Chicago
1929. Fiumi di alcool che scorrono celati come linfa sotterranea.
Bordelli e burlesque che illuminano di luce propria le strade oscure
della città. Strade in cui si aggirano i Nottambuli, sonnambuli
incapaci di resistere ad una forza ignota che li richiama formando
greggi sussurranti.
In
questa Chicago lussuriosa e onirica i detectives Dave Carter ed Erik
Hangover cercano di contrastare il potere di Al Capone e i misteri
collegati ai Nottambuli. Ma i due detectives dovranno prima placare
le loro ossessioni. L'ossessione di Dave è un ragazzino la cui
bellezza richiama come sirena perversa gli omosessuali della città
ma il cui corpo può esser violato solo dal boss. Le visioni di Erik
riguardano una donna quasi decollata in un bordello. Il suo corpo
perfetto stravolgerà la sua mente in un vortice di allucinazioni,
necrofilia e terrore.
In
questa Chicago regna un'entità malsana al cui confronto i gangster
di "Scarface" sono semplici chierichetti.
Prendete
il James Ellroy più alienante, come Il
grande nulla, aggiungete
l'onirico
William
Hope Hodgson e una speziatura con l'ambiguità
di Gore Vidal. Sbattete il tutto contro uno scoglio in maniera
compulsiva. Quell'essere tentacolare che si innalzerà con un tic ancheggiante e vi osserverà dritto negli occhi ben
rappresenta l'opera di Daniela Barisone. Vae Victis, edito
da La
Mela
Avvelenata, inizia come un hard boiled crudo, sanguigno in cui i tutori della legge sono
dei medium vibranti di emozioni, medium delle pulsioni più represse di un inconscio individuale che poi sfocia in un inconscio
collettivo che assume le forme della bellezza medusea più ipnotica e
seducente, più lugubre e orrorifica.
Soundtrack Ideale: Macelleria Mobile Di Mezzanotte
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