E' stato ipotizzato che alcuni animali ematofagi, come i vampiri e alcuni uccelli bufagidi, discendano da un antenato vincolato mediante un legame simbiotico ad un altro organismo. Un antenato quindi che si fosse sempre limitato a "spulciare" l'animale simbionte. Il caso volle che questi antenati entrassero a contatto con il sangue dell'animale, virando quindi, dopo generazioni, dal mutualismo al puro parassitismo.
Nella Londra del 1974, descritta da James Herbert in The Rats (I Ratti, Sonzogno), si verifica un nuovo adattamento, questa volta a carico dei topi.
In una casa abbandonata lungo un canale, un alcolizzato viene divorato vivo dai ratti. I loro morsi sembrano frustrate inferte da negrieri ad un fuggitivo sorpreso dopo una lunga ed estenuante caccia. Il sangue che fluidifica. La carne in brandelli. Il sapore un nuovo imprinting.
Episodi isolati. Azioni quasi da guerriglia che si susseguono. Isolati si, ma raccapriccianti.
Immaginatevi la scena. Quegli occhi rossi che paiono i tizzoni dell'Ade. Le zampe artigliate che divengono moltitudine su di un corpo atterrito. Quei denti come tenaglie che squarciano la carne, insinuandosi come lame inquisitorie.
Da qui in poi il paesaggio di Londra si trasforma in una moltitudine di esseri famelici. Un paesaggio di morte in cui le sicure pareti domestiche sono solo dei miraggi a sentinella di un focolare assediato.
James Herbert sembra quasi uno psicologo che dispone sul tavolo le schede cliniche dei propri pazienti. Descrive le loro vite, gli affetti e, spesso, i loro demoni. Cinge il nostro collo con il cappio dell'empatia, fino a strattonare ancor più quando la tragedia piomba come un macigno su quell'essere che abbiamo imparato a conoscere. A compatire.
Le vittime descritte hanno sempre percorso una personale via crucis prima di imbattersi nel loro destino peloso. I roditori sono l'ultimo sberleffo di una vita amara e ingrata.
I topi diventano una moderna piaga biblica. Una maledizione ma non di Dio, bensì della moderna urbanistica che contribuisce, insieme alla politica, all'isolamento dell'individuo. Alla sua regressione.
L'uomo scivola lentamente da quella piramide così sapientemente scalata nei millenni precedenti.
I sorci si adattano al nuovo ambiente e ai nuovi compagni di gioco da tavola, i quali sono rappresentati da cervi, gatti, suini, ermellini e... uomo.
In questa nuova puntata dell'evoluzione roditoria, l'autore mostra l'incapacità dell'uomo di agire in maniera razionale senza esser influenzato da interessi politici ed economici. Le trame psicologiche, come nell'opera precedente, risultano ricche di sfumature e non inducono attrito nella lettura.
Se in The Rats gli agguati e gli attacchi a soggetti isolati risultavano frequenti, in Lair i topi agiscono come un branco in grado di assaltare interi villaggi e truppe dell'esercito. Visti oggi fanno venire in mente le orde zombie simil-cavallette.
Più adrenalinico rispetto al precedente, brucia velocemente e dona un sublime aroma di rovere e pelo bruciato. Il finale è magnifico!
La serie continua e termina con Domain (1984).
Domain è ambientato nella Londra di un prossimo futuro. Una Londra che diviene l'obiettivo di un attacco nucleare. I sopravvissuti dovranno non solo fare i conti con il fallout radioattivo, ma anche con le bestiacce pelose che hanno pazientemente atteso una più vantaggiosa resa dei conti.
Il fanta-horror delle due opere precedenti si fonde ora con la fantascienza apocalittica.
La maestria di James Herbert, nel disegnare la psicologia dei suoi personaggi, potrà indagare ora nelle reazioni più oscure che avvengono nell'uomo esposto a traumi estremi e duraturi.
Domain è una lacuna che devo colmare al più presto!
The City (1994) è una graphic novel che riprende il tema della trilogia sui ratti. L'autore ha sempre negato il desiderio di scrivere un quarto volume della saga. The City quindi deve essere inteso come una chicca per i fans e non come l'episodio finale della serie che, anche se non fosse sopraggiunta la morte dell'autore, sarebbe comunque stato rappresentato da Domain.
I visionari disegni di Ian Miller ci accompagnano nell'esplorazione di un paesaggio post-apocalittico da parte di un sopravvissuto. Un paesaggio di morte e disperazione in cui i topi si ergono a nuove fiere.
Le copie dell'opera hanno oggi raggiunto prezzi "un po' altini"... Grazie a Dio sul sito dell'illustratore è possibile vedere alcune tavole e studi. Al termine del post vi attendono alcune di queste fantastiche immagini.
Nel 1982 viene distribuito nelle sale Deadly Eyes o The Rats (Occhi nella notte). Il regista, Robert Clouse, è famoso principalmente per aver diretto film di arti marziali, in alcuni di essi ha recitato anche Bruce Lee. Proprio l'inventore del Jeet Kune Do appare nelle locandine presenti in un cinema che funge da ambientazione per una scena di Deadly Eyes. Il film è Game of Death (L'ultimo combattimento di Chen), pellicola incompiuta per la morte di Lee e riadattata poi dallo stesso Clouse nel '78.
Clouse ha diretto anche il film di ambientazione post-apocalittica The Ultimate Warrior (Gli avventurieri del pianeta Terra), di cui Urania ha pubblicato la trasposizione a romanzo della sceneggiatura ( Bill S. Ballinger & Robert Clouse "L'ultimo Guerriero").
La trama di Deadly Eyes è completamente diversa da quella dell'opera scritta da Herbert.
Elly, ispettrice del dipartimento di salute, decide di bloccare un carico di granturco adulterato con steroidi e infestato da ratti. Prima che tutto quel mais venga distrutto, i ratti, ormai invigoriti dal pasto integrato e grandi quando delle nutrie, fuggono dal porto.
Il primo assalto dei ratti avviene in una villetta in cui si sono radunati alcuni studenti. Sembra l'inizio di un film slasher. Viene divorata una neonata e sua sorella ma la vita della comunità prosegue come nulla fosse...
Gli studenti frequentano la scuola superiore in cui insegna Paul Harris, neodivorziato e punto di riferimento ormonale per la bionda liceale Trudy.
L'utilizzo degli adolescenti trasforma l'opera, nella parte iniziale, in un teen horror film. Il flirtare tra Elly e Paul, che caratterizza invece la seconda parte dell'opera, inserisce la sfumatura degli equivoci ideale per i postpuberi.
Da vedere unicamente per curiosità, passione topara e/o iperfagia di Bad Animals.
Termino questo post con tre cover ideate da David Atlee, omaggio al grande James Herbert, e con le immagini tratte dal sito di Ian Miller
James Herbert The city
Illustrated by Ian Miller
3 commenti:
Pezzo stupendo, anche se i topi mi fanno davvero ribrezzo :-P
Non ho visto il film di Clouse, purtroppo il regista non mi piace e trovo il suo stile indigesto, ma lo farò in omaggio al tuo lavoro ^_^
Grande (e compianto) James Herbert! Peccato solo che in Italia sia stato sempre ignorato. Della sua immensa bibliografia da noi sono giunti solo i primi lavori, tutti risalenti a secoli fa e tutti attraverso la collana Urania.
In particolare ricordo questo "LAIR" che fu il primo Urania letto nella mia vita. Il titolo all'epoca fu tradotto come "L'orrenda tana".
@Lucius Grazie mille Lucius! :) Il film di Clouse è incoerente come il post sbornia di una puritana. Lo trovi sul tubo in una qualità accettabile. Grazie ancora amico, sia per i complimenti sia per l'omaggio di visione toposa e clousosa che dovrai affrontare ;)
@Obsidian Condivido completamente. Delle sue splendide opere da noi è giunto pochissimo. James Herbert è uno dei numerosi artisti che sono stati trascurati in onore di autori meno originali ma più remunerative.
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