mercoledì 25 giugno 2014

La letteratura di genere, la sindrome del déjà vu e l'inconscio collettivo



     Un giorno, mentre leggevo Conan il barbaro di Howard ascoltando i Manowar, un amico mi ha chiesto "Ma che provi a legger quella roba?" al che io gli ho risposto "Quello che tu provi a legger Henry Miller" "Ovvero?""Vivo esperienze che non potrò mai vivere nella realtà." Ammetto di esser stato un po' stronzo nel far riferimento alla sua frustante vita sessuale ma la pazienza a volte ha un limite.
  Molti filosofi e poeti dell'800 hanno descritto il nostro desiderio di provar piacere come un qualcosa di infinito che contrasta con la nostra capacità di provar piacere che invece risulta limitata, finita. Noi potremmo dire che anche il nostro desiderio di avventura risulta limitato poiché esso deve scontrarsi con una realtà razionale che opprime questo desiderio esistenziale. Il lume della ragione ha estinto quei mostri e quelle creature che rendevano il buio, la notte e la natura selvaggia ricche di mistero e angoscia. La letteratura di genere colma tale vuoto. Questa forma di letteratura può esser considerata parente stretta del surrealismo. Essa plasma i nostri incubi, le nostre paure, i desideri e le speranze originando opere che riempiono il moderno senso di vuoto. La letteratura di genere è una macchina futurista in grado di amplificare l'inconscio collettivo dandogli forma. Innanzi a tale opera l'uomo si pone con l'innocenza del bambino per esser trasportato in un mondo sognato e temuto ma comunque amato.
  Purtroppo non tutti si pongono con tal innocenza. Del resto mio nonno eran due i proverbi che amava ripere. Uno era "Tira più un pelo di pube che un carro di buoi" mentre l'altro era "Tutto è puro per chi è puro tutto è sporco per chi è sporco". Vi sono infatti coloro che rappresentan l'antitesi dell'innocenza delli bimbi, ovvero gli intellettualoidi stitici.
Per tal esseri la lettura non è un lungo e ricercato piacevole amplesso, lo sfogliare le pagine o lo scorrer di esse non è un misto di desiderio di giunger al culmine e speranza che tal culmine non giunga. Loro restan lì. Tesi come strisce di brusaula. Nervosi. Tremolanti. Poiché loro non cercan l'amplesso, nell'amplesso devi pur dar qualcosa. Loro cercan l'autoerotismo. Ed esso giunge solo con la parola FINE. Arrivati a ciò loro son liberi di riversare la loro frustrazione di creatori mancati segnalando su blog, social net o amazon il loro pensiero malato. Loro leggon con penna rossa al guinzaglio nell'eterna ricerca di fili, connessioni, sfumature che possan rivelare come luminol su semenza biologica la traccia del peccato.

  Nel 1854 William Whewell teorizzò la possibilità della vita su Marte. Quando Olaf Stapledon scrisse Infinito nel 1930 qualcuno lo sbeffeggiò poiché H.G.Wells nel La guerra dei mondi aveva già trattato l'invasione aliena? O magari fecero ciò con tutti quegli autori che utilizzaron tale tema nel dopoguerra? Inconscio collettivo e sua amplificazione abbiamo detto. Gli elementi di terrore e paura, di inquietudine e angoscia per un equilibrio instabile ed una frontiera tra un presunto bene e un presunto male che risultava eccessivamente permeabile prendevan la forma di omini verdi sia nei libri che nei film. Archetipo contemporaneo e suo eterno ritorno nella narrativa.
  Stesso discorso può esser fatto nei confronti del nazismo. L'idea che il nazismo vero, non una massa di teste rasate cresciute come pitbull, possa esser sopravvissuto come una spora quiescente in Antartide, in Amazzonia, in una montagna del Tibet o su Marte rappresenta la paura che per quanti sforzi l'umanità possa fare quel germe demoniaco, di cui noi stessi siam portatori, non potremmo mai riuscire ad esorcizzarlo e in tal modo non potremo mai salvar né le nostre anime né quelle dei nostri figli.
  Di conseguenza risulta sterile e banale sia dal punto di vista creativo sia dal punto di vista culturale, inteso anche in senso psicanalitico, continuare in queste attività masturbatorie. La masturbazione 
intellettuale è piacevole solo per chi la compie mentre creare è un dono di beatitudine all'intera umanità.


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