E' notte. Un uomo attende all'interno di un furgone. Vede delle sagome sul litorale. Dei clandestini si muovono come zombie. Zombie che vengono divorati invece che divorare. Trecentomila lire. Questo il prezzo per l'ingresso.
E' l'alba. Odore della notte misto a sigarette e alcool. Tra gli immigrati clandestini c'è anche un po' di polvere. La cocaina deve viaggiare su un treno, per poi essere gettata dal finestrino nei pressi di una casa.
Al biliardo di Sabino stanno fermi da tre giorni. Solo sigarette e gioco d'azzardo, con quei perdenti che ogni mattina escono dall'armadio, trasformato in passaggio segreto, dopo aver trascorso la notte con una dialisi inversa grazie ai video poker.
Mentre il biliardo di Sabino è preso d'assedio da gente che spera di procurarsi un po' di coca, Minuicchio (Dino Abbrescia) e Pasquale (Paolo Sassanelli), i due debosciati dell'organizzazione, cercano una partita di droga che invece di uscire dal finestrino è scivolata dallo scarico del cesso.
Su tutto questo scenario si muove come uno squalo il boss della banda, Carrarmato (Mimmo Mancini), sempre di fretta e continuamente pronto a tirare la catena dei suoi uomini.
L'attesa di Minuicchio e Pasquale è la parodia sballata del Didi e del Gogo, un carosello di interazioni annebbiate. Il Godot alla fine arriva, trascinato da due ragazzini più adulti e svegli di quei bambini di mezza età...
Lo stesso Carrarmato è lo specchio di molti piccoli malavitari. Boss, spesso di isolato più che di quartiere, che rappresentano la summa della recitazione e della creazione di un personaggio. Il suo sguardo e le sue pose silenziose sono il vero cemento del potere esercitato sugli altri. Sguardo da squalo che si attenua per farsi togliere una multa da 100.000 lire...
Il biliardo è il Luogo principale del film, così come nell' "ambiente" esso diviene il punto di riferimento della popolazione di criminali, piccoli e grandi, ma anche di perdigiorno e alcolizzati. I biliardi, ossia le sale gioco naif in cui spesso i video poker e i biliardi mimetizzano altro, sono come le logge dei carbonari, popolate in questo caso sì da fuorilegge ma anche, e soprattutto, da farinelli che in realtà non sarebbero in grado di uscire indenni nemmeno da una rissa tra adolescenti. Dei Mandrake sempre con una moglie alle calcagna.
Se si vuol conoscere una popolazione, da tutti i punti di vista, anche i biliardi devon essere meta di studio antropologico, in essi è espressa la ritualità e la simbologia che fu dei bassifondi passati. Non solo malavita quindi, ma manifestazione di una cultura arcaica.
Il biliardo diviene il palcoscenico per personaggi assurdi e per sketch indimenticabili. Birra, risate, una rissa ogni tanto, ma c'è una parola che è in grado di zittire ogni voce. Ogni rumore. Quella parola è "Guerra". La "Guerra" in realtà può voler dire tutto è nulla. Guerra è quella che lo stato fa alla malavità, e i questo caso non ci sono problemi per il visitatore sporadico di questi luoghi folcloristici. La guerra è anche quella tra bande, e lì il problema è un po' di tutti. Quella guerra vuol dire girarsi a ogni sgommata, a ogni suono di moto ultrasonica. Guerra vuol dire guardare con sospetto a ogni casco su moto, preoccuparsi per qualsiasi telefono muto. Guerra sono gli occhi fissi sull'orologio quando qualcuno non si fa vivo. Guerra vuol dire che nessuno è al sicuro. Perché, come scopriremo nella prossima puntata, basta veramente poco per essere confuso con qualcun altro, o per trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Qualcuno potrebbe chiedersi il perché dell'inserimento de "LaCapaGira", opera prima di Alessandro Piva, nella rubrica "Italia violenta". Un motivo è quello di farvi respirare prima di parlare di ciò che è avvenuto a Taranto tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, una guerra che ha irrorato il terreno con il sangue di 169 persone, altro motivo è quello di farvi conoscere quei comportamenti e quei rituali tipici di una cultura marginale.
8 commenti:
Un gioiello.
Unico difetto: dura troppo poco.
Pensa che nell'armadio del mio posto di lavoro ho attaccato l'asso di bastoni gigante come quello che si vede sulla porta nel film^^
Cast SPETTACOLARE.
Moz-
Giustissimo Miki!!! Lo vidi la prima volta quando lavoravo a Trento. Io e altri amici meridionali lo guardavamo almeno una volta a settimana. Appena finiva, guardavamo a saltello le varie scene.
Il tuo è di sicuro l'armadietto più bello Miki!!! ;)
Purtroppo confesso che mi manca ma ora devo assolutamente provvedere! ;-)
Confermo però l'importanza del biliardo come luogo accentratore della "cultura" locale, sia essa realmente criminale o semplicemente fanfarona. Non so oggi, ma la Roma degli anni 80 pullulava di sale biliardo e ogni quartiere ne aveva una: frequentarla era dichiarare appartenenza morale e culturale al quartiere. Io ne avevo una a cento metri dalla cass dove sono nato e cresciuto, sempre chiusa e coi vetri oscurati: da ragazzino i miei mi impedivano di frequentarla... e viste le facce di chi vi entrava, anche crescendo non avevo alcuna voglia di entrarci! :-P
I biliardi sono un'insana unione dei contrari, goliardia e violenza misti in un unico luogo, ma anche un sottosuolo arcaico in un ambiente moderno.
I tipi poetici direbbero che sono volti pasoliniani, altri che sono volti lombrosiani. Magari questo è un'altro dei contrasti di quel luogo ;)
Vero e proprio kult!
Un fantastico film d'atmosfera, con un ottimo cast (confesso che Sassanelli è un attore che apprezzo molto)
Giustissimo Nick! Sassanelli è veramente bravo. Splendida anche la sua interpretazione in "Henry", penultima opera di Alessandro Piva
Ceffi lombrosiani da ergastolo sulla fiducia, impressionante...
Manca la scritta Wanted ;)
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