbioso.
Tobruk penetra all'interno della miniera come una lucida essenza derivante da una purificazione sistematica. Il frutto di un'evoluzione indotta in cui l'agire deriva dalla fredda liberazione di ogni traccia di umanità. Ma quella discesa non sarà un'altrui distruzione. Tobruk distruggerà le proprie certezze sprofondando in una regressione verso un retaggio dimenticato.
Se in Ipse Dixit si assiste all'ingombrante presenza di Aristotele, in Ferro Sette è presente la brezza del verbo platonico. E' come se Francesco Troccoli invertisse strutturalmente il mito della caverna. Sono i minatori-prigionieri a beatificare della luce originata dalla conoscenza del loro antico retaggio culturale e fisiologico. Sulla superficie è l'assenza di luce a regnare e a causare una distorsione nella percezione di se stessi e di un potere che ha ridotto l'uomo a una marionetta biochimica.
Come sempre accade, l'oscurità cercherà in tutti i modi di spegnere quella speranza di luce. Forse è troppo tardi, ormai la rivoltà ha nutrito i suoi figli ed è pronta a riflettersi in un crescendo di adrenalina e colpi di scena, narrati dall'autore con la forza di una visione mistica.
Se in Ipse Dixit si assiste all'ingombrante presenza di Aristotele, in Ferro Sette è presente la brezza del verbo platonico. E' come se Francesco Troccoli invertisse strutturalmente il mito della caverna. Sono i minatori-prigionieri a beatificare della luce originata dalla conoscenza del loro antico retaggio culturale e fisiologico. Sulla superficie è l'assenza di luce a regnare e a causare una distorsione nella percezione di se stessi e di un potere che ha ridotto l'uomo a una marionetta biochimica.
Come sempre accade, l'oscurità cercherà in tutti i modi di spegnere quella speranza di luce. Forse è troppo tardi, ormai la rivoltà ha nutrito i suoi figli ed è pronta a riflettersi in un crescendo di adrenalina e colpi di scena, narrati dall'autore con la forza di una visione mistica.
Soundtrack Ideale: Robert Rich - Filaments
4 commenti:
Grande post e grande romanzo!
Grazie Mille Nick! Gentilissimo come sempre!!! Non vedo l'ora di leggere "Falsi Dei".
Grazie mille, Ivano! ^__^ Lietissimo che ti sia piaciuto.
Moltissimo Francesco! Un'opera che unisce tachicardia sfrenata e splendida introversione. Un bellissimo esempio di fantascienza italica!!!
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