sabato 26 luglio 2014

Daniela Barisone - Vae Victis



     Chicago 1929. Fiumi di alcool che scorrono celati come linfa sotterranea. Bordelli e burlesque che illuminano di luce propria le strade oscure della città. Strade in cui si aggirano i Nottambuli, sonnambuli incapaci di resistere ad una forza ignota che li richiama formando greggi sussurranti.
  In questa Chicago lussuriosa e onirica i detectives Dave Carter ed Erik Hangover cercano di contrastare il potere di Al Capone e i misteri collegati ai Nottambuli. Ma i due detectives dovranno prima placare le loro ossessioni. L'ossessione di Dave è un ragazzino la cui bellezza richiama come sirena perversa gli omosessuali della città ma il cui corpo può esser violato solo dal boss. Le visioni di Erik riguardano una donna quasi decollata in un bordello. Il suo corpo perfetto stravolgerà la sua mente in un vortice di allucinazioni, necrofilia e terrore.
  In questa Chicago regna un'entità malsana al cui confronto i gangster di "Scarface" sono semplici chierichetti.

     Prendete il James Ellroy più alienante, come Il grande nulla, aggiungete l'onirico William Hope Hodgson e una speziatura con l'ambiguità di Gore Vidal. Sbattete il tutto contro uno scoglio in maniera compulsiva. Quell'essere tentacolare che si innalzerà con un tic ancheggiante e vi osserverà dritto negli occhi ben rappresenta l'opera di Daniela Barisone. Vae Victis, edito da La Mela Avvelenata, inizia come un hard boiled crudo, sanguigno in cui i tutori della legge sono dei medium vibranti di emozioni, medium delle pulsioni più represse di un inconscio individuale che poi sfocia in un inconscio collettivo che assume le forme della bellezza medusea più ipnotica e seducente, più lugubre e orrorifica.



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