mercoledì 11 novembre 2015

"Quella villa in fondo al parco" di Giuliano Carnimeo





 Caraibi. Il dottor Olman (Pepito Guerra) genera un ibrido utilizzando il seme di un ratto e l'ovaio di una scimmia. Tale creatura abominevole è provvista, sotto le unghie e nei denti, di un potente veleno in grado di provocare una sorta di leptospirosi fulminante. Lo scienziato ha intenzione di portare il suo esperimento al convegno di biogenetica, ma improvvisamente la creatura riesce a fuggire.
 Rat Man (Nelson de la Rosa), questo il  nomignolo della creatura, raggiunge la spiaggia, che proprio in quel momento viene usata come scenografia per il servizio fotografico di due modelle, Marlis (Eva Grimaldi) e Peggy (Luisa Menon). Dopo la stupenda esibizione, Marlis rinviene il cadavere di un guardone che le stava spiando. Per evitare complicazioni, decidono di non segnalare il ritrovamento alla autorità del luogo.
 Peggy, mentre si reca a un appuntamento di lavoro, resta a terra con il taxi. Costretta a proseguire a piedi, assiste a un omicidio avvenuto in un'abitazione. Si rifugia all'interno di una casa, dove ascolta, nascosta nel buio, lo stridio della lama sul muro che si fa sempre più vicino. Troppo tardi, ella si accorge di essere finita tra le fauci di una creatura ancora più spaventosa.




 Sull'isola caraibica atterra Terry (Janet Agren), un'americana alla ricerca della sorella scomparsa, contattata dalle autorità locali che hanno rinvenuto il corpo di Peggy. La polizia non ha però effettuato i dovuti controlli, il corpo infatti non è quello della sorella di Terry, ossia di Marlis. Dopo i dovuti controlli, le autorità scoprono che Malis, insieme al suo manager, si è inoltrata nella giungla,  al fine di utilizzare un'ambientazione selvaggia per un nuovo servizio fotografico.
  Terry per fortuna non è del tutto sola, ha infatti conosciuto lo scrittore Fred Williams (Antonio Colonnello), giunto nei Caraibi per ritrovare l'ispirazione, può quindi godersi la vacanza in attesa del ritorno di Marlis. Fred non ha però il desiderio di languire su una sdraio, trascina infatti  Terry nell'indagine sulla morte di Peggy.






 Giuliano Carnimeo gioca molto con gli spazi e la prossemica. Un luogo angusto, che quasi comprime l'attore sugli altri elementi compositivi, si trasforma improvvisamente in una sorta di palcoscenico. Tutto con un utilizzo minimo dello zoom.
 La fotografia raggiunge il suo acme durante l'omicidio di Peggy. Essa quasi pulsa in sintonia con i gemiti delle vittima. Quasi aggredendola, ora dall'alto ora radente al pavimento. Avvicinandosi con un balzo, per poi precederle sempre di un passo durante il moto scomposto.
 Carnimeo smembra gli occhi e il viso della vittima, per giocare con un collage in cui essi saranno gli unici elementi cromatici in un mare craustofobico di oscurità.







In "Quella villa accanto al cimitero" non sono presenti tempi vuoti e la suspense rimane alta. Le stesse esibizioni di Eva Grimaldi, sublime la sua doccia, sono inserite in maniera tale da donare un'alternanza bizzarra all'emotività dello spettatore, travolto ora dalla carne ora dal sangue. Nonostante vi siano particolari dinamiche familiari a monte del viaggio di Terry, queste non vanno a creare pause di analisi psicologica per una caratterizzazione snervante e asfissiante dei personaggi. Il bello dei film di genere del passato è l'assenza di questi siparietti da talk show finto-psicoterapeuta.




Bisogna comunque dire che vi sono alternanze tecniche rilevanti nel film, sia dal punto di vista della fotografia sia per quanto riguarda il pathos degli attori, anche per quanto riguarda la mia amatissima Janet Agren, la cui interpretazione non è qualitativamente associabile a quella dei suoi lavori con Fulci e Lenzi. Il ruolo di Rat Man è interpretato da Nelson de la Rosa, freack della Repubblica Domenicana con un'altezza di 71 cm.




6 commenti:

MikiMoz ha detto...

Visto solo una volta tempo fa, di fatto manca alla mia collezione homevideo.
Le caratterizzazioni (leggi giustificazioni) psicologiche (da supermercato) hanno trovato il loro massimo splendore nel cinema italiano anni '90. Snervanti.
Viva pertanto il cinema bis di 30-40 anni fa :)

Moz-

Ivano Satos ha detto...

Che poi ipertrofizzano ogni cosa. Non tutti massacrano la famiglia perché la lavatrice fa rumore e non riescono a defecare... ;)

Lucius Etruscus ha detto...

Nooo Rat Man ante Rat-Man :-D Ortolani è informato di questo film???
Scherzi a parte, grande recupero di un periodo in qui "quella" e "in fondo" regnavano nei titoli dell'orrore italiani :-P

Ivano Satos ha detto...

Grazie Mille Lucius!!! Che poi quelle parole per noi hanno agito in senso pavloviano... Il solo associare quelle due parole era fonte di dissenteria, non ti dico quando si chiedevano informazioni al mare o in campagna riguardo alla nuova casa estiva di un amico o di un parente...

Nick Parisi. ha detto...

Quanto mi manca quel modo di fare cinema, come mi manca "quel" cinema horror italiano.

Ivano Satos ha detto...

Al termine di questi film, veniamo sempre conquistati da un certo languore, che risulta difficile far scomparire.