giovedì 20 agosto 2015

La Pupa e... l'Altro: Marina Hedman in "Libidine" di Raniero Di Giovanbattista (alias Jonas Reiner)





     Il dottor Giulio Vaser (Luigi Casellato) riceve un pacco importantissimo per i suoi studi. La moglie Carla (Marina Hedman) si desta dal suo sogno alcolico, intorpidendo anche la nostra razionalità con la sua bellezza scomposta. Incuriosita dal pacco lo apre, rivelando la presenza di un serpente.
 Il professore, destato dalle urla della moglie, inveisce contro di lei, ordinando al factotum della dimora, Fred (Franco Parisi), di portare l'animale nel suo studio. Questi, terminato il trasporto del rettile, si dedica al soddisfacimento delle voglie di Mrs Vaser... I madrigali innescano l'interesse di Mary, interpretata dal nostro confettino smussato Ajita Wilson, di cui abbiamo già parlato qui. Il triangolo voyeurico è una delle caratteristiche di molti film "impegnati" e rappresenta, come noto, la Divinità che tutto vede e giudica. Quindi anche a voi che guardate le porcate!!!
 Terminate le contorsioni, Carla confessa a Fred i suoi sospetti riguardo al marito. Lei crede che lui voglia ucciderla proprio con quel serpente, conoscendo inoltre la sua fobia per questo animale. Fobia indotta dalla morte della madre a  causa proprio di un serpente. Il dialogo si interrompe con la scoperta, da parte di Fred, della guardona Mary che lo manda a quel paese dopo esser stata chiamata <<sporca negra>>.



Orgoglio black Vs Orgoglio troglodit

  Il professore e Tom (Mauro Vestri), il suo assistente, cominciano a studiare l'animale. Scopriamo che l'intento del prof. Vaser è quello di trasferire nell'uomo il metabolismo del serpente. Egli vuole creare l'Uomo Serpente, uomo nel cervello e serpente nelle viscere e nel sangue. Il fine è quello di combattere la fame nel mondo. Quel serpente, infatti, dopo aver consumato una preda di peso equivalente al 20% del suo peso, avrà bisogno di un nuovo pasto dopo 20-25 giorni.
 Proprio in questo giorno di iperlavoro per il dottore, egli viene raggiunto alla villa dalla figlia Anna (Cinzia De Carolis),  che ci mostra immediatamente la sua bellezza acerba in composizione con il quadro della madre estinta. Al fine di crearte una profonda metafora con il concetto di ponte temporale tra passato e futuro, Anna viene visitata dalla sua matrigna. Per metterla a sua agio si spoglia anche lei, cercando di farle recuperare il tempo perso al collegio, ma con scarsi risultati.

Come ci insegna la pediatria moderna non è mai troppo tardi per il legame al seno!


Fred, nel frattempo, vince il suo odio <<per le negre che puzzano>> e punisce Mary per la sua arroganza. La melanconica Anna fa ben presto conoscenza con il serpente, mentre Carla e Mary consolano tra donne il dolore per l'egoismo maschile con effetto eco. Il riverbero attira gli sguardi di Ann...
 Fred, diventato ormai il vigilantes di questa casa-laboratorio-bordello, cerca di "educare" Anna prima che si fissi sessualmente verso il voyeurismo. Il servo ormai divenuto padrone non riesce però nell'intento. Anna, vergine per scelta, è ormai conscia di trovarsi in un luogo dove le persone o stanno chiuse in laboratorio o sono impegnate ad accoppiarsi volenti o nolenti, comincia quindi a passare molto tempo con il serpentello recluso nella teca. Il desiderio di liberare il serpente dalla sua clausura ben simboleggia l'aspirazione di emancipazione sessuale della ragazza. Fred, laureato in psicologia della traumatizzazione come terapia per la liberazione sessuale, ben interpreta questa sciarada psichica.




 Proprio nel corso della sua seduta di terapia intensiva, il serpente si libera mordendolo. Il cadavere viene occultato da Tom. Le ragazze, a cui è stata comunicata la partenza di Fred, si consolano con un improvvisazione latinoamericana...




...grazie a un guiro palindromo, perché dove c'è Ajita Wilson c'è palindromicità! Viene poi creato un quadro di ringo mallarmeliano. Dove ringo è inteso in senso dolciario e non western.
 Anna instaura ben presto un rapporto simbiotico con il serpente. Lui uccide tutti coloro che tentano di violentarla, lei gli fornisce un nascondiglio sicuro...




 Cinzia De Carolis espone la sua acerbosità, sia fisica sia recitativa, grazie a un ruolo che ha come punti di riferimento la Lucia manzoniana e la Justine sadiana. Solo un anno dopo la De Carolis parteciperà a un capolavoro come "Apocalypse Domani", diretto da quel genio nostrano di Antonio Margheriti (qui le recensioni dei suoi film western). Nel 1972 ha interpretato la piccola  wurdalak del film "La notte dei diavoli" di Giorgio Ferroni. Il rapporto intimo, in realtà pochi secondi di aspirazione simulata, è il contentino per quella schiera di spettatori la cui ibridazione erotica animale-uomo ha indotto la visione del film. Il finale vira dall'erotico  comico verso un erotismo visionario che cerca malamente di imitare Lorna The Exorcist di Jesus Franco, in "Libidine" la sperimentazione animale è il nuovo Satana con il quale instaurare un patto autolesivo.
 Ben più interessanti le interpretazioni di Marina Hedman e di Ajita Wilson, nonostante le quali il film presenta un elevato potere soporifero. La Hedman, nome d'arte della modella e attrice Marina Lotar, ha interpretato due film per il grande Joe D'Amato, "Emanuelle in America" e "Immagini di un convento". L'attrice, svedese ma naturalizzata italiana, è stata una delle prime pornostar italiane. Famoso risulta il film "Marina e la sua bestia", dove l'attrice stalla un cavallo, si dice in forma simulata.
 Vero motivo per vedere questo horror-erotico (?) è la presenza di Mauro Vestri. Come chi è Mauro Vestri? Eccovelo in questo film indimenticabile!


Il ragionier Bacarozzi profetizza sulla pellicola che Vestri interpreterà tre anni dopo.


 Egli interpreta il professor Guidobaldo Maria Riccardelli, il tritatore di gonadi con pellicola affetta da mutismo, nel film "Il secondo tragico Fantozzi". Come abbiamo già detto, Vestri in "Libidine" interpreta Tom, l'assistente di laboratorio del dottor Giulio Vaser. Nel momento in cui scopre la fuga del serpentello per mano di Anna, il nostro eroe partorisce una serie di improperi contro l'exmoglie, contro Anna e contro tutte le donne di questo mondo che pare un freestyle degno dei migliori rapper. Ma anche lui verrà punito dal nostro squamoso gelosone per il tentativo di obliterare la vergine Anna.






 Un film da vedere soprattutto per farsi quattro risate grazie a Mauro Vestri e a quella brutta copia nostrana del mitico Ron Jeremy che è Franco Parisi.




2 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Geniale e geniale. Non il film, la tua recensione ^_^
Tra palindromicità ed effetto ringo, sei riuscito ad usare una rosa per descrivere ciò che «non odora di rosa, e rosa non è», per dirla con Pippo Franco.

Ivano Satos ha detto...

Grazie mille Lucius ;) Il divertimento ne "La Pupa..." è proprio quello di usare la supercazzola per rappresentare certi concetti... inesprimibili ;)