Diana. La sua solitudine nella moltitudine della metro. Una sensazione improvvisa. Il fastidio, più che il disgusto, di un arto che palpa. L'eterna mano morta, monumento italico di cultura arcaica, si insinua su di lei. Ma tal mano è più mortale che morta. Burattina infatti di Thanatos, e non di Eros, spinge l'innocente traduttrice tra i fatali binari. L'urlo della moltitudine segue il silenzio del singolo.
Arena, indagatore del mistero, viene introdotto nella casa di un cliente particolare. Uno scrittore eccentrico, ma ancor più eccentrica appare la sua destra estremità. Una mano che par posseduta. Uscita quasi dal focolare di Raimi, se pur domata dalla mancina sorellastra.
Uno scrittore di successo che quasi levita nel suo palcoscenico domestico. Attore e regista di un dramma inquietante. Un incidente automobilistico circa sette anni fa. L'urgenza della situazione fa si che egli venga assistito in una clinica privata. Non c'è tempo da perdere. Un medico. Una procedura sperimentale. L'urgenza della situazione. L'assenza di congiunti per il consenso. Il trapianto. L'urgenza della situazione...
Adamo, il fidanzato di Diana, rimane sconvolto dalla tragica morte di
lei. Fino a un'attimo prima di ricever novella, recitava come un mantra
il discorso di addio. Addio che doveva esser inerente il loro rapporto
non già un addio eterno... Ma ciò che ancor più sconvolge il fidanzato
inevaso, è scoprir che proprio durante il di lei trapasso qualcuno era
intento a svaligiarle la casa.
Poi c'è lui. All'improvviso. Spunta nel momento topico. Al posto di un assassino. Di un fantasma. Del nonno e della nonna mummificati nascosti nell'armadio. Appare con la sua tipica frase: — Il mio nome è Marlowe. No, non quel Marlowe. Quella frase... Un'immediata associazione. E' come la "Cavalcata delle Valchirie" per il napalm o il "Così parlò Zarathustra" per l'osso evoluto. Oddìo, forse è più simile a questo...
Ma per quale motivo entra ora in scena Marlowe? Ma soprattutto, chi è quell'essere così aggomitolato alla malasorte per aver incrociato l'investigatore bibliofilo?
La povera creatura è Manuela, collega di Diana, spaventata per il fattaccio avvenuto nella metropolitana. Ma un'altra tragedia ha coinvolto una seconda traduttrice. Un'altra tragedia dove una mano ha proiettato un'aracnide ombra sulle grinze del dubbio.
Ma questa ilarità, che ben si lega allo psicotico Marlowe, evapora nello studio di Madian, dove aleggia un'opprimente aria vetusta. Sembra quasi di esser in un scifi movie anni '50 e respirare il fumo proiettato dalle labbra di Faith Domergue.
Altro personaggio, in cui le riflessioni scavano un burrone ulcerante nella propria anima, è Adamo. Come il suo omonimo canterino, egli sprofonda in una serie di rimurginamenti riguardo al suo rapporto con Diana e alla superficialità di esso, così anchiseoso fino a poco tempo prima.
"Le mani di Madian" è un'inno alle mani. Mani che creano e che distruggono. Ma anche mani che gesticolano, pregano, si agitano... Ma soprattutto alle mani del lettore che, furiosamente, le userà per martellare il tavolo, muro o pavimento, cercando di cedere a tal materia morta l'effetto esilarante dell'esternazioni Marlowiane. Tal percussione del soggetto fruitore sarà equivalentemente alternata allo scarnificamento, mano mano, esercitato da unghie che impersonificano l'inquietudine ceduta. Un'orgia di mimi palmari.
Ogni personaggio risulta realistico nella sua variegata emotività di contrasti naturali, fisime, tic, ossessioni, pustole e idrocele.
Sono sipari diversi che si attivano consequenzialmente ma con un cambio di scena soffuso. Attraverso un occhio di bue artritico che si sposta riflessivo. Questo claudicatio intermittens, tra una scena e l'altra, è dovuto al nostro ridestarci alla fine di ogni capitolo. Il cliffhanger mulinerà nelle nostre menti. Ora in un senso ora in un altro. Destrorso sinistrorso. Specularmente dissociato ora nell'ilarità più epilettica, ora nella plumbea melanconia di un passato che frana sul burrone futuro.
Gli occhi dei protagonisti, quando non attenti a visioni retrograde volte a rimembrare o analizzare i moti della propria anima, osservano un mondo distorto dalle proprie inquietudini. Come attraverso un obiettivo inclinato, percorreremo architetture che sembran quasi collassare su di noi. Squadrate e minacciose, esse ci appariranno ridenti e malefiche come se ubriachi sulla piazza di Littoria.
Ma come in tutte le opere di Lucius Etruscus, il lettore dovrà seguire questo moderno Teseo all'interno di labirinti in cui il flusso del sapere si rimescola a tal punto da render quasi impossibili rivelar origine dell'idee. E' come se vi fosse un organo parassita su cui organi sani riversassero il loro nettare esistenziale. Marlowe, capace di incarnare il ricercatore bibliofilo che è l'Etruscus stesso, sarà un ematico segugio in grado di stabilir l'esatto viscere donatore e il folle scienziato creatore della spettacolare opera. La Verità però non distilla solo dalle opere passate. La Verità è il più assassino degli esseri con l'improvviso rivelare la sua pluralità di voci.
Le mani di Madian è una vera partita a scacchi che l'autore compie con la nostra mente. Una partita portata a termine con pennellate di genio. Pennellate che bombardano i pezzi come 8 mm sulle sabbie di Tobruk.
Ma come in tutte le opere di Lucius Etruscus, il lettore dovrà seguire questo moderno Teseo all'interno di labirinti in cui il flusso del sapere si rimescola a tal punto da render quasi impossibili rivelar origine dell'idee. E' come se vi fosse un organo parassita su cui organi sani riversassero il loro nettare esistenziale. Marlowe, capace di incarnare il ricercatore bibliofilo che è l'Etruscus stesso, sarà un ematico segugio in grado di stabilir l'esatto viscere donatore e il folle scienziato creatore della spettacolare opera. La Verità però non distilla solo dalle opere passate. La Verità è il più assassino degli esseri con l'improvviso rivelare la sua pluralità di voci.
Le mani di Madian è una vera partita a scacchi che l'autore compie con la nostra mente. Una partita portata a termine con pennellate di genio. Pennellate che bombardano i pezzi come 8 mm sulle sabbie di Tobruk.
Soundtrack Ideale: Charles Mingus - Mingus Ah Um
2 commenti:
Non posso che ringraziarti commosso per la lettura attenta e per le parole intense che mi dedichi. Stanare chicche non serve a niente se non ci sono lettori eccezionali come te che sanno apprezzarle ;-)
Sono io che ti ringrazio per l'azione di tempratura attuata dalla tua opera. Un alternarsi magico di sensazioni. Ilarità e tremenda angoscia che cullano come una balia dissociata ;)
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