mercoledì 28 gennaio 2015

Michael Moorcock - I.N.R.I.






  Karl Grogaver è all'interno della macchina del tempo. Una sfera piena di fluido lattigginoso. Ma Karl, più che fluttuare su tale liquido, risulta immerso e sommerso dalla sua ansia che lo divora come il più potente degli acidi. Il suo dubbio riguardo all'utilizzo di quella macchina risuona come un mantra. Un mantra capace quasi di far esplodere tale sfera e, contemporaneamente, di far implodere la sua mente nell'infinito universo della follia
Il viaggio raggiunge la meta. La Palestina del 29 d.C. Karl con il suo scarno aramaico riesce a comunicare con alcuni pastori che lo soccorrono. La sua richiesta incessante riguarda un uomo. Un uomo il cui nome è Gesù il Nazareno. Ma quel nome, marchiato a fuoco nelle menti di tutti noi, per loro è solo aria. Anche per Giovanni Battista, richiamato dai pastori, quel nome è muto e silente. Per lui racchiude molto più interesse quell'uomo. Un uomo giunto con una biga magica apparsa col rumore di un tuono e con il lampo di un fulmine...


  Flashback che trascinano il suo legame con Dio. Un legame che pare ossessivo come la religiosità di
popoli pagani occupati a temere e ringraziare una divinità gelosa, una divinità irosa più vicina all'Adonai dell'Antico Testamento che non a quello misericordioso dei Vangeli.  Ricordi di tutto ciò che plasma la vita di un uomo. La madre. Il padre. Il pensiero della Morte come unica fonte di stabilità. Ancora da accarezzare e mirare.
 Il suo rapporto con le donne. Il suo essere sempre inappropriato. Il suo non essere mai capace. E quella croce. Quella croce che appare in ogni luogo della sua vita come il ticchettare di un cuore. Un cuore parassita del suo sangue.
 Croci maestose, croci inquietanti. Croci che marciano come eserciti distruttori. Croci che appaiono come pietra tombale perdendo il loro riflesso escatologico.
 Un romanzo di formazione stroboscopico nella sua percussione mentale. Forte. Crudo.

SPOILER

 Quei branding mentali, fatti di visioni di amore e odio verso la fede, mi hanno ricordato "In cerca di mr goodbar", il bellissimo film di Richard Brooks, interpretato da una magistrale Diane Keaton, e tratto dal romanzo di Judith Rossner. Ma la decisione finale di Karl mi ha fatto pensare ad una bellisima opera del neorealismo italiano, "Il Cristo Proibito" di Malaparte con il magnifico Raf Vallone e quel Alain Cuny con il volto scavato e mistico come quello di Pierpaolo Pasolini. Il falegname santone interpretato da Cuny decide di innalzare la falsità affinché essa diventi la verità dell'altro, sacrificando in questo modo se stesso per salvare la vita di un delatore. L'annientamento del Karl di Moorcock, nel salire sul Golgota, è invece la speranza di dare un senso alla propria vita riscattando un percorso di egoismo e incoerenza, e permettendo in tal modo che quella menzogna continui a fagocitare, come un vaso canopi antropofago, l'anima dei giusti.



Soundtrack Ideale: Current93







2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Quando è uscito INRI è stato accompagnato da numerose polemiche-dopotutto Moorcock per anni non ha potuto nemmeno vendere i suoi libri in Inghilterra, una sorta di "ban" che è durato a lungo.

Ivano Satos ha detto...

INRI mi è piaciuto moltissimo. Magari è un'opera forte per un credente ma rispecchia quei giochi mentali che spesso vengono innescati dalla fede e da un'educazione castrante.