Un uomo viene sottoposto, dopo essere stato trovato ferito e privo di sensi nei boschi al confine con la Jugoslavia, ad un elettroencefalogramma con stimolazione sensoriale. La sua mente germoglia immagini che urlano la bellezza dissacrata, la vita violata.
L'uomo soffre di amnesia post-traumatica. Risultano presenti anche comportamenti ossessivi legati al ritmo circadiano. Il calare della notte induce un aumento della tensione. Ciò può esser riconducibile al trauma subito, avvenuto probabilmente dopo il tramonto. Egli passa la notte fermo, affacciato alla finestra. Come in attesa.
Un nuovo evento peggiora ancor più le sue condizioni psichiche. In clinica giunge una ragazza jugoslava che sostiene di conoscere l'uomo, il cui nome è Nicola (Gianni Garko). La vista della ragazza scatena in Nicola una grave crisi psicomotoria. Viene quindi bloccato e sedato, mentre la ragazza scompare misteriosamente.
Nuovi ricordi riemergono dalla sua memoria. Una strada tra i boschi. Il ritorno in patria. Una donna apparsa improvvisamente. L'uscita fuori strada e lo scontro con un albero. L'auto è ormai inutilizzabile. Nicola segue un sentiero sperando di trovare un centro abitato.
Tra i boschi, poco lontano dai suoi passi, si celebra un funerale particolare. Una salma, avvolta in un fagotto sanguinante, viene sepolta. Sepolta solo dopo un rito strano, arcaico. Un rito che ne impedisca il ritorno in vita.
Nicola, raggiunto il casale di questi uomini, viene invitato ad entrare da Gork, l'anziano capofamiglia. Nella casa la tensione è palpabile, la morte del fratello di Gork ha infatti liberato dinamiche da tempo sepolte. Quella famiglia risulta compressa tra legami morbosi e un mondo esterno pericoloso e inquietante.
Giorgio Ferroni, anche in "La notte dei diavoli", trasforma la famiglia in un templio della psicopatologia, ma anche in una cellula sotto il continuo assedio di un'alterazione, una malattia. Malattia che è racchiusa nel sangue, rimedio e condanna per queste persone.
Maria Monti risulta splendida nella sua interpretazione. Sembra una diva del cinema muto con quel volto plasmabile come le onde del nō. Ella fluttua per la scena come un ombra musicale nella sua lugubre danza dei sette veli.
Il film può apparire grezzo, ma la forza è forse proprio nella sua naturalezza. Ciò che noi vediamo è una realtà resa inquieta dai movimenti rigidi, da un'espressività accentuata e da una natura che ancora conserva un legame con il nostro concetto di ignoto. Giorgio Ferroni, ispirandosi ad un 'opera struggente ed erosiva del Bava, crea un film più autoctono, anche se ambientato al di là del confine.
Guardare questo film oggi è come regredire a quando eravamo piccoli. Quelle acconciature, quei vestiti, sono tutti elementi che inducono una regressione emotiva. Alcune scene non possiamo che osservarle con quegli occhi ancora non violati da una razionalità castrante e globalizzante, con la sua violazione di ricordi ancestrali. "La notte dei diavoli" è l'esaltazione della paura del silenzio, del terrore della solitudine.
Nicola, raggiunto il casale di questi uomini, viene invitato ad entrare da Gork, l'anziano capofamiglia. Nella casa la tensione è palpabile, la morte del fratello di Gork ha infatti liberato dinamiche da tempo sepolte. Quella famiglia risulta compressa tra legami morbosi e un mondo esterno pericoloso e inquietante.
Giorgio Ferroni, anche in "La notte dei diavoli", trasforma la famiglia in un templio della psicopatologia, ma anche in una cellula sotto il continuo assedio di un'alterazione, una malattia. Malattia che è racchiusa nel sangue, rimedio e condanna per queste persone.
Maria Monti risulta splendida nella sua interpretazione. Sembra una diva del cinema muto con quel volto plasmabile come le onde del nō. Ella fluttua per la scena come un ombra musicale nella sua lugubre danza dei sette veli.
Il film può apparire grezzo, ma la forza è forse proprio nella sua naturalezza. Ciò che noi vediamo è una realtà resa inquieta dai movimenti rigidi, da un'espressività accentuata e da una natura che ancora conserva un legame con il nostro concetto di ignoto. Giorgio Ferroni, ispirandosi ad un 'opera struggente ed erosiva del Bava, crea un film più autoctono, anche se ambientato al di là del confine.
Guardare questo film oggi è come regredire a quando eravamo piccoli. Quelle acconciature, quei vestiti, sono tutti elementi che inducono una regressione emotiva. Alcune scene non possiamo che osservarle con quegli occhi ancora non violati da una razionalità castrante e globalizzante, con la sua violazione di ricordi ancestrali. "La notte dei diavoli" è l'esaltazione della paura del silenzio, del terrore della solitudine.
2 commenti:
Condivido, può sembrare un prodotto grezzo e raffazzonato invece nasconde una cura lodevole nel creare forti emozioni nello spettatore.
Giustissimo Lucius, sembra di tornare bambini e di guardare la notte rurale con occhi ansiosi. Pensando che tutto possa apparire all'improvviso.
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