In un istituto tedesco vengono effettuate le selezioni per le ragazze che desiderano diventare Fraulein in Uniforme, opponendosi attivamente alle nazioni penoplutocratiche...
Come tutte le istituzioni che si rispettino, siano i college americani o la sede delle volontarie della Grande Germania, le ragazze girano nude, sventolando in questo caso il certificato di idoneità.
Duecento valchirie vengono visitate e selezionate in un unico giorno dal Dr. Felix Kuhn (Carl Möhner), maggiore medico non proprio simpatizzante nazista. Al termine di questa impresa titanica, Kuhnviene viene intercettato da Elisabeth (Elisabeth Fricker), figlia del Dr. Goldschmidt finito in un campo di concentramento poiché ebreo, la quale cerca di essere arruolata nonostante la sua impurezza. Il Dr. Kuhn decide di non appoggiare il delirio autodistruttivo della ragazza.
Elisabeth decide di sopperire alle sue carenze genetiche attraverso le grazie frutto del suo internazionalismo ematico. La dottoressa (Birgit Bergen) decide di superare certe restrizioni culturali e di conoscere meglio il tipo antropometricamente variegato.
Ma il lungo occhio teutonico vede tutto, così come vede l'eccessivo numero di ragazze riformate dal Dr. Kuhn. I suoi servigi vengono quindi richiesti dalla patria in altra sede, insieme a quelli delle sue due figlie, Marga (Elisabeth Felchner) ed Eva (Karin Heske). Il rovente fronte russo attenderà la famiglia di sovversivi.
Giunge finalmente il momento della partenza. Ulrike (Renate Kasché) e Marga si incontrano nel treno, possono finalmente discorrere con qualcuno dei loro drammi. Una ripudiata dalla famiglia per il suo attivismo e l'altra arruolata a forza per lo sciovinismo paterno.
Ma se due valchirie frignano ce n'è una che ulula. I treni sono sempre caldi è umidi, di sangue o di umori...
Giunte al fronte, le trenta reclute vengono rifocillate e docciate al fine di raffreddare le loro calure. Ma inutilmente. Ulrike e figlia sono circondate da militari che vivono la stagione dell'amore come se non vi fosse un domani...
Ma la migliore delle qualità dell'uomo è la capacità di adattamento...
Fraulein in Uniforme è un'opera di eros agrario. L'humus viene spalmato come se fosse l'unguento divino contro le malattie veneree. Le divaricate campestri si alternano alle inclinate acquatiche e al triangolo arboreo. La flora spontanea stimola più di un piercing linguale
Misto di film di guerra anni '50-'60 e le commedie italiane degli anni '70, Fraulein in Uniforme è un nazierotico che non ha una goccia di exploitation neanche a stringerlo in una catena di montaggio formata da tutte le chiappe e le zinne teutoniche che si mostrano ai nostri occhi. Se proprio vogliamo guardare bene troviamo n'anticchia di melodramma strappalacrime. Unici elementi interessanti sono Birgit Bergen e Elisabeth Felchner, quest'ultima non "esposta" adeguatamente.
Elisabeth decide di sopperire alle sue carenze genetiche attraverso le grazie frutto del suo internazionalismo ematico. La dottoressa (Birgit Bergen) decide di superare certe restrizioni culturali e di conoscere meglio il tipo antropometricamente variegato.
Ma il lungo occhio teutonico vede tutto, così come vede l'eccessivo numero di ragazze riformate dal Dr. Kuhn. I suoi servigi vengono quindi richiesti dalla patria in altra sede, insieme a quelli delle sue due figlie, Marga (Elisabeth Felchner) ed Eva (Karin Heske). Il rovente fronte russo attenderà la famiglia di sovversivi.
Giunge finalmente il momento della partenza. Ulrike (Renate Kasché) e Marga si incontrano nel treno, possono finalmente discorrere con qualcuno dei loro drammi. Una ripudiata dalla famiglia per il suo attivismo e l'altra arruolata a forza per lo sciovinismo paterno.
Ma se due valchirie frignano ce n'è una che ulula. I treni sono sempre caldi è umidi, di sangue o di umori...
Giunte al fronte, le trenta reclute vengono rifocillate e docciate al fine di raffreddare le loro calure. Ma inutilmente. Ulrike e figlia sono circondate da militari che vivono la stagione dell'amore come se non vi fosse un domani...
Ma la migliore delle qualità dell'uomo è la capacità di adattamento...
Fraulein in Uniforme è un'opera di eros agrario. L'humus viene spalmato come se fosse l'unguento divino contro le malattie veneree. Le divaricate campestri si alternano alle inclinate acquatiche e al triangolo arboreo. La flora spontanea stimola più di un piercing linguale
Misto di film di guerra anni '50-'60 e le commedie italiane degli anni '70, Fraulein in Uniforme è un nazierotico che non ha una goccia di exploitation neanche a stringerlo in una catena di montaggio formata da tutte le chiappe e le zinne teutoniche che si mostrano ai nostri occhi. Se proprio vogliamo guardare bene troviamo n'anticchia di melodramma strappalacrime. Unici elementi interessanti sono Birgit Bergen e Elisabeth Felchner, quest'ultima non "esposta" adeguatamente.
6 commenti:
Ma queste uniformi naziste proprio non ce la fanno a rimanere abbottonate? :-D
Le uniformi sono come i bikini... irresistibili da sbucciare ;)
C' è stato un periodo in cui le prime reti private nostrane non facevano altro che trasmetterlo in orario pomeridiano.
Altri tempi direi....
Quelle reti erano il paradiso dell'eros e, a volte, dell'horror nostrano ;)
Non vorrei sbagliarmi, ma in questo film (potrei confondermi con un altro del genere) c'erano anche delle scene di guerra girate con un realismo ai tempi raro nel cinema.
Forse fai riferimento a "La bestia in calore" di Luigi Batzella. Il regista inserì alcune scene di guerra tratte da "Quando suona la campana", film di guerra che diresse nel '70. Comunque terrò d'occhio i prossimi film ;)
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