Guyana, 1985. Alcuni narcos sono intenti a raffinare della cocaina su delle palafitte. Silenzioso e rapido come un serpente, Quecho (Michael Berryman) affiora dalle acque per compiere assalti invisibili ai danni dei criminali.
Gli indios, guidati da Quecho, danno origine a un'improvvisa mattanza di tutti i narcotrafficanti, le cui armi da fuoco appaiono inutili contro quelle primtive dei Nativi.
Dopo che i corpi senza vita degli uomini uccisi vengono gettati in pasto ai coccodrilli, gli indios consegnano la droga già raffinata all'equipaggio di un idrovolante restato in attesa durante lo scontro.
Miami. Fran Hudson (Lisa Blount) e Mark (Leonard Mann) sono due giornalisti appostati fuori da un'edificio in cui si sono rifugiati alcuni narcotrafficanti. Prima dell'arrivo della polizia, i due reporter entrano nell'edficio e scoprono una carneficina. Decidono di effettuare lo stesso il servizio, mostrando le immagini della mattanza mentre Fran descrive l'inferno del mondo della droga.
La stanza, trasformata dagli assassini in un'opera ematica inglobante di Pollok, viene "rivissuta" in studio televisivo dai due giornalisti. Dalla notizia alla notizia totale. Il corpo della donna, su cui si proietta la telecamera ma anche lo schermo della televisione, diviene un'essenza amplificata. La scintilla di un feedback post-mortem.
Grazie a una foto trovata sul luogo del delitto, Fran riesce a tessere un collegamento tra la strage del Tempio del Popolo,
setta cristiano-socialista guidata dal reverendo Jim Jones e
trasferitasi dall'Indiana alla foresta guyanese, la scomparsa di Tommy, figlio del direttore dell'emittente televisiva, e la droga giunta a
Miami.
I due giornalisti
si recano quindi in Guyana per cercare il colonnello Brian Horne, il
braccio destro del reverendo Jim Jones che dovrebbe essere morto nel
suicidio collettivo del '78, ma che in realtà appare su quella foto,
vecchia di soli tre mesi. Il loro arrivo avverrà nel momento meno
opportuno...
La
violenza tribale si scontra con quella dei narcos originando un
confronto tra arcaico e modero, così come avveniva in Cannibal
Holocaust, dove a scontrarsi con la ritualità era il sadismo puerile al
servizio del marketing giornalistico. Qui invece il reporter
diviene passivo voyeur, la sua è una violenza morale.
In una scena viene riproposto, in forma naturalmente più gore, il massacro del Tempio del Popolo. Osserviamo i due giornalisti che penetrano in un girone infernale, regno di avvoltoi che straziano le carni ormai morte.
In una scena viene riproposto, in forma naturalmente più gore, il massacro del Tempio del Popolo. Osserviamo i due giornalisti che penetrano in un girone infernale, regno di avvoltoi che straziano le carni ormai morte.
L'intera giungla diventerà un inferno per i due giornalisti, ampliando la scenografia inglobante della scena del crimine iniziale, rendendola viva e attuale come la notizia di cui i reporter sono veicoli. La giungla come esecutrice di una legge del taglione derivante dalla loro insensibilità, moderni Prometei che hanno tentato di rubare l'imperturbabilità divina.
"Inferno in diretta", capitolo finale della trilogia iniziata con "Ultimo mondo cannibale" e proseguita con "Cannibal Holocaust", risulta una fusione tra il genere tropical, quello d'azione e lo slasher. Il colonello Brian Horne incarna perfettamente la figura del militare liberatosi dal giogo del servilismo verso uno stato corrotto e desideroso di raggiungere una spiritualità superiore. Tutto ciò fa assomigliare il colonello di Deodato al Kurtz di "Apocalypse Now" e al Learoyd di "Addio al Re" (Farewell to the King).
Abbiamo parlato di legami con lo slasher. Nel film la parte del sanguinoso assassino è interpretata da Michael Berryman, volto indimenticabile di "Le colline hanno gli occhi" (The Hills Have Eyes). Splendido rappresentante del cinema di genere italiano è invece John Steiner, il cui volto è apparso in moltissimi poliziotteschi e spaghetti western, come nel magnifico Mannaja.
Nella cartella Pinterest dedicata al cannibal movie troverete i poster e le immagini di molte delle opere trattate nel blog. La cartella è in continuo aggiornamento.
4 commenti:
Grazie Mille Cassidy!!! La citazione è meritatissima ;) "Inferno in diretta" è stato purtroppo dimenticato in favore del suo fratello maggiore. E' meno "cupo" rispetto ai precedenti ma è un bel pugno nello stomaco ;)
Purtroppo non l'ho mai visto, ma ricordo benissimo la locandina: sul finire degli anni 80 mi capitò spesso sotto gli occhi - probabilmente era uscito in VHS - e quella testa pelata non si scorda :-P
Il grande Michael Berryman. in diverse interviste Deodato lo descrive come una persona molto gentile però afflitta da diverse malattie.
@Lucius Verissimo Lucius, bastava la sua pelata per far capire che virata avrebbe preso il capitolo finale della trilogia ;)
@Nick Michael Berryman è presente in molti film che ho adorato da ragazzo. Oltre a quelli già citati, non potrò mai dimenticare il drammatico "Qualcuno volò sul nido del cuculo" e i più allegri "Ritorno alla quarta dimensione" e "La donna esplosiva".
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