mercoledì 8 ottobre 2014

Il bimbo suicida sulle spalle di De Niro, Io star punismenth della fiction italica e la criminologia distopica






  Sarà stato circa 15 anni fa. Il giorno dopo la visone in seconda serata de "Il Cacciatore", capolavoro di Michael Cimino con Robert De Niro, Christopher Walken e Meryl Streep. Uno di quei cazzotti allo stomaco mentre pranzi con la famiglia. La notizia della morte di un ragazzino mentre cercava di imitare De Niro. Dopo un evento così drammatico sarebbe stato normale e ovvio porsi delle domande. Discutere. Ma l'Italia è un padre padrone. Un padre padrone che non manda i suoi figli a pascolar le pecore. Un padre padrone che come una capro nero guida i suoi figli al macello. Il mattatoio dell'irrazionale imposto. Il mattatoio in cui la cura è peggio del male. Armi incustodite, menti embrionali allevate nella bambagia che li isola come un bozzo dalla realtà, nichilismo che come un demone viene nutrito dagli stessi genitori... La discussione sarebbe potuta esser ben elevata. Ma il furore della risposta è quella che più soddisfa. Liberare quella Grande Meretrice vestita da suora che è la censura risulta più soddisfacente. La pazzia chirurgica dell'isteria. Il tagliare per celare e creare l'irrealtà della nevrosi.



   Tra i tagli epici vi cadde anche il sesso di Conan con la strega vaticinante, ma ben altro stava sorgendo tra le fiction italiche. Una moda che ancor dura e vien sapientemente nutrita.
 Lo star-punismenth. Le scene di stupro e violenza cominciarono ad affacciarsi. Una fiction non poteva esser tale se almeno una giovenca non subiva trattamento penale. La glorificazione della donna vittima usata come stuzzichino maniacale con vesti lese e nudità ben lucidata. Il finger impegno civico per allettare istinti repressi. Sublimare la barbaria. Ma se un film come quello di De Niro è visto come una tavola ouija in grado di evocare il thanatos addormentato, cosa saranno capaci di innestar codeste scene in prima serata? Lo stupro futuristico per diffonder gene vittorioso e adrenalinico donatore di futura genia guerresca e violenta? Non ditemi che era ed è per testimoniare la piaga della violenza sulla donna. Il fine non era quello di non giocar con le vittime? Io ancor ricordo, dopo più di 25 anni, gli occhi della figlia ciociara. Essi bastavano a rigar il cuore. Essi rigano ancor il cuore.


    Ma la coerenza or è ancor più zoppa. Perché, benché il veto a "Il Cacciatore" e simil in prima serata è ancor attivo, l'evoluzione dallo stupro all'omicidio par quasi naturale. La televisione divien n'orchestra di massacri e chirurgia applicata a tutte le ore.
 L'ossessione per i delitti e per i crimini. Che sarebbe anche funzionale se mettesse in evidenza l'unico elemento fondamentale, ovvero il labile confine tra il criminale e il non-criminale. Se evidenziasse quel sottile confine tra l'inferno di chi commette ed il purgatorio, poiché paradisi non ve ne sono, di chi solo lo pensa.
 Ma la funzione auspicata è ben altra. Il fine è quello di marcar ancor più l'oppressione del pensiero distaccato.   La criminologia da salotto pare il frutto decomposto degli incubi di Marcuse.  La criminogia diviene il mezzo per la demonizzazione di coloro che decidon di pensar diversamente dal gregge, la forza di influenza della tolleranza repressiva. La fobia indotta verso il "tipo strano" viene generata da discorsi che miran a sottolineare che il crimine è celato in quei comportamenti attuati da chi si distacca dal crogiolo d'apatia e superficialità. La quiete del non pensiero viene intesa come l'unica forma di inibizione degli istinti. La santità del non essere. Amplificare le fobie e la paranoia verso il diverso. Emarginazione ed infamia verso tutti quegli adolescenti che rappresentano il germoglio della cultura futura. Ucciderli prima che raggiungano l'idroscalo. Uccidere il futuro per continuare a guardarsi alle spalle e glorificare una potenza ed una cultura ormai estinta e tradita.
 Perché è questo che state facendo. Ci sono ragazzi che non si sono limitati ad accarezzare il parapetto ed a guardare con amore/odio la prospettiva dell'asfalto. Ci sono ragazzi che hanno compiuto il volo, Angeli a cui avete spezzato le ali.
 A voi penso sempre amici, anche quando faccio il minchione, e vi mando il più grande bacio che abbia mai donato nella mia vita. Questa e per voi!





   



     Se siete stanchi delle tartine riscaldate dagli idrofobi criminologi nostrani, vi segnalo uno dei più importanti saggi usciti in lingua italiana:  "I buoni lo sognano i cattivi lo fanno. Psicopatici stupratori serial killer" di Simon I. Robert. Preferisco segnalare la prima edizione, anche se è uscita una nuova edizione nel 2013, poiché l'ultima risulta di 338 p. rispetto alle 440 di quella del 1997, avendo solo quella precedente non posso quindi verificare che ciò sia conseguenza di modifiche tipografiche o tagli editoriali. Il saggio è il frutto della conclusione, a cui l'autore è giunto dopo 32 anni di pratica terapeutica e forense, "che non esista affatto un abisso tra la vita mentale del criminale comune e quella del cittadino perbene che incontriamo tutti i giorni. Il lato oscuro c'è in ognuno di noi. La dicotomia noi-loro fra bravi cittadini e i criminali non esiste." L'oscuro è presente anche nelle nostre anime. In noi c'è un eterno conflitto tra controllo e furia incontrollabile, tra buono e cattivo, un conflitto che non è inferiore al temuto Armageddon. T.C. Gutheil, famoso psichiatra forense, sostiene che se non fosse per le proprie difese non sarebbe diverso dai pazienti che studia.
 L'ambiente, il contesto ed il gruppo influenzano in maniera a volte tragica il comportamento immediato dell'uomo. Una sorta di narcosi che ognuno di noi ha provato in un grado magari più tenue. Forse siamo riusciti a bloccare la nostra mano durante il passato pestaggio di un compagno, forse siamo perfino intervenuti per difenderlo ma la nostra lingua, più della nostra coscienza, ha avvertito quel sapore, ferroso e frizzante, dell'adrenalina, e i pori della nostra cute si sono dilatati come per liberare quella peluria che pretendeva di tornare a coprire la nostra nudità. O magari abbiamo sfogato sugli aggressori la violenza ormai impossessatasi della nostra anima e in questo modo abbiamo salvato capra e cavoli, indossando la tuta da supereroe che poco nasconde l'erezione della lotta appena conclusa.
 Ma cosa potrebbe succederci una volta allontanati dal nostro ambiente e dai controlli esterni? Quale divisa indosseremo?
 
Il cuore è ingannevole piú di ogni altra cosa,
è incurabile! chi lo può conoscere?
                                            Geremia 17:9








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