venerdì 3 luglio 2015

La Pupa e... l'Altro: Monica Zanchi in "Suor Emanuelle" di Joseph Warren (Giuseppe Vari)





        Suor Emanuelle (Laura Gemser), insieme a una monaca anziana, si reca dal ricco commendator Cazzabriga, attraverso la spumosita dei canali veneziani. Egli intende affidar la figlia lasciva, Monica (Monica Zanchi), alle sapienti e pure mani conventuali. Le caritatevoli cure delle monache risultano necessarie dopo la scoperta di legame saffico tra la bimba e la matrigna Kris (Dirce Funari).
 La vista di codesta bellezza germogliante, che recide soavemente il  bozzo di candore, risveglia in Suor Emanuelle ricondi preclaustrali. Il saffico saluto ferroviario tra figlia e matrigna ci lascia un vuoto immaginativo incommensurabile.
 Coloro che condividono una passione, un gioco, una perversione, si riconoscono all'istante. I feromoni ronzano come tafani, richiamando attenzione ormonale che induce attivazione da inconscio a conscio. Ritiratesi in cabina, la vecchia ne occupa una accanto al gabinetto al fine di oltraggiare la legge di Coulomb, la gemente fanciulla chiede chi per prima debba mostrar le sue intimità. Suor Emanuelle fa clitoride di mercante e si rifugia su lettiga elevata.
 La notte è lunga e tempestosa, l'innocente Monica trema come foglia innanzi a lampi e tuoni. La paurosità la porta a salir scaletta e rintanarsi anch'ella su soppalco monastico, ove confessa un'antico trauma piovasco... Dopo esserci ripresi dall'elevatorio evento, attendiamo, amanti omerici, che il cavallo di Troia manifesti la sua forza. Il fine era infatti proprio quello di distrar la monaca e provar finalmente ad assediar quel corpo vibrante.



 Ma la suora resiste con la sua volonta ferrea. Monica di certo non si perde d'animo e se l'assedio a Troia risulta difficile si può sempre provare ad assediar Sparta, sotto nascosto sguardo della suora...



 Dopo una notte così movimentata, carnalmente per Monica e spiritualmente per Suor Emanuelle, raggiungono finalmente il monastero. Neanche l'inferno potrebbe scolpire una tale maschera di angoscia sul viso di Monica. Quell'anfiteatro, su cui sono esposte monache e studentesse frigide, equivale alla morte di qualsiasi libido. Libido che si risveglia in noi con il suo goffo tentativo di fuga.
 Ben presto Monica diventerà il diavolo del convento grazie alla sua opera di tentazione. Il temporale sarà un'attrattiva per le donne di quel convento...
 Ma non di solo femmineo può viver una gaudente come Monica. Durante una scampagnata incontra in un rudere un masculo focoso, il bandito Renè (Gabriele Tinti).  Egli è ricercato da tutte le polizie d'Europa per violenza carnale, rapina, droga, ecc. I due capiscono di essere anime simbiotiche, inizieranno quindi un rapporto segreto ed estremo all'interno del monastero stesso.
 In un'opera intellettuale come "Suor Emanuelle" non possono mancare due elementi fondamentali. Il primo è il citazionismo doc, ben rappresentato dallo spogliarello di Monica innanzi ad un ululante Renè.





 Secondo elemento è l'impegno politico. Ricordiamo che sono gli anni settanta. Gli anni in cui la contestazione diviene più estrema, si abbandonano Gandhi e Martin Luther King per dirigere la propria  attenzione verso Carlos lo Sciacallo e la Rote Armee Fraktion. 



 Questo legame, con il terzomondismo e l'internazionalismo, è alla base della simbologia di codesta composizione. In essa il capitalismo viene posto a non nuocere dai figli del proletariato, unitisi nell'autedeterminazione contro il giogo neocolonialista, che possono in tal modo accrescere la ferrea aderenza al socialismo reale mediante la condivisione delle esperienze di lotta intrinseche nella storiografia autoctona di contrasto alla oppressione reazionaria tentata dalla borghesia sciovinista...



 "Suor Emanuelle" è un nunsploitation lolitico e anticlaustrale. Vedremo rapporti saffici, feticismo, voyeurismo, stereografia orgasmica, ecc. In esso non risulta presente la componente "purificatoria", esponenziale nella maggior parte delle opere di tal genere, risultano infatti assenti punizioni corporali e temprature dell'anima che usano il corpo come scorciatoia. Esaltante risulta l'autodeterminazione della donna e la sua liberazione sensitiva.




5 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Splendida analisi antropologico-politico-troica di questo "nunsploitation" ^_^ Nel blog dei Lotofagi nulla è mai come sembra!

Ivano Satos ha detto...

Grazie mille Lucius! La supercazzola erotomane deve sempre avere un ruolo sociale attivo e intellettualista, per non esser confusa con semplice e rozza espressione di infoiamento ormonale ;)

Gioacchino Di Maio ha detto...

Ricordiamo sempre la distinzione tra questa serie interpretata dalla Gemser e l'originale della Kristel dove la differenza è una questione di "M" (e non solo): Emmanuelle, mentre Emanuelle è la copia "carbone" nunsplotation.

Bruno ha detto...

certo che in quegli anni me ne sono persa di roba, mi chiedo cosa cavolo facessi tutto il giorno

Ivano Satos ha detto...

@gioacchino Precisazione correttissima Gioacchino. Grazie mille per averla evidenziata, avrei dovuto inserirla nell'articolo ma come al solito qualcosa la lascio per strada. Grazie ancora amico ;)

@Bruno Ma queste sono opere da vedere in età matura. Solo in tal modo si possono rilevare quei sottili aromi, altrimenti impercettibili nella tempesta ormonale della pubertà ;)