martedì 29 luglio 2014

"La Cosa" di John W. Campbell





    La spedizione antartica guidata dal comandante Garry effettua un controllo per verificare l'origine di un'influenza magnetica secondaria e meno potente rispetto al Polo Magnetico Sud. Gli scienziati invece di un grosso meteorite o di una montagna magnetica, come si sarebbero aspettati, scoprono un'astronave coperta dal ghiaccio lunga circa 85 metri e con un diametro di 15.
 Nei pressi di questa astronave trovano una "Cosa" imprigionata dal ghiaccio. Loro ritengono che sia uno dei passeggeri della nave spaziale sopraffatto da una tormenta di neve. Rimuovono il blocco di ghiaccio che ingloba la cosa e lo trasportano alla base.
 Ma ora che la "Cosa" è lì, nella base, sotto un telo cerato, ora che tutti hanno visto la sua inquietante forma e la sua terribile espressione, cosa devono fare? Lasciarla congelata e attendere o far aumentare lentamente la sua temperatura, al fine di non alterarne la struttura, per poi poterla studiare? Ma se ciò venisse fatto chi può esser certo delle conseguenze? Agenti patogeni liberati o addirittura la resurrezione della "Cosa" stessa!

   Se la razionalità è in grado di dissipare le paure e la cecità indotte dall'ignoranza le giustificazioni del biologo Blair non fanno che aumentare l'inquietudine dei suoi colleghi e del lettore,  trasformando la lettura in una veglia angosciante dove l'attesa non precede la tumulazione bensì la resurrezione di un male più grande e pericoloso dell'alieno stesso. La paranoia. Di questa è intriso il racconto. La paranoia che scaverà le menti razionali degli scienziati trasformandoli in una "Cosa" che risulta pari e indefinita come il mostro giunto dallo spazio.
 Ma questa "Cosa" in definitiva che cosa é?  E' un essere alieno che ha raggiunto un grado di evoluzione tale da renderlo in grado di contaminare qualsiasi organismo vivente attraverso le sue cellule. La contaminazione può avvenire in maniera multipla, la "Cosa" infatti può infettare più esseri viventi. In essi le cellule aliene andranno a sostituire le cellule della forma ospitante pur mantenendone le caratteristiche e i ricordi, restando sempre collegate alla "Cosa" origiaria.
  John W. Campbell con "La cosa da un altro mondo" crea un  racconto essenziale, nel senso più positivo possibile, l'autore non si scosta dallo stato di tensione febbrile così sapientemente creato per comporre descizioni e analisi che non farebbero altro che acquietare lo stato di veglia alterata indotta. Molti potrebbero obbiettare che il racconto risulta troppo breve bruciando quasi da solo ed un'idea originale viene, in un certo senso, sprecata ma questa è una delle caratteristiche di molte opere pulp degli anni '30 create per raccolte pulp. L'opera infatti è stata pubblicata per la prima volta nel 1938 dalla famosissima rivista "Astounding Science-Fiction".



Soundtrack Ideale: Thomas Köner - Daikan 

    L'opera di John W. Campbell ha dato origine a tre adattamenti cinematografici. Il primo e del 1951, La cosa di un'altro mondo (The Thing from Another World), in cui l'essere mostruoso perde, probabilmente per un'impossibile capacità rappresentativa a quei tempi, la sua tendenza biomimetizzante e diviene un essere veggetale antropomorfo ed ematofago in grado di riprodursi mediante semi.
 Questa variazione sul tema fa perdere decisamente la forza dell'opera originaria, ovvero la paranoia, che non riesce ad essere compensata dal collaborazionismo dello scienziato darwiniano che ritiene la "Cosa" una creatura ben più degna, a livello evolutivo, dell'uomo e quindi attuerà non poche opere di sabotaggio verso i tentativi di sopravvivenza dei altri ospiti della base.
La Cosa di John Carpenter del 1982 rispetta la capacità mutante della "Cosa". L'affinità con l'opera di John W. Campbell riguarda anche la forte induzione claustrofobia e paranoica, a ciò il regista aggiunge una forte componente gore che ha reso il film, secondo il Boston Globe, l'opera più spaventosa nella storia del cinema. Nel film l'alieno è gia stato liberato, in tutti i sensi, da un'altra spedizione quindi Carpenter non entra in competizione con l'adattamento del 1951.
 Questa competizione è giocata invece dall'adattamento del 2011 che rappresenta il prequel del film di Carpenter e, in un certo senso, colma quel vuoto che non poteva di certo esser riempito da "The Thing from Another World" che, come già detto, si discosta notevolmente dall'opera originaria.


 Ma l'ombra del film di Carpenter può essere molto oppressiva per le nuove creature che figliano dal capolavoro di John W. Campbell, ciò vale per il "The Thing" del 2011 ma anche per "Le Cose" di Peter Watts. Il racconto breve sfrutta il punto di vista della "Cosa" per dar origine ad una variazione sul tema. Lo potremme definire una sorta di diario di bordo, la nave sarebbe il povero essere ospitante, o meglio ancora un racconto di formazione del povero alieno giunto sulla terra, accolto da cattivoni e costretto ad adattarsi ad una nuova struttura vivente. La "Cosa" ha ispirato anche una serie di fumetti e un videogame abbastanza interessante.



Alcuni posters alternativi del film chiudono questo omaggio al libro di  John W. Campbell ed alle evoluzioni della sua creatura.



















4 commenti:

Obsidian M ha detto...

Non sapevo dell'esistenza de "Le Cose" di Peter Watts. Grazie per la dritta. Corro subito a recuperarlo.

Ivano Satos ha detto...

Prego, mi fa piacere di esserti stato utile e ti ringrazio per darmi l'occasione di approfondire il discorso sul racconto di Watts che forse ho un po' tralasciato nel post. La mia segnalazione è stata scarna poiché il giudizio sul racconto risulta influenzato da diversi fattori che ritengo troppo personali e poco obiettivi. Il pricipale è il nostro rapporto con l'opera di Campbell e, soprattutto, con quella di Carpenter. Altro fattore, secondo il mio parere, è che molte short story rendono di più se inserite in una raccolta, rivista o libro, poiché in caso contrario possono lasciare l'amaro in bocca al lettore. Avrei preferito leggere "Le Cose", ad esempio, su un Millemodi di Urania. Ti ringrazio ancora per aver commentato il post e ti auguro una slendida giornata

Obsidian M ha detto...

Diciamo che una short story inserita in una raccolta Urania ha forse più visibilità e di conseguenza più commerciabilità. Anche se poi bisogna fare i conti con la reperibilità.

Ivano Satos ha detto...

Per fortuna Urania sta cominciando a pubblicare anche in versione ebook, purtroppo ancora a fasi alterne, liberandoci dai pellegrinaggi in edicola o da future ricerche su ebay.